Società / Il caso

Esclusi dalla discoteca di Andalo: «Ci hanno detto questa sera niente marocchini, ma siamo cittadini italiani con il biglietto»

La disavventura di 5 ragazzi delle Giudicarie: tutti con regolare prevendita e documenti, ma la security fa entrare solo quello di pelle bianca. Il titolare: «Non gestiamo noi i controlli. Ma non abbiamo mai escluso nessuno per motivi razziali»

ANDALO. «Ce lo hanno detto senza giri di parole: "Stasera i marocchini non entrano". All'inizio non volevo crederci, invece non c'è stato verso, in discoteca non siamo entrati».

Pochi giorni dopo il caso di un locale del meranese, dove due giovani di origine straniera erano stati respinti all'ingresso, una vicenda in tutto e per tutto simile arriva dall'altopiano della Paganella, dove un ventenne di origine nordafricana - nato e cresciuto in Trentino dove il padre è arrivato trentatré anni fa - ha raccontato di non aver potuto accedere alla serata organizzata da una discoteca della zona.

Tutto è accaduto nella serata dell'antivigilia di Natale, il 23 dicembre: «Eravamo in cinque», racconta il ventenne, che vive nelle Giudicarie: «Quattro ragazzi di origini marocchina e uno di origine rumena. L'unico che poi, alla fine, è riuscito a entrare».

Il perché, ha spiegato il ventenne, sarebbe stato spiegato dagli addetti alla security presenti all'ingresso unicamente dalla provenienza, o meglio dal colore della pelle dato che a rimanere bloccati all'ingresso sono stati solo i quattro ragazzi di origine nordafricana.

«Era la prima volta che io e i miei amici andavamo in quel locale, quindi anche la possibilità che non ci volessero per questioni legate a precedenti esperienze è da escludere. Ho pensato a tutte le possibili variabili per giustificare un comportamento del genere, ma non sono riuscito a darmi risposte».

Il gruppo di amici ha provato a chiedere lumi ai responsabili, ma gli addetti all'ingresso non hanno voluto sentire ragioni: «Già il fatto che ci abbiano chiesto i documenti all'ingresso ci aveva lasciati interdetti. Ho spiegato di essere cittadino italiano, mi hanno chiesto di dove fossi originario. E quando ci hanno detto che i marocchini non entravano, di fronte alle nostre richieste di spiegazioni ci hanno detto "Stasera è così e basta". Dopo che il nostro amico rumeno è entrato gli abbiamo chiesto di contattare qualcuno dei responsabili e dopo una lunga attesa una ragazza è uscita spiegando che per la serata era stata raggiunta la capienza massima. Noi avevamo acquistato i biglietti in prevendita e mentre aspettavamo continuavano ad entrare altre persone, tutte con il biglietto come noi».

I giovani ad un certo punto si sono spazientiti ed hanno chiamato le forze dell'ordine: «Anche perché davvero la situazione era surreale e gli animi rischiavano di scaldarsi. Noi volevamo solo capire perché non ci facessero entrare. Quando i carabinieri sono arrivati eravamo fuori dal locale da ormai due ore e a quel punto i responsabili hanno avuto gioco facile a ribadire che la capienza massima era stata raggiunta. I carabinieri ci hanno detto di decidere se sporgere querela o meno, non escludiamo di farlo nei prossimi giorni».

Il racconto del ventenne delle Giudicarie non è livoroso, più che altro incredulo: «Di fronte all'ennesima spiegazione legata alla capienza ci è stato addirittura detto che era impossibile che avessimo i biglietti acquistati in prevendita. Abbiamo chiesto di poter contattare chi ce li aveva venduti e anche lui non sapeva che cosa dire».

Alla fine i ragazzi se ne sono andati. Da parte sua, il titolare della discoteca ha spiegato di aver saputo della vicenda solo in un secondo momento, dato che giovedì sera non era presente nel locale: «Tutto quello che posso dire è che noi lavoriamo per tutti. Per quel che riguarda le procedure all'ingresso ci avvaliamo di società di security esterne, posso solo dire che si tratta di realtà serie che si affidano a chi conosce la gente della notte. Cercherò di approfondire meglio quanto accaduto ma posso solo dire che il nostro locale non ha mai escluso nessuno per motivi legati al razzismo».

comments powered by Disqus