Salute / Il caso

In Trentino almeno 40 mila lavoratori senza il green pass: è emergenza

I trentini tra i 20 e i 59 anni che non hanno nemmeno una dose di vaccino sono 39.484, ma altri 25 mila non hanno completato il ciclo con la seconda dose

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Sono almeno 40 mila le lavoratrici e i lavoratori trentini che non si sono vaccinati. E che, quindi, per avere il green pass e poter entrare sul posto di lavoro dovranno presentare un tampone negativo ogni 48 ore. Oppure dovranno accettare la sospensione e staranno "in vacanza", senza ricevere lo stipendio, almeno fino al 31 dicembre prossimo.

Mancano solamente due giorni e l'obbligo di green pass nei luoghi di lavoro, pubblici e privati, sarà realtà. Per chi si è vaccinato l'introduzione della norma non cambierà nulla, mentre per gli altri la data di venerdì 15 ottobre darà il via a un cambiamento importante. Come detto la novità andrà a incidere su almeno 40 mila persone. Un dato certo e preciso non esiste, ma la stima è reale. I trentini tra i 20 e i 59 anni che non hanno nemmeno una dose di vaccino sono 39.484.

A questi se ne aggiungono altri 25 mila (26.197 per essere precisi, stando ai dati del ministero) che sono in attesa di seconda dose: persone che, quindi, il green pass da qui a qualche giorno o settimana lo avranno e se la "caveranno" con qualche tampone da venerdì in poi. Per questo non li conteggiamo tra i no vax. Torniamo dunque ai 39.484: sono le persone in età da lavoro - dai 20 ai 59 anni, fermo restando che ci sono ventenni che studiano così come ultra sessantenni che lavorano ancora - che non hanno aderito alla campagna vaccinale.

Per andare in ufficio, nella fabbrica, nel cantiere, da venerdì dovranno presentare quindi un tampone negativo. Considerato che il test vale 48 ore, i 40 mila possono essere divisi a metà, considerato che dovranno testarsi un giorno sì e uno no. Ma siamo in grado in Trentino si eseguire 20 mila tamponi rapidi al giorno? La risposta è semplice: assolutamente no. A settembre, il mese del record assoluto di antigenici in tutti i diciannove mesi di pandemia con poco più di 88 mila, viaggiavamo a una media di 2.941 al giorno. Nei primi undici giorni di ottobre siamo a una media di 2.812. Insomma, è impossibile arrivare a ventimila test al giorno. «Quei numeri sono inarrivabili», conferma la presidente dell'ordine dei farmacisti Tiziana Dal Lago.

Proprio i farmacisti già da settimane sono chiamati a una enorme mole di lavoro extra proprio per rispondere alle richieste crescenti. «È aumentato il numero di farmacie che offre il servizio, stiamo valutando di ottimizzare gli orari, nei limiti del possibile e dell'umano, e abbiamo in programma un incontro a metà di questa settimana. Ma adesso arriva comunque anche la stagione fredda, con molte più persone che vengono da noi per i farmaci, non solo per i tamponi».Insomma, con uno sforzo ulteriore un piccolo margine di crescita ancora c'è, ma assolutamente non sufficiente a rispondere alla potenziale domanda. Ci sono poi i privati, come Sea che ha aperto un nuovo centro tamponi a Scurelle (presso Ecoopera, apertura solo la domenica sera dalle 16 alle 19, mentre gli altri giorni ci sarà la convenzione con la farmacia Bailo di Borgo Valsugana), che mantiene quello di Riva del Garda (Palafiere) e ha ampliato l'offerta su Trento (il lunedì, mercoledì e venerdì apertura alle 6 del mattino, la domenica dalle 16 alle 18.30).Poi ci sarebbe l'Azienda sanitaria, l'unica che potrebbe - riaprendo le grandi strutture sul territorio - raddoppiare o triplicare i numeri attuali. Ma per farlo serve personale e servono un'organizzazione e una logistica che al momento non ci sono.

Medici e infermieri restano concentrati sulla campagna vaccinale e, ovviamente, sull'attività negli ospedali e negli ambulatori. La soluzione per evitare problemi sarebbe aumentare il numero di vaccinati: negli ultimi dieci giorni un ulteriore effetto green pass c'è stato, con 6.585 prime dosi. Ma ancora non è sufficiente.

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