Covid / Il caso

Sospesi i no-vax, le case di riposo trentine temono tensioni, ma per ora il sistema regge

Sono 61 i sanitari (soprattutto Oss) a cui è stata inviata la lettera venerdì «ma poi ce ne saranno altri, non è finita». E se i numeri sono ancora gestibili, affiorano le prime criticità

TRENTO. Trecentottantasei lettere di sospensione sono state firmate venerdì e di queste 61 riguardano lavoratori delle Rsa facenti parte di Upipa. «Sono 52 Oss, 2 fisioterapisti e 7 infermieri», spiega la presidente Michela Chiogna che ha analizzato i numeri per capire eventuali criticità.

«Si tratta di personale sparso sul territorio, salvo alcune concentrazioni su Rovereto, Pergine e alla Civica di Trento. In questo caso si tratta però di strutture relativamente grandi e non ci sono problemi per la turnistica».

La presidente assicura che anche con le nuove sospensioni i paramenti saranno rispettati. «Sicuramente ci sarà un maggior carico di lavoro sulle persone in turno e anche maggiori tensioni interne. Purtroppo sappiamo anche che non è finita e che all'invio di queste lettere ne seguiranno altre perché ci sono posizioni che non sono state ancora definite».

Da tempo i sindacati delle Rsa lamentano carichi di lavoro eccessivi e carenza di personale. La presidente assicura però che i turni vengono rispettati senza far saltare ferie o riposi. «Avevamo del personale che consentiva di avere parametri migliori di quelli previsti e sono stati anche effettuati dei concorsi di sostituzione ad hoc perché queste sospensioni erano attese da tempo e i numeri sono quelli ci aspettavamo. Faccio l'esempio della Civica: si parla comunque di 6 persone su 400, quindi numeri ancora gestibili».

Numeri che però sommati alla precedente ondata di sospensioni stanno facendo vivere momenti di tensione in alcune strutture. «Ci stiamo avvicinando sempre più al limite», ammette la presidente. E tutto sta avvenendo in un momento in cui il lavoro nelle strutture non manca. «Abbiamo praticamente terminato la somministrazione delle terze dose con un'adesione praticamente totale degli anziani e pìù "tiepida" tra il personale. Inoltre stiamo arrivando quasi a regime per quanto riguarda la copertura di posti letto. Manca ancora circa il 6%, ma dobbiamo tener conto che a causa del Covid ci sono letti che vanno tenuti liberi», sottolinea la presidente facendo anche presente che settimanalmente ci sono incontri con l'Apss sia per strategia a breve termine, come è accaduto a Tesero dove a causa della carenza di organico un infermiere dell'ospedale di Cavalese è andato a supportare lo staff della Rsa, e dove anche si discute di strategie a lungo termine.

«Abbiamo chiesto, ad esempio, di formare un maggior numero di Oss o anche di poter recuperare infermieri con contratti libero professionali».

Sul fronte ospedali, invece, sicuramente le situazioni più critiche si registrano nei pronto soccorso, nelle sale operatorie e nel settore dialisi dove lo stesso direttore del Sop, Pier Paolo Benetollo, ai sindacati ha dovuto ammettere che per coprire le esigenze di dialisi dei pazienti c'è stato bisogno di trasferirne parte da una sede all'altra, così come è stato trasferito personale. Un disagio non da poco per pazienti costretti ad effettuare trattamenti di ore e spesso in condizioni di fragilità.

Problemi anche nel gruppo operatorio dove verranno a mancare nei prossimi giorni un numero rilevante di Oss. Qui la sostituzione in tempi rapidi risulta difficile viste le competenze e la formazione ad hoc necessaria. Intanto ieri sulla questione è intervenuto nuovamente il Nursing Up. «Questa improvvisa ed ulteriore assenza di professionisti ed operatori non fa altro che acuire una già cronica assenza di infermieri, professionisti sanitari ed Oss, sono anni che il sindacato Nursing up presenta proposte e soluzioni per contrastare il fenomeno, rimaste sempre inascoltate dalle istituzioni. Molti nostri colleghi in questi mesi andranno in pensione, 1200 nei prossimi anni, abbiamo un'età elevata età media, 51 anni, a fronte di un'attività usurante, molti di noi hanno limitazioni funzionali dovute al lavoro gravoso ed ora si affaccia un nuovo fenomeno: in molti si licenziano, alcuni addirittura abbandonano la professione, sono esausti», fa sapere in una nota il coordinatore Cesare Hoffer chiedendo di accelerare le procedure concorsuali.

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