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Contratto del pubblico impiego, Fugatti annuncia il via libera a 63,3 milioni di euro, ma degli arretrati si parlerà in assestamento

La vertenza riguarda 35 mila dipendenti (compresi quelli della sanità) che da quattro anni aspettano il rinnovo. Mano tesa della giunta, sotto l’Aula il presidio sindacale con castegne e bevande calde, e le sigle confermano la vertenza

TRENTO. Per il rinnovo dei contratti pubblici «vi è la disponibilità della Giunta a prevedere le risorse sul triennio 2019-2021 anziché sul triennio successivo; risorse che possono andare subito nella disponibilità dei dipendenti pubblici, ragione per cui è francamente inspiegabile tenerle ulteriormente bloccate nelle casse pubbliche». Schiarita sul contratto di 35.000 persone tra sanità, scuola, formazione professionale, uffici provinciali, gli ultimi in Italia a non avere il rinnovo del contratto precedente scaduto da 4 anni.

Lo ha detto in Consiglio provinciale il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, aprendo la discussione sulla manovra finanziaria 2022. «Questa può essere l'occasione per costruire un nuovo modello di relazioni innestando nella Pubblica Amministrazione trentina le innovazioni che la società si aspetta da chi lavora a servizio del cittadino. Per questo - ha continuato, non ho compreso le strumentalizzazioni che da molte parti sono arrivate al solo fine di creare una contrapposizione che non c'è, e che nessuno vuole, tra dipendenti pubblici e dipendenti del privato», ha aggiunto.

Per il rinnovo «la manovra finalizza 63,3 milioni di euro a regime a decorrere dal 2022, a cui va ad aggiungersi l'indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2022-2024. Per quanto riguarda il riconoscimento degli arretrati del triennio 2019-2021 la Giunta provinciale, tenuto conto dell'impossibilità di farvi fronte in sede di bilancio preventivo, si dichiara disponibile ad affrontare la tematica, inserendo le risorse necessarie, in sede di assestamento del bilancio 2022. Inoltre, fin da subito, con un emendamento a questa legge di bilancio, verranno garantite risorse straordinarie a favore del personale sanitario trentino, ancora fortemente impegnato a causa della pandemia. La Giunta provinciale - ha detto ancora Fugatti - si rende disponibile a dare mandato all'Apran di predisporre un accordo per mettere a disposizione, con decorrenza immediata, tali risorse».

Accolto, come tutti i consiglieri dell’Aula, da un sit-in a base di castagne e bevande calde sotto il portico della Regione organizzato dai sindacati, Fugatti ha mostrato una mano tesa. 

Ma basterà? 

Il no dei sindacati: la mobilitazione continua

“Una manovra non soddisfacente che non contiene misure adeguate a fronteggiare le sfide che attendono il Trentino e non risponde alle richieste del mondo del lavoro pubblico e privato che l’inasprirsi della pandemia potrebbe colpire nuovamente. Come sindacati abbiamo avanzato proposte concrete e addirittura abbiamo chiesto di poter dialogare per definire insieme le priorità per la ripresa. Ma la Giunta continua a negare il confronto su partite fondamentali per il Trentino come gli investimenti previsti dal Pnrr e le riforme per il futuro dell'Autonomia”.

Cgil Cisl Uil bocciano la manovra. La ragione è semplice: non contiene misure efficaci per traghettare il Trentino oltre questa fase di pandemia, né a consolidare in modo strutturale la crescita economica. “Ancora una volta mancano le riforme, o peggio si spacciano per riforme niente di più che piccoli aggiustamenti - dicono i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – mentre il presidente Fugatti a parole loda i lavoratori della pubblica amministrazione ma nei fatti non rispetta i patti per il rinnovo dei contratti e assume impegni troppo vaghi su scuola, enti locali e sanità, sia per i lavoratori che per il rafforzamento dei servizi”.

Per Cgil Cisl Uil il caso della sanità è quello più emblematico. “La pandemia ha messo a nudo tutte le criticità della sanità trentina e di fronte ad una popolazione con sempre più anziana si spaccia per riforma una riorganizzazione su cui si investe solo lo 0,03% del bilancio dell’Azienda sanitaria. Solo briciole, mentre restano senza risposte questioni come la medicina territoriale, la prevenzione, l’integrazione socio-sanitaria”, incalzano i tre segretari che ricordano come già il sistema sia in grave affanno a causa della carenza di medici, degli scarsi investimenti sul personale che portano anche alla chiusura di reparti ospedalieri. Nessun passo avanti nemmeno sull’assetto istituzionale: “Dopo tre anni, si annuncia una riforma prive di un contorno chiaro per comuni e comunità di valle. Anzi si rischia solo di aumentare la frammentazione delle autonomie locali, disegnando un sistema in cui tutti possono fare tutto e dunque favorendo il rischio paralisi”.

La manovra non compie passi avanti nemmeno sulle politiche del lavoro e per le famiglie che di fatto si appoggiano in gran parte sulle risorse europee. “Di fronte alle sfide che riguarderanno il mondo del lavoro, con la transizione digitale e la rivoluzione ecologica, la Provincia replica gli stanziamenti del passato sui lavori socialmente utili indispensabile per le persone più deboli, rimanda la definizioni di maggiori condizionalità per chi riceve sussidi economici, annuncia misure spot per le famiglie di cui beneficeranno forse 70-80 nuclei familiari, non aiuta giovani e famiglie sul lato della casa e degli affitti, non stanzia un euro per potenziare i centri per l’impiego e l’incontro domanda/offerta di lavoro”.

Resta, infine, una priorità quella di presidiare le politiche industriali e per la sostenibilità dello sviluppo. “Il Trentino e le sue imprese debbono tornare ad investire puntando sulla sostenibilità. Se il Trentino si è dato un piano per arrivare ad uno sviluppo realmente compatibile con l’ambiente, è però ora di trovare risorse certe per sostenerlo. Invece gli investimenti su idrogeno, manutenzione del territorio contro il dissesto idrogeologico c’è ancora troppo poco, mentre gli impatti del cambiamento climatico rischiano di colpire di più proprio le terre alpine e le vocazioni agricole e turistiche. Anche nell’industria serve investire sull’innovazione del tessuto produttivo, anche attraendo sul nostro territorio nuove imprese, in grado di attrarre anche capitale umano qualificato. Ma per farlo bisognerà attendere le risorse dell’assestamento di bilancio”.

 

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