Lavoro / Il caso

In nove mesi occupazione a +11%, in Trentino la ripresa va (ma aumentano solo i contratti a chiamata)

L’analisi del Centro Studi di Agenzia del Lavoro: aumenta l’occupazione ma quella a tempo indeterminato cala del 10%, boom di «contratti a chiamata», allarme dei sindacati

TRENTO. Continua la ripresa dell'occupazione in Trentino. A settembre, le assunzioni sono aumentate del 6,4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, per un totale di 1.656 nuove attivazioni. Nel confronto con i nove mesi del 2020, le assunzioni delle imprese trentine crescono di 12.402 unità e del +11,6% (a 119.097).

E' quanto emerge - riporta una nota - dall'aggiornamento mensile sul mercato del lavoro elaborato dall'ufficio studi di Agenzia del lavoro di Trento.

I dati relativi ai primi nove mesi dell'anno mostrano un andamento positivo, ma inferiore dell'1,5% rispetto al 2019, con 1.815 assunzioni in meno.

Le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono in calo del 10,2% rispetto alla fase pre-pandemia. La domanda di lavoro aumenta nel secondario (4.032 assunzioni per un +32,2%) e nel terziario (+15,1%, per 10.167 assunzioni), mentre cala in agricoltura (-6,7%, per 1.797 assunzioni).

Rispetto all'anno scorso, è positivo anche il saldo occupazionale: tra gennaio e settembre si sono registrate 119.067 assunzioni a fronte di 97.197 chiusure del rapporto di lavoro.

Nello stesso periodo del 2020 le maggiori entrate erano state pari a 1.609 e quindi rispetto a un anno prima si contano 20.291 posizioni lavorative in più.

Il miglioramento del saldo, oltre all'aumento delle assunzioni, si deve anche al fatto che le cessazioni lavorative nei primi nove mesi del 2021 sono calate di 7.889 unità per un -7,5%. L'88,2% delle nuove attivazioni riguardano contratti a termine, il restante 11,8% quello indeterminato. Si registra un amento del 31% di contratti in somministrazione e del 10,5% di quelli a tempo determinato rispetto al 2020, e con un vero e proprio boom del contratto più flessibile, quello a chiamata, sia rispetto al 2020 (+2,1%) sia rispetto al 2019 (+6,3%).

«Una delle priorità delle politiche del lavoro trentine deve essere proprio quella di ridurre la precarietà», commentano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi, di Cgil, Cisl e Uil del Trentino.

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