Salute / Il caso

Provincia e Azienda Sanitaria tagliano le guardie mediche: «C’erano 124 dottori, oggi sono meno di 100 e la risposta è chiudere le sedi»

La dura denuncia del sindacato Medici Cisl: giù le serrande a Mori, prossimamente a Taio, carenza in Val di Ledro e problemi a Grigno e in Tesino, «Le promesse elettorali sono smentite nei fatti»

di Matteo Lunelli

TRENTO. La Provincia e l'Azienda sanitaria stanno tagliando le guardie mediche. Lo denuncia il segretario della Cisl medici Nicola Paoli, riportando d'attualità quello che era stato un tema centrale sia nella scorsa campagna elettorale sia nei mesi successivi all'insediamento della nuova giunta provinciale, ormai tre anni fa.

Due sedi chiuse, altre in procinto di "abbassare la serranda", sempre meno medici che devono coprire fette di territorio sempre più ampie e alcuni professionisti pronti a rassegnare le proprie dimissioni, attirati dalle "sirene veronesi".

Il quadro della situazione fatto da Paoli è allarmante. E la questione più che strettamente sanitaria diventa politica.

Prima di entrare nel dettaglio, ripercorriamo la vicenda. Governo Ugo Rossi: le guardie mediche sono 152, un numero troppo alto rispetto a quanto previsto da leggi e contratti. Si scende così a 108. Siamo in piena campagna elettorale e il centrodestra tuona, con i concetti che possono essere riassunti in un «tagli sulla pelle dei cittadini, quando saremo al governo le cose cambieranno e i medici di guardia saranno molti di più».

Fugatti stravince le elezioni e qualche mese dopo, insieme all'assessora Segnana, vuole mantenere le promesse, tornando ad aumentare le guardie mediche e portando il loro numero totale da 108 a 124. Ci sono scontri sindacali per i contratti, poi arriva il Covid e la situazione resta sostanzialmente ferma. Ieri, però, la novità lanciata dal dottor Paoli: i numeri non sono stabili, sono in calo.

«Ci sono medici che vanno e vengono, ma sicuramente ad oggi il dato complessivo è inferiore a 108. Con due sedi chiuse ci sono almeno otto medici in meno e quindi si arriva a 100».

La questione, insomma, va avanti su due piani: quello politico e quello sanitario. L'ex assessore alla sanità Luca Zeni analizza: «Il dato politico è evidente: i cittadini che hanno creduto alla propaganda sono stati presi in giro. Quella delle guardie mediche era diventata una questione simbolica e direi che oggi, a distanza di 3 anni e non di 3 settimane, i fatti dicono che c'è stato un ulteriore taglio, che i medici mancano e che le sedi più "calde", come Ledro e Tesino, non sono sostanzialmente mai partite. C'è stata una strumentalizzazione su un tema, tra i tanti della sanità, non così rilevante considerato che molte guardie mediche erano utilizzate poco. Noi avevamo provato a riorganizzarle, alla luce della difficoltà nel reperire risorse mediche e con la volontà di non disperdere energie. Ora vediamo che ci sono tagli invece dei promessi aumenti».

Considerato che l'assessora Segnana ieri era impegnata ad Alpbach in Tirolo, proseguiamo con il dottor Paoli. «La situazione è davvero molto grave. Posso dire che il nostro comunicato ha smosso un po' le acque e domani (oggi per chi legge ndr) avremo una riunione con Azienda sanitaria e assessorato. Tuttavia non sarà semplice risolvere il caso. Alla faccia di sindaci e comuni periferici il servizio delle guardie mediche in provincia è stato impoverito. Un facente funzione, illegittimamente, senza passare dalle sedi istituzionali dei sindacati, sta rivoluzionando il sistema. In queste settimane l'Apss ha cercato di convincere i medici, convocati con un messaggio WhatsApp, a rinunciare alla sede di Ala per spostarsi a lavorare presso la sede di Mori. Ma tutti si sono rifiutati. La soppressione della sede di Mori è la soluzione adottata dal Direttore delle Cure primarie per la gestione della zona, nel solco della scelta prossima di chiudere tutte le sedi della Vallagarina perché, a suo dire, "gli utenti hanno le macchine e possono spostarsi: il servizio va ottimizzato e centralizzato" (parole dette ad otto medici di guardia in una assemblea decisa unilateralmente due giorni fa).

Non c'è solo la sede di Mori soppressa e anche quella di Taio subirà la stessa sorte. In valle di Non si sono avvisate le guardie mediche, senza sentire i sindacati, che da Mezzolombardo, oltre ad Andalo e Molveno dovranno occuparsi anche di tutta la valle fino a Cles. Stiamo pensando allo sciopero ed intendiamo avviare la procedura di agitazione, pronti ad andare al Commissariato del Governo per rimettere nei binari contrattuali l'attuale deriva».

Ma Paoli non si ferma qui. «Dove sono finiti i sindaci che davano addosso alla Cisl medici perché criticava l'aumento delle sedi di guardia, vagheggiate tre anni fa dal presidente Fugatti? Le sedi non solo rimangono quelle decise dalla Giunta precedente, ma verranno ridotte secondo le proposte dell'Apss. Le soluzioni? Utilizzare in modo differente gli Usca, ad esempio».

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