Covid / Certificato verde

Allarme green pass: troppi vincoli, autisti in fuga. “La Germania ce li sta portando via”

Gottardi (Trasporti Confindustria): “Solamente in Italia restrizioni così forti”. Pochi i camionisti dell’Est, che sono la maggioranza: “E qui lo Sputnik non è riconosciuto”

di Giorgio Lacchin

TRENTO. Nel settore dei trasporti l'obbligo del green pass dal 15 ottobre non creerà troppi problemi alle piccole aziende, ma a quelle grandi sì. «Nelle piccole - qualche decina di camionisti - la percentuale dei non vaccinati va dal 5 al 20%», afferma Andrea Gottardi, presidente della Sezione trasporti e logistica di Confindustria, «ma nelle grandi che ne hanno centinaia si può arrivare anche al 60% di autisti senza green pass».

Più l'azienda è grande, più la percentuale si alza. E i motivi, spiega Gottardi, sono due: «Primo, vi lavorano in maggioranza camionisti dell'Europa dell'est vaccinati col russo Sputnik, che l'Italia non riconosce e che non dà diritto al certificato verde. Secondo, la maggior parte dei camionisti rumeni pensa seriamente che il vaccino li faccia morire, dunque non si vaccina. Io ho provato a parlare con loro, ho cercato di convincerli ma oltre un certo limite non mi sento di andare perché sono brave persone, grandi lavoratori e se forzi la mano si dimettono».Il fatto è, lamenta Gottardi, che «solo in Italia ci sono restrizioni così forti. In Francia è diverso. In Germania è diverso».

Dal 15 ottobre si lavora solo con il green pass: tutte le nuove regole

Dal 15 ottobre 2021 l’obbligo del green pass viene esteso a tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato. Ecco tutte le regole e le sanzioni per chi non le rispetterà.

Zero problemi e 400 euro in più.

La Germania sta approfittando della situazione. «Per vocazione», spiega il presidente della Sezione trasporti e logistica di Confindustria, «noi siamo propensi all'export verso la Germania ma cosa sta succedendo, adesso? Succede che i nostri camionisti arrivano lassù e i tedeschi dicono loro: ma cosa rimanete a fare in Italia? Venite qui!, lavorate per noi!, vi diamo 400 euro in più al mese e non avrete neppure problemi di green pass».

La Germania «è stata più furba di noi, non ha posto vincoli di green pass; ha detto soltanto che se ti ammali di Covid e non sei vaccinato non hai diritto alla malattia: devi metterti in ferie o in aspettativa». I nostri autisti, in piena pandemia, non si sono fermati neppure un giorno per non far mancare niente a nessuno, rivendica Gottardi. «E poi diciamo la verità: quando portano la merce al supermercato non entrano in contatto con nessuno. Quando consegnano la bolla c'è un vetro che li separa da chi la riceve».

L'obbligo del green pass «è una cosa delicata. Io», ammette Gottardi, «non me la sento di obbligare nessuno e allo stesso modo la pensano i colleghi dell'Associazione artigiani e quelli di Fai di Confcommercio. L'Italia si è inguaiata da sola anche se sono straconvinto, si badi bene!, della necessità del vaccino. Io sono vaccinato, ho una piccola azienda e quasi tutti, da me, lo sono».Il problema è che la questione del green pass s'innesta su una situazione già di per sé difficile per questo settore, dovuta alla carenza di autisti. In Italia ne mancano 15mila, in Trentino Alto Adige centinaia.

Il rischio è che si blocchi l'Italia.

«Noi abbiamo una novantina di camionisti», racconta Leonardo Arcese della Multipli Arcese. «La percezione è che il 20% di loro non sia vaccinato ma non dovremmo avere grosse difficoltà dopo il 15 ottobre». In Italia c'è una legge «e dobbiamo attenerci a essa», dichiara Arcese con decisione. «Auspichiamo lo facciano tutti: le aziende italiane e quelle straniere». In Italia il 70% del settore è in mano agli stranieri e nelle loro aziende i vaccinati «saranno il 20 o 30%», afferma l'industriale trentino.

«Confidiamo vi sia uniformità nei controlli e che gli autisti italiani non siano discriminati. Mi riferisco alle grosse industrie che ricevono le consegne da migliaia di camion: so bene, purtroppo, che è più facile rimandare indietro un camionista italiano che uno straniero. Quando un'industria vedrà arrivare per una consegna un camionista, che so..., lituano, non in regola, lo rimanderà indietro? Difficile. Più facile rimandare indietro un italiano. Dico una cosa: se le aziende si mettono a controllare per davvero i camionisti stranieri e rimandano indietro quelli non in regola, si blocca l'Italia».

La proposta: camionisti in cabina.

Nel marzo 2020, quando i controlli venivano effettuati dalla Polizia alle frontiere, «questo problema non c'era», sottolinea Arcese: «Davanti alla Polizia siamo tutti uguali. Oggi, invece il controllo è demandato ai privati e il problema esiste». Le aziende italiane lo hanno segnalato al Governo tramite l'Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici. «In questi giorni si stanno svolgendo molti incontri. La soluzione potrebbe essere di consentire all'autista di arrivare nel luogo della consegna e rimanere però nella propria cabina».

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