Teppismo / Vergogna

Halloween, vandali scatenati a Mezzano: distrutte le zucche nei giardini, poi svastiche e scritte omofobe contro i gay

Gravissimo atto di stampo fascista, che va molto oltre la ragazzata, nel centro del paese: la notte di festa degenera in un vero raid, filmati delle telecamere al vaglio della Polizia Locale

di Andrea Orsolin

PRIMIERO. Halloween da paura, in tutti i sensi, tra le vie del paese di Mezzano. La notte tra domenica e lunedì non si è, purtroppo, limitata al classico "dolcetto o scherzetto?" oppure ai travestimenti tipici della festa con zucche, scheletri e mostri. Qualcuno ha deciso di andare oltre al legittimo piacere della compagnia e dell'avventura, distruggendo alcune decorazioni allestite all'esterno delle case e, cosa forse più grave per il messaggio che sta dietro a certi gesti, realizzando svastiche con la legna e dipingendo slogan omofobi.

Non è certo sapere se chi ha compiuto questi atti conosca davvero il significato del simbolo nazista e tutto quello che esso evoca, ma noi, senza timore di sbagliare, immaginiamo che gli autori del misfatto non ne abbiamo la completa conoscenza.

Una provocazione di cattivo gusto, presto rimossa, che non fa certo onore ai ben più onorevoli allestimenti realizzati nel centro storico con la legna, in tema.

Le scritte riguardano invece i messaggi omofobi sparsi per Mezzano, che vanno dal "No gay" al "No recchioni". Dolorosa anche la distruzione delle classiche decorazioni di Halloween con le zucche intagliate e i lumini al loro interno, per il lavoro e l'impegno messo dalle famiglie che le hanno scolpite e le hanno viste ieri mattina ridotte in pezzi.

Gli autori dei danneggiamenti e dei poco edificanti esempi d'arte moderna non sono stati ancora individuati ma, come dichiarato dal comandante della Polizia locale di Primiero Vanni Iagher,  saranno visionate le telecamere dell'impianto di videosorveglianza di Mezzano.

L'obiettivo è quello di identificare chi ha commesso questi brutti scherzi nella notte di Halloween. Più che per infliggere loro una punizione, per ricordare il dolore che richiamano i messaggi lanciati.

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