Micologia / Previsioni

Funghi: è una stagione scarsa, ma ci sono ancora speranze o è già finita?

Un luglio freddo e piovoso, ma soprattutto ventoso ha lasciato il posto ad un agosto siccitoso e caldo. Forse non tutto è perduto, ma per qualcuno è colpa dei lavori nei boschi

di Gigi Zoppello

TRENTO. Brise quasi niente. Poco del resto. E’ già finita (male) la stagione o possiamo ancora sperare in qualche risultato?

Tutti gli appassionati di funghi in Trentino non parlano d’altro. Una miseria, quest’anno. Una delusione. Ma come mai? E soprattutto: cosa succederà nel prossimo mese?

Fare previsioni, come in meteorologia, è sempre un azzardo, ma ognuno ha le sue opinioni.

Come Carlo Guardini, giornalista in pensione e grande appassionato. Che ha lanciato il suo pessimistico resoconto online: «Stagione di funghi davvero strana: ottima fino alla metà di agosto, poi un "rebalton" meteorologico ha compromesso, particolarmente in quota, il delicatissimo equilibrio vitale delle spore che - per prosperare e fruttare le brise - chiedono in contemporanea caldo, assenza di vento, umidità/pioggia, luna crescente. Al contrario dell'estate passata, stavolta i quattro magici elementi non sono mai stati in armonia: quindi, pazienza, è Madre Natura a comandare. Stagione fungaiola '21 agli archivi, pertanto, visto che anche le speranze riposte nell'ultimo plenilunio (20 settembre) sono perse».

Il pessimismo di Guardini non è condiviso dal micologo Paolo Bonelli, che collabora anche allo Sportello Micologico della Magnifica Comunità di Fiemme a Cavalese e Predazzo: «A dire il vero, qualche fungo c’è stato, ma la gente cerca solo i porcini. Che ci sono stati, un paio di volte, e poi basta. Diciamo però che finora la stagione è stata misera misera».

Colpa del clima?  «Appare molto chiaro come il riscaldamento globale stia cambiando anche il comportamento dei miceti. Un tempo i funghi si trovavano di più a fondovalle, intorno agli 800 metri. Oggi fa più caldo, e bisogna salire fino ai 1500 metri di quota, ormai è una realtà» dice Bonelli.

Il micologo fiemmese ci spiega che comunque non è la prima volta che succede, e che le condizioni ideali si sono verificate solo per poco. «Mettiamo in conto anche i danni di Vaia, vaste porzioni di foresta che non ci sono più. Qui da noi mi aspettavo una buona produzione di chiodini, Armillaria ostoies, ma anche questa non c’è stata per via della grande siccita di Ferragosto. Luglio è stato pessimo per il freddo e soprattutto per il clima ventoso che secca lo strato superficiale del terreno. Nelle ultime settimane c’è stata qualche pioggia, ma veloce, e purtroppo quell’acqua scivola via e non fa in tempo a impregnare il bosco».

In Val di Non il micologo Roberto Luchini, del Gruppo Micologico Anaune, è più critico e punta il dito sulla salute dei boschi. «Sono stato alla mostra del Bresadola a Trento, ho visto che funghi ce n’erano, quindi in qualche zona qui e là magari si trova qualcosa. In Val di Non ho visto poco di tutto, e anche tanti funghi che non erano messi bene».

Secondo Luchini, abbiamo un problema di salute delle foreste: «Dappertutto trovi alberi abbattuti o schianti. E dove ci sono schianti l’intervento di bonifica fa peggio: entrano con macchinari invadenti, ruspe, trattori e cingolati, lasciano solchi nei sentieri: insomma, secondo me, fanno più danni che migliorie».

Per Luchini la salute dei funghi è legata indissolubilmente a quella degli alberi «e i nostri boschi non sono belli, non stanno bene. Sono stato recentemente in Alto Adige dove è tutta un’altra musica. E i problemi di schianti che hanno sono gli stessi che da noi, ma l’intervento è ben più attento e rispettoso».

Che previsioni? Ma abbiamo ancora speranze di vedere funghi in ottobre?

Per Bonelli «Sì, anche perché siamo in ritardo di una fase lunare. Settembre è iniziato con la luna di agosto, e la prima luna di settembre è quella di adesso. Non ci aspettiamo certo la crescita degli anni passati, ma c’è un buon margine. Io poi cerco i funghi autunnali, penso che fino a novembre troveremo».

Magari non i porcini. «I turisti – dice Bonelli – vengono a caccia di Boletus, cercano solo quello. Io dico sempre che vale la pena anche godersi una passeggiata, stare nel bosco è un piacere, anche se non trovi nulla. Basti pensare che in passato, da noi, nessuno raccoglieva funghi. Le brise le usavano per tirarle alle vacche nel pascolo. Si mangiava solo il Cantarellus cibarius. Tutto è cambiato con il commercio: fra le due guerre, i trentini hanno imparato che si potevano vendere i porcini a caro prezzo, a Trento o addirittura a Milano».

Per Luchini invece la stagione è andata. «E vorrei dire che secondo me neanche il prossimo anno sarà una buona annata. La condizione dei boschi è essenziale, e i rimedi sono lunghi».

 

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