Ricerca / Frutta

Quel mirtillo che vale quasi un milione: il colpo della Fondazione Mach

Un grosso produttore ha acquistato il brevetto delle varietà sviluppate dalla ricerca ventennale fatta a Vigalzano nel centro coordinato da Lara Giongo. Sono coltivate nei Paesi del Sud Europa

di Domenico Sartori

SAN MICHELE ALL'ADIGE. Quanto può valere un mirtillo? Ecco, se qualcuno avesse dei dubbi sulle ricadute della ricerca e dell'innovazione, farebbe bene a partire proprio da qui, dal gustoso e salutare mirtillo (per gli effetti benefici di antociani, vitamine e antiossidanti), girando la domanda alla Fondazione Mach (Fem) di San Michele all'Adige. La risposta sta in una cifra: 856 mila euro. Per dire, in sostanza, che la ricerca "rende" e che investirvi è strategico. Da dove arrivano questi soldi? Tecnicamente, si chiama "diritto di privativa varietale del selezionatore". Ed in questo caso il selezionatore, che va all'incasso, è la stessa Fem. Royalties, quindi. Un quantum per ogni piantina acquistata (2 euro) che va all'"inventore", cioè a Fem. La buona notizia, vale a dire la prima tranche delle royalties, è stata "accreditata" nei giorni scorsi.

Il contratto è coperto da clausole di riservatezza. Certo è che si tratta di diritti per sei varietà di mirtillo acquistate da un grosso coltivatore che le mette in produzione nei Paesi del Sud Europa. Le varietà di mirtillo registrate da Fem sono Gaia, Maia, Perla, Musa, Abundia e Creativa. E sono adatte alla coltivazione nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Oltre 400 mila piantine e 856 mila euro in entrata a bilancio. Mario Pezzotti, il genetista da pochi mesi direttore del Cri, il Centro ricerca e innovazione di Fem, spiega che i risultati di oggi vengono da lontano.

Da quando, anno 2003, la biologa Lara Giongo ha preso in mano, nel centro sperimentale di Vigalzano, l'attività di breeding (incrocio e selezione di varietà vegetali per ottenerne di nuove, con caratteristiche diverse), con il progetto InterBerry finanziato dalla Provincia e con il coinvolgimento della Cooperativa Sant'Orsola. Che, di suo, ha molto lavorato sul breeding del lampone, "inventando" varietà oggi coltivate nel mondo. L'unità di ricerca su genetica e miglioramento genetico dei piccoli frutti è una delle 22 che fanno capo al Cri della Fondazione Mach, che conta 245 addetti (150 tra ricercatori, tecnologi, tecnici, amministrative e una ottantina di dottorandi). Piccola unità, quattro-cinque ricercatori al fianco di Lara Giongo, ma grandi risultati.

«Dal 2023 ad oggi, sui piccoli frutti» spiega Pezzotti «si sono raccolti 1,25 milioni di finanziamenti extra accordo di programma (i contributi della Provincia, ndr) «e oggi si raccolgono i frutti di un lavoro di anni». Nel 2014, un salto di qualità. È l'anno in cui a Vigalzano viene realizzata la nuova serra high tech. «L'idea iniziale» ricorda Pezzotti «era di capire le potenzialità del germoplasma, per portare alla coltivazione intensiva specie naturali e selvatiche, considerandone, nella fase di domesticazione, tutti gli aspetti: nutrizionali, potenzialità qualitative e produttive, anche per la persistenza nel post-raccolta».

Nel 2010, i primi incroci. «C'è una collaborazione anche con Sant'Orsola e Melinda» dice il direttore del Cri. Nel 2014, la manifestazione di interesse da parte del grosso produttore estero. Che arriva a Vigalzano, valuta potenzialmente interessanti le "piante madri" di mirtillo prodotte da Fem. E decide di testarle nei campi del Sud, su più anni. Affare fatto. L'acquisto avviene da un grosso vivaista dell'Emilia Romagna cui Fem ha fornito le "piante madri". E per ogni piantina ceduta all'acquirente, i 2 euro di royalties. Ovviamente, se in futuro saranno ordinate dall'estero altre piante, ci sarà un ulteriore beneficio per il bilancio di Fem, che soffre per i tagli dei contributi alla ricerca decisi dalla Provincia.

Perché non vivaisti trentini? «Servono vivaisti specializzati, che danno garanzie di esenzione da virus, con le relative certificazione fitosanitarie» risponde Pezzotti. Che fine faranno questi 856 mila euro? «Il mio auspicio» dice Pezzotti «è che ci sia, in parte, anche un riconoscimento per i ricercatori che hanno prodotto le varietà. Un segnale che vale come incentivo a dare il meglio per tutti i ricercatori di Fem».

comments powered by Disqus