Provincia / Il caso

Rifugiati, in tre anni calati del 57%.  L’obiettivo è quello di concentrarli a Trento

Si è passati dai 1.261 profughi che risultavano ospitati al 21 ottobre 2018 ai 538 presenti al 9 dicembre 2021. Addio anche all'ospitalità diffusa: i Comuni che accolgono sono passati da 72 a 17

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. L'arrivo al governo della Provincia della Lega coincide con il crollo dell'accoglienza in Trentino dei richiedenti asilo, registrando un calo del 57% nei tre anni di legislatura. Si è passati, infatti, dai 1.261 profughi che risultavano ospitati sul territorio provinciale al 21 ottobre 2018 ai 538 presenti al 9 dicembre 2021. Ma il dato più eclatante riguarda l'avvenuto passaggio dal modello della cosiddetta "ospitalità diffusa" dei richiedenti asilo, distribuiti in piccoli numeri in alloggi e strutture individuate nelle varie valli del Trentino, che era stato incoraggiato dal centrosinistra, a quello della concentrazione nelle città e in particolare nel capoluogo.

Quando la giunta guidata da Ugo Rossi ha lasciato la guida della Provincia a Maurizio Fugatti i Comuni interessati dall'accoglienza erano infatti 72, mentre oggi sono solo 17 con un calo del 76% e complessivamente le persone ospitate nelle valli sono scese da 547 a 99, che vuol dire un -82%, contro una riduzione a Trento solo del 28% (da 551 a 399), mentre a Rovereto si è scesi da 163 a 40 (-75%). D'altronde la Provincia ha deciso di ridurre da 196 a 76 le strutture destinate all'accoglienza e delle 148 che aveva in affitto a questo scopo ne ha mantenute solo 24 (-84%).

Questi numeri sono riportati nella delibera con cui la giunta provinciale ha rinnovato anche per il 2022 la collaborazione con il Commissariato del governo, in virtù dell'accordo Stato-Regioni, per la gestione del sistema dell'accoglienza straordinaria dei migranti richiedenti protezione internazionale. Nel nuovo protocollo d'intesa siglato, la Provincia si è impegnata ad accogliere al massimo 600 richiedenti protezione internazionale, limite che era già stato posto quest'anno e che contribuisce a spiegare il calo di presenze, insieme alla minore pressione degli arrivi nel nostro Paese rispetto agli anni precedenti: ad agosto 2017 le persone accolte in Trentino erano 1.591 e ad agosto 2021 si era scesi a 496.

Questa tendenza però ora si sta invertendo, soprattutto a causa dei flussi via terra di migranti che provengono dalla rotta dei Balcani. Nel periodo settembre-novembre di quest'anno c'è stata una media di ingressi nelle strutture trentine di 36 persone contro 25 in uscita e la Provincia calcola che se dovesse continuare così anche nei primi mesi del 2022, a giugno dell'anno prossimo il tetto di 600 posti sarebbe già raggiunto. Nel protocollo siglato, la Provincia si impegna a inserire i nuovi richiedenti asilo (per i quali lo Stato paga fino a 33 euro al giorno a persona) «in via ordinaria nella residenza Adige», se donne o nuclei familiari. Mentre gli uomini saranno ospitati «nella residenza Brennero» l'ex hotel Agip.

Entrambe le strutture si trovano a Trento e negli obiettivi della Provincia dovrebbero restale le uniche dedicate all'accoglienza. La giunta provinciale specifica infatti di non aver rinunciato «compatibilmente con l'andamento dei flussi in entrata e uscita dal sistema dell'accoglienza» all'obiettivo di chiudere la residenza Fersina, trasferendo le persone nelle altre strutture con posti disponibile e «a mano a mano chiudere anche gli altri alloggi destinati all'accoglienza straordinaria, pianificando i trasferimenti delle persone da un alloggio a un altro al fine di ottimizzare l'uso dei posti».

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