Allevamento / Il fatto

Sospetti viaggi "fantasma" delle pecore dal Trentino al Lazio: accusa di truffa all'Ue per 180 mila euro

Tre indagati in relazione al contributo di 180 mila euro per il pascolo: indagini su un allevatore della Valsugana, un veterinario trentino e un autotrasportatore veneto

TRENTO. Ovini trentini che in estate andavano "in vacanza" in Lazio alla ricerca di pascoli ma anche di lucrosi contributi da parte dell'Unione europea. Peccato che, secondo la procura, le pecore non si siano mai mosse dal Trentino; o meglio si sono mosse , ma solo sulla carta con l'obiettivo di incassare gli incentivi al pascolo.

Ora sono indagati in tre per una sospetta truffa comunitaria da 180 mila euro: un allevatore della Valsugana deve rispondere di truffa aggravata e di falso, reati contestati anche ad un veterinario trentino che, stando all'accusa, avrebbe predisposto la documentazione veterinaria necessaria per attestare il trasferimento delle pecore e dunque il diritto ad incassare i contributi. Il terzo imputato è invece un autotrasportatore veneto che avrebbe fatto i viaggi "fantasma".

La difesa, con gli avvocati Lorenzo Eccher, Marco Vernillo, Vittore d'Acquarone - respinge le accuse confermando che le pecore nelle estati 2014 e 2015 raggiunsero davvero il Lazio.

All'udienza preliminare davanti al giudice Enrico Borrelli l'avvocato Vernillo ha sollevato un'eccezione di incompetenza territoriale, accolta dal giudice: il reato più grave è stato derubricato da falso in atto pubblico a false certificazioni e così il procedimento è stato trasferito al tribunale di Rovereto, perché il reato più grave era la truffa e la competenza si radica dove si trova la sede legale della società dell'allevatore, cioè Folgaria.

Secondo l'accusa l'allevatore della Valsugana con ovini in val dei Mocheni, «con artifici e raggiri consistiti nel formare falsa documentazione di avvenuto pascolamento presso i pascoli siti in Vivaro Romano e nell'allegare tale documentazione alla domanda unica di pagamento relativa alla campagna 2013 e 2014».

In questo modo l'imputato avrebbe indotto in errore l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura «così ottenendo un ingiusto profitto».

Nel dettaglio vengono contestati 66.689 euro per il 2013 e 113.004 euro per il 2014.

Nei guai è finito anche un veterinario che secondo l'accusa avrebbe attestato l'avvenuto pascolo, in realtà mai avvenuto, dal 31 luglio al 30 settembre del 2015 di 102 capi ovini nei terreni siti nel comune di Vivaro Romano.

In particolare il veterinario avrebbe inserito in via telematica la dichiarazione di provenienza e di destinazione degli animali.

Lo stesso sarebbe accaduto anche l'anno precedente, il 2015: attraverso una falsa attestazione sanitaria di dichiarazione di provenienza e di destinazione facevano risultare il trasferimento temporaneo di 150 ovini.

A scoprire la presunta truffa all'Unione europea è stata la stazione forestale di Tivoli.

Facendo dei controlli sull'autotrasportatore, gli investigatori hanno scoperto che nei dati contenuti nel Telepass del camion non c'era traccia dei viaggi delle pecore - viaggi lautamente incentivati da contributi Ue - dal Trentino al Lazio.

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