Molveno / La storia

Il terreno venduto dal Comune, l'usucapione, la causa, l'orto delle discordie: dopo 30 anni la sentenza

L’amministrazione di Molveno ha perso la causa fra ricorsi, appelli, annullamenti e liti: adesso dovrà fare un’asta pubblica «regolare»

di Mariano Marinolli

MOLVENO. Ci sono voluti quasi 30 anni, ma il Consiglio di Stato ha messo la parola fine a una vicenda che si trascina nelle aule della giustizia civile e di quella amministrativa dal lontano 1992, condannando il Comune di Molveno al pagamento delle spese di giudizio e alle spese legali della controparte.

Fu proprio nel 1992 che Silvio Girardi e la moglie, residenti a Molveno, avviarono un procedimento civile per subentrare, per diritto di usucapione, alla proprietà di un terreno comunale di 264 mq in località Ischia (nella foto). Tre anni dopo, i fratelli Hermann e Ivan Franchi, manifestarono al Comune di Molveno il loro interesse all'acquisto del terreno medesimo confinante alla loro proprietà, ma tutto rimase fermo in attesa della sentenza della Cassazione relativa alla richiesta di Girardi.

E così nel 2011, a seguito del procedimento giudiziario iniziato in tribunale a Trento nel 1992 e cassato dopo ricorsi e controricorsi dalla suprema Corte il 21 marzo dello stesso anno, fu respinta la domanda di Silvio Girardi per il riconoscimento dell'usucapione.

Girardi, infatti, da più di vent'anni aveva trasformato quel terreno in un orto che coltivava personalmente e nel quale vi costruì pure un pollaio.

La vicenda proseguì quando, nel novembre del 2013, l'amministrazione comunale deliberò la vendita diretta del terreno a Girardi, ma i fratelli Franchi ricorsero contro la transazione privata deliberata della giunta comunale. A sua volta, la giunta integrò la deliberazione precedente approvando la perizia di stima del terreno e respinse il ricorso dei Franchi ribadendo la volontà di cedere la sua proprietà immobiliare a trattativa privata e stipulando l'atto di cessione.I due fratelli, allora, impugnarono le delibere della giunta dinanzi al Tar di Trento, rappresentati dall'avvocato Tarcisio Morotti di Mezzolombardo, e nella sentenza emessa nel 2014 il Comune di Molveno fu sconfitto sonoramente poiché l'amministrazione comunale deve attenersi ai principi di imparzialità, trasparenza ed efficacia, procedendo sempre con un confronto concorrenziale tra i potenziali interessati ed escludendo la possibilità di ricorrere alla trattativa diretta.

Fu quindi decretata l'illegittimità del contratto di compravendita tra il Comune e Girardi poiché solo attraverso un'asta pubblica poteva avvenire l'alienazione di quel terreno. Ma il sindaco dell'epoca, Ruggero Franchi, non si diede per vinto e impugnò la sentenza del Tar affidando agli avvocati Marco Dallafior, Andrea Lorenzi e Paolo Stella Richter – dei prìncipi del Foro – il ricorso al Consiglio di Stato

. L'avvocato Tarcisio Morotti, invece, fu nuovamente chiamato dai fratelli Hermann e Ivan Franchi in loro difesa.Dopo quasi trent'anni la vicenda, finalmente, si esaurisce con la sentenza del Consiglio di Stato, notificata nelle giornate scorse, che condanna nuovamente il Comune di Molveno per le stesse ragioni contenute nella sentenza del Tar: il contratto di transazione, stipulato tra Comune e Silvio Girardi, non rientra tra i procedimenti di legge riguardo la scelta del contraente.

In definitiva, il Comune di Molveno dovrà bandire un'asta pubblica per la vendita del terreno in questione ma intanto sono trascorsi trent'anni tra marche da bollo, spese legali e spese di giudizio che si potevano benissimo risparmiare se l'asta fosse stata eseguita nei tempi e nei modi dovuti.

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