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Cassa Centrale Banca cambia lo statuto: meno poteri all’amministratore delegato, ecco perché

Due modifiche sostanziali approvate dal consiglio di amministrazione (in scadenza): maggior controllo del presidente, e innalzamento del quorum necessario per fusioni e trasferimento della sede legale

di Domenico Sartori

TRENTO. Mettere mano allo statuto di un'azienda è come mettere mano alla sua "carta costituzionale": un passaggio importante. Tanto più se le modifiche introdotte puntano dritte al cuore della governance. È quanto si appresta a fare Cassa Centrale Banca, il gruppo nazionale del credito cooperativo che rientra, per attivi, tra le prime dieci banche del Paese.

Si tratta, in particolare, di intervenire sul ruolo chiave dell'amministratore delegato, carica oggi ricoperta da Mario Sartori. Le modificazioni statutarie, che dovranno essere approvate in una prossima assemblea straordinaria, sono finalizzate al rafforzamento del ruolo del presidente e del consiglio di amministrazione che rappresenta le Bcc azioniste e gli altri soci. Va infatti ricordato che nel capitale sociale del Gruppo Ccb sono rappresentati non solo Bcc, Casse Rurali e Casse Raiffeisen, ma anche altri soggetti. Il più importante, per peso azionario, è il Fondo Comune delle Casse Rurali trentine (che, oggi, dopo la corsa alle fusioni degli ultimi anni, sono ridotte a 14).

Ma tra gli azionisti di Ccb si sono anche Dz Bank, la Federazione trentina della cooperazione, Promocoop, il consorzio del consumo Sait e il Concast Trentingrana, Cavit, Melinda, il Consorzio Lavoro Ambiente e Consolida. E tra i soci privilegiati vi sono pure la Camera di commercio di Trento, Mediocredito Trentino Alto Adige e la Provincia autonoma di Trento.

La proposta del nuovo statuto è stata approvata dal cda nella seduta del 23 settembre. Il vertice è a fine mandato: il presidente Giorgio Fracalossi, il vicepresidente vicario, Carlo Antiga, l'amministratore delegato, Mario Sartori, e tutti gli altri membri del board. Il primo cda dopo che, in seguito alla riforma del credito cooperativo, Cassa Centrale è stata autorizzata a costituire il Gruppo nazionale, dall'1 gennaio 2019. Il nuovo statuto serve quindi a fissare le regole per il futuro consiglio di amministrazione.

Che cosa cambia? Due i passaggi rilevanti. Quello sul ruolo dell'amministratore delegato segna una svolta. Oggi, l'amministratore delegato detiene i veri poteri, tanto che il presidente, nello stabilire l'ordine del giorno del cda, deve tenere conto «anche delle proposte di delibera formulate dall'amministratore delegato o dal comitato esecutivo». Ed allo stesso amministratore delegato il consiglio di amministrazione, per lo statuto attuale, «delega la gestione corrente della società».

Qui sta la prima, importante novità: se oggi l'amministratore delegato è una figura obbligatoria e dotata di ampi poteri, un domani sarà una figura facoltativa. Il cda, infatti, secondo la nuova formulazione dell'articolo 34, primo comma, «può nominare tra i propri componenti un amministratore delegato, mediante conferimento al medesimo di alcune attribuzioni e poteri del consiglio di amministrazione». E lo stesso cda dovrà nominare direttamente il direttore generale (ed eventuali condirettori), senza passare per il parere dell'amministratore delegato, come avviene oggi.

Sostanziale la seconda modifica: le delibere relative a operazioni di fusione, scissione, trasformazione e trasferimento della sede legale, amministrativa e della direzione generale della società, dovranno avere il voto favorevole di almeno il 70% del capitale sociale in assemblea straordinaria («anche in convocazione successive alla prima»). Un quorum dunque rafforzato rispetto a quello attuale. In concreto, con il nuovo statuto viene rafforzata la possibilità di mantenere a Trento, dove è nato, la sede del Gruppo Cassa Centrale Banca.
 

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