Leggi / La protesta

Bocciatura del ddl Zan, il movimento per i diritti scenderà in piazza anche a Trento il 2 novembre

C’è rabbia e frustrazione, ma «la lotta continua» dicono le sigle, da ArciGay a Famiglie Arcobaleno: «Una brutta pagina per l’Italia, ma il Paese è molto più avanti della politica»

TRENTO. Tranquilli: la battaglia per i diritti proseguirà, assicura la comunità Lgbt. La bocciatura del disegno di legge Zan che si proponeva di combattere omofobia e omotransfobia non chiude il discorso: da qui si riparte con più forza per far capire alla società che si tratta di una battaglia giusta, combattuta per la maggioranza delle persone, non per una minoranza. E, per cominciare, l'appuntamento è stato fissato presso la sede dell'Arci per organizzare la mobilitazione di piazza del 2 novembre alle ore 18 a Trento.

«Certo, c'è rabbia e frustrazione, dopo almeno 2 anni di attività a supporto di questa proposta di legge», ammette Giuseppe Lo Presti, referente per il Trentino Alto Adige dell'associazione Famiglie Arcobaleno. «La cosa più brutta è di non poter vedere in faccia chi si è preso la responsabilità della bocciatura. Il voto segreto ha nascosto il viso di chi ha negato i diritti minimi che il disegno di legge voleva assicurare. Un nemico che ti guarda in faccia è preferibile a chi le cose le dice alle tue spalle. E il rifiuto è aggravato dal fatto che non colpisce soltanto la comunità Lgbt ma anche le persone con disabilità. Nel disegno di legge si parlava anche dell'aggravio di pena per chi commette reati contro le donne; di misoginia. Stiamo parlando quindi della maggioranza della popolazione. Noi ci mettiamo la faccia per esprimere il desiderio di cittadinanza in Italia, un diritto che spesso è negato. Perché la costituzione ci vorrebbe uguali ma uguali, nella realtà, non siamo».

Ora, prosegue Lo Presti, «penso si debba ricominciare da capo, spiegando i motivi della nostra battaglia alla società distratta da tutte le falsità che sono state dette. Ogni anno vengono commessi centinaia di reati contro le persone Lgbt, decine di persone si suicidano perché non accettate e centinaia vengono mandate via di casa. Questioni sotto gli occhi di tutti ma evidentemente non siamo riusciti a convincere chi stava in Parlamento. Hanno vinto le fake news, purtroppo; il movimento deve ricominciare dunque a "fare cultura" su questo argomento. Da anni chiediamo il riconoscimento dei figli alla nascita dentro le famiglie arcobaleno, ma al momento non è ancora legalmente effettivo ciò che nella pratica già esiste. Noi siamo genitori ma lo Stato ne riconosce solo uno. E questi figli sono sempre in bilico perché non si vedono riconoscere il diritto di avere due genitori, com'è peraltro nella realtà».

Il voto contro. Le reazioni da stadio. Davvero «una brutta pagina per il nostro Paese», sospira Shamar Droghetti, presidente di Arcigay Trentino. «Ma il Paese reale è molto più avanti. Schierarsi contro i diritti fondamentali non è politica. C'è un gran bisogno di trattare questi temi, e il testo era già il frutto di una mediazione all'interno della Camera dei deputati. Non era possibile concedere di più; non si poteva togliere l'identità di genere dal disegno di legge. Perché non si può lasciare indietro nessuno».

Ma la lotta prosegue. «Abbiamo indetto la mobilitazione di piazza del 2 novembre». E stanno pervenendo un sacco di adesioni, rivela Droghetti. Sono molte, infatti, le organizzazioni trentine firmatarie del comunicato in forma di lettera aperta ai senatori e alle senatrici che hanno bocciato il ddl Zan. «Lo avete fatto a scapito dei nostri corpi e delle nostre famiglie, come accadde durante il dibattito per la legge sulle unioni civili», vi è scritto.

«Pensavate di colpire la fantomatica "lobby gay", ma di fatto avete colpito tutte quelle persone che voi considerate minoranza, ma che minoranza non sono». Oggi, prosegue il documento, « moltissime persone si sentono tradite, scoraggiate, umiliate», ma non è finita qui perché «noi siamo e saremo come sempre più tenaci di voi» e «continueremo a testa alta a vigilare contro ogni forma di discriminazione e a tenere alta l'attenzione sui diritti civili, mettendoci la faccia tutti i giorni». Il comunicato è firmato da Agedo, Anpi, Arci, Arcigay, Collettivo transfemminista queer, Famiglie Arcobaleno, I Sentinelli, Laici Trentini per i Diritti Civili, Lila, Non Una di Meno, Rete degli studenti medi di Trento, Rete Elgbtqi* e Udu Trento.

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