Politica / Il caso

Caso Pruner, Kaswalder non si dimetterà finché non arriverà la sentenza definitiva della Cassazione

Il presidente del Consiglio provinciale resta al suo posto, nonostante due condanne e l’intimazione al risarcimento erariale: si spera nell’ultimo grado, che però potrebbe arrivare a fine legislatura

TRENTO. Il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder, ha annunciato l'intenzione di dimettersi dalla carica di presidente solo in caso di conferma delle sentenze dei primi due gradi di giudizio relative alla causa di lavoro con l'ex segretario particolare, Walter Pruner, da parte della Corte di Cassazione.

Lo riporta una nota. Durante l'incontro con la stampa, Kaswalder ha reso noti i risultati dei bilanci consuntivi annuali del Consiglio provinciale. A quanto riferito, nel 2021 il Consiglio ha registrato uscite per 8.890.000 euro e sono stati ancora conseguiti risparmi per 2,3 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali. Al termine del 2019 sono stati restituiti alla Provincia di Trento 3.165.

Il licenziamento di Walter Pruner dal Consiglio Provinciale era illegittimo: lo ha stabilito in primo grado il Tribunale di Trento, e in secondo anche la Corte d’Appello, sezione lavoro, che ha respinto con sentenza 12/2021 il ricorso promosso dal presidente Walter Kaswalder, ed ha confermato la sentenza di primo grado: Walter Pruner è stato licenziato arbitrariamente, ha diritto al risarcimento, alle mancate indennità, e il Consiglio Provinciale dovrà pagargli anche le spese legali. In tutto, circa 265 mila euro.

La prima sentenza, del giudice Giorgio Flaim, del Tribunale di Trento (sezione lavoro), aveva già dato ragione all’ex segretario particolare del presidente del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, che era stato inaspettamente messo alla porta da Kaswalder, con una lettera di poche righe il 2 maggio 2019 e la seguente motivazione: «venuto meno il rapporto di fiducia alla base del contratto», «in seguito ai dissensi intervenuti in questi ultimi mesi in ordine alle modalità e ai tempi di gestione della segreteria politica della mia mia Presidenza e a causa dell’impossibilità di addivenire ad una comune intesa riguardo all’organizzazione di tale attività».

In realtà, secondo Pruner, il licenziamento era dovuto alla partecipazione di Pruner al congresso del Patt.

Pruner, con cui Kaswalder aveva collaborato a lungo quando era consigliere provinciale del Patt, era stato assunto come segretario particolare il 7 dicembre 2018. Pochi mesi di lavoro, poi scaricato. Al figlio di uno dei padri fondatori del partito autonomista in Trentino, Enrico Pruner, il presidente del Consiglio provinciale, eletto con la lista Autonomisti Popolari dopo essere stato cacciato dal Patt nel 2017, aveva infatti rinfacciato di avere partecipato ad un congresso proprio del Patt, quello tenuto a Pergine il 23 marzo 2019.

Ogni tentativo di chiarimento cadde nel vuoto. A 58 anni, Walter Pruner da un giorno all’altro aveva dovuto lasciare l’ufficio del terzo piano di Palazzo Trentini, scegliendo poi di tutelarsi, attraverso l’avvocato Attilio Carta, davanti al giudice del lavoro, per contestare il licenziamento.

La sentenza del giudice Flaim, confermata dall’Appello con sentenza della Presidente Creazzo, dopo avere evidenziato «la genericità dei motivi» portati da Kaswalder a giustificazione del venir meno del rapporto di fiducia, rileva che «recedere ante tempus dal rapporto di lavoro a tempo determinato costituito con il proprio segretario particolare perché questi ha partecipato al congresso di un partito di opposizione, rispetto al quale il presidente conosceva le frequentazioni, integra il perseguimento di un motivo illecito in quanto diretto a impedire o comunque a limitare l’esercizio della libertà personale».

Che non è propriamente un’azione lusinghiera se messa in atto dalla massima autorità pubblica del Trentino, perché tale è il presidente del Consiglio provinciale.

Conclusione: licenziamento nullo «per motivo illecito». Kaswalder, in qualità di legale rappresentante del Consiglio provinciale (datore di lavoro), dovrà inoltre risarcire Pruner.

Ma Kaswalder non ci sta ed è ricorso all’ultio grado di Appello,m la Cassazione, chiedendo che le due sentenze precedenti siano riformate e annullate.

In parallelo, ancje la battaglia politica: già dopo la prima sentenza, le minoranze compatte avevano chiesto le dimissioni di Kaswalder da Presidente del Consiglio provinciale. Dopo il secondo giudizio, davanti al “danno erariale”, la richiesta acquistava ancora più forza. Con un motivo legale in più: Kaswalder, responsabile del licenziamento, aveva votato a favore del ricorso in Appello, sostenuto da Mara Dalzocchio (Lega Salvini). Per le opposizioni, in pieno «conflitto di interessi».

Kaswalder potrebbe lasciare l’incarico? Sì, dice oggi, ma solo se costretto dalla terza e definitiva sentenza. Che però potrebbe arrivare a legislatura quasi finita.

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