Covid / Lavoro

Anche in Trentino boom di certificati di malattia il giorno del green pass obbligatorio

Venerdì scorso, primo giorno di green pass obbligatorio, 227 ammalati in più della settimana precedente: è un'epidemia

TRENTO. Il primo giorno di entrata in vigore del green pass, venerdì 15 ottobre, a livello nazionale c'è stato un aumento dei certificati di malattia del 21,5% rispetto al venerdì precedente. Assenza per malattie in aumento anche lunedì 18, più 14,6% rispetto allo stesso giorno della settimana precedente. I dati ufficiali sono stati forniti dall'Inps regione per regione e anche la Provincia autonoma di Trento non fa eccezione per quanto riguarda questa tendenza.

Nella giornata di venerdì 15 i certificati di malattia presentati sono stati 1.242, 227 in più del venerdì precedente quando erano stati 1.015.

Green pass obbligatorio, boom di assenze per malattia anche in Trentino: + 22%

I lavoratori senza green pass stanno abusando dei certificati di malattia? Il sospetto c’è, ce lo dicono i numeri.

Il lunedì il balzo in avanti è stato meno evidente. Si è passati da 2.123 certificati lunedì 11 a 2.278 lunedì 18. Dunque quella che era un'impressione o comunque una tendenza segnalata da più enti, è stata confermata dai numeri ufficiali del settore pubblico e privato che evidenziano come non ci sia realtà italiana dove l'aumento non c'è stato.

Da Bolzano alla Sicilia, dal Friuli alla Campania con percentuali . Alla notizia dell'aumento di certificati era subito intervenuto il presidente dell'ordine dei medici Marco Ioppi che aveva raccomandato ai professionisti il rispetto dalla normativa che prevede di rilasciare certificati di malattia solo dopo aver visitato il paziente.

Una procedura che sembrerebbe scontata, se non fosse che chiunque ha avuto a che fare con i medici di medicina generale in questi anni di Covid sa benissimo che, soprattutto quando si è in presenza di febbre, raffreddore o altri sintomi Covid, gli stessi sanitari preferiscono tenere i pazienti lontani.

Una giusta precauzione per evitare il diffondersi del virus che però cozza contro l'esigenza di bloccare subito i "furbetti" soprattutto alla luce del fatto che i medici che effettuano poi le visite fiscali sono pochi. Il numero delle malattie è comunque costantemente monitorato dall'Inps e dal Ministero.

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