Commercio / Il caso

Mercatone Uno, spunta l’acquirente cinese, possibile sbarco di Max Factory

Allarme dei sindacati: possibile riapertura con il nuovo marchio, ma assunzione solo di metà dipendenti per il colosso orientale con 8 punti vendita nazionali e 160 addetti

di Chiara Zomer

SAN MICHELE ALL’ADIGE. Sulle ceneri di Mercatone Uno cresce l’impero cinese di Max Factory in tutt’Italia: la proposta di acquisto presentata alla procedura da parte della A & V Srl, società del gruppo, va ampiamente oltre i confini di San Michele, dove Mercatone Uno ha lasciato lo stabile che un tempo fu un florido negozio capace di dare lavoro a quasi 30 persone: in tutto sono 8 i punti vendita di cui si discuterà, a partire da oggi, quando è in programma il primo confronto con i sindacati. E di cose da discutere ce ne saranno parecchie, a partire dalle condizioni per i lavoratori. Perché a San Michele come negli altri punti vendita, lo schema è il medesimo: A & V propone di assumere poco più della metà dei dipendenti iin carico alla procedura, ma con contratti part time.

Da qui la reazione dei sindacati: «L’auspicio è che venga migliorata l'offerta in termini occupazionali e reddituali, perché questa non è dignitosa» commentava ieri Francesca Delai, Cgil, mentre il collega Fabio Bertolissi (Fisascat Cisl) ammette che «quando sei in mezzo al guado e qualcuno ti lancia una corda, spesso lo fa alle proprie condizioni».

Non serviva questa operazione per dare la misura di quanto l’imprenditoria cinese sia presente nel nostro paese e abbia capitali da investire per espandere il proprio business.

La A&V Srl, per dare qualche numero, in Italia ha 8 punti vendita e 160 dipendenti (erano 68 nel 2019). Nonostante la flessione in termini di fatturato (-26,6%), per via del Covid nel 2020, ha chiuso il bilancio l’anno sorso con un giro d’affari di 10,2 milioni. È in espansione e si guarda attorno. Gli occhi su Mercatone Uno e le macerie che l’azienda si era lasciata alle spalle, il gruppo cinese li aveva già messi altrove. Sui negozi rimasti in carico alla procedura dopo il fallimento di Shernon holding è aperta al Mise una procedura competitiva, per la cessione dei diversi rami d’azienda.

Ora la A&V si è inserita in questo contesto, presentando offerta per 8 punti vendita: San Michele, Crevoladossa, Madignano, ma anche Catena, Surano, Mesola, Romagnano Sesia e Rottofreno. Per tutti, la società propone l’acquisto del ramo d’azienda per aprire punti vendita sotto il marchio Max Factory. E offre uno spiraglio per i lavoratori rimasti a casa, che sono ancora parecchi e che dal 23 novembre prossimo saranno anche senza cassa integrazione. Insomma la proposta, arrivata quando non ci si aspettava ormai più di vedere all’orizzonte un possibile acquirente, potrebbe essere salutata con fiducia. Ma i sindacati - e con loro i lavoratori - nella vicenda Mercatone Uno sono rimasti scottati troppe volte. Quindi accanto al sollievo in queste ore c’è perplessità.

A preoccupare è il tipo di impegni occupazionali che l’azienda intende prendersi. Siamo lontani dalla piena occupazione, che era il criterio indicato nel bando del Mise: a San Michele si parla di assumere 10 persone sulle 17 ancora in carico alla procedura, con contratto part time. E le proporzioni sono le medesime per tutti gli altri punti vendita che A&V si candida ad acquisire. «Domani (oggi, ndr) si terrà l’esame congiunto tra le parti sociali - spiega Bertolissi - i sindacati chiederanno certamente maggiori impegni rispetto al personale».

Sulla stessa linea la collega Delai: «Quel che auspichiamo è di poter migliorare l'offerta in termini occupazionali e reddituali, la proposta attuale non è dignitosa per lavoratori che sono in condizioni difficili da troppo tempo». La trattativa si sposta a Roma. Da una parte il Dragone che investe, dall’altra i lavoratori ancora senza prospettive.

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