Referendum / Le indicazioni

Distretto biologico su tutto il territorio agricolo provinciale, i partiti non si scaldano per il voto

Sì di Verdi, Futura e Marini (M5s). Lega, Fratelli d’Italia e Patt non danno indicazioni. Partito democratico critico sugli effetti

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Sono poche le forze politiche che - fino ad ora - hanno deciso di dare una indicazione netta a favore del sì al referendum sull'istituzione del distretto biologico provinciale. Molte preferiscono non muoversi e lasciare libertà di voto ai propri iscritti e simpatizzanti. A cominciare dalla Lega, il partito dell'assessora provinciale all'agricoltura, Giulia Zanotelli, che a inizio estate ha portato in consiglio provinciale e fatto approvare una legge in materia di agricoltura biologica.
Nessuno - al momento - ha invitato a votare no, ma forse non è neppure necessario. In generale, infatti, i partiti - a parte Europa Verde, che fin dall'inizio ha sostenuto il referendum - non si stanno scaldando molto e visto che per la validità della consultazione è richiesta la partecipazione del 40% degli aventi diritto è chiaro che il referendum è ad alto rischio flop per scarsa partecipazione se non ci sarà una mobilitazione massiccia anche da parte delle forze politiche, che non sembra profilarsi.
«La Lega - dichiara il segretario provinciale Diego Binelli - non è contraria al biologico anzi, ma diciamo che l'argomento è già stato affrontato con la recente legge provinciale. Riguardo al referendum del 26 comunque lasciamo libertà di scelta».
Sulla stessa linea, all'interno della maggioranza, è anche Fratelli d'Italia, con il capogruppo Claudio Cia che dice: «Lasciamo che ciascuno voti come crede e secondo la sua sensibilità. Non pensiamo che si possa trasformare tutto il Trentino in biologico».
Fra le minoranze c'è il Patt che ha scelto la linea della libertà di voto. Il segretario Simone Marchiori dice: È opinione del Partito autonomista che tematiche di questo tipo andrebbero affrontate in sede politica e non referendaria dove, purtroppo, si rischia lo scontro fra tifoserie anziché un confronto serio ed efficace in grado di dare risposte sia agli agricoltori. Non si può demonizzare un'attività, come quella agricola derivante da lotta integrata, - evidenzia Marchiori - che deve sicuramente migliorare e si sforza di farlo, ma che comunque mira alla sostenibilità. E non si può nemmeno non incentivare e valorizzare i prodotti bio, ma di pari passo non si può nemmeno pensare che il biologico possa essere adottato come unica tecnica agricola su scala provinciale perché diventerebbe molto più impattante di altre tecniche (zolfo e verderame, utilizzati dal biologico, pur non essendo prodotti chimici, sono comunque inquinanti e dannosi). Il Patt, quindi, ritiene di lasciare ai propri iscritti la massima libertà di scelta ma invita caldamente tutti gli elettori ad informarsi bene sulla tematica».
Il gruppo provinciale del Pd, dice Sara Ferrari: «Ritiene che il successo di questo referendum propositivo possa dare una spinta alla crescita della produzione biologica sul nostro territorio, di cui c'è un deciso bisogno, essendo tra i peggiori in Italia. Tuttavia, preso atto delle osservazioni critiche giunte dagli stessi produttori del settore biologico, non nasconde la preoccupazione che questo non sia lo strumento ottimale e possa rischiare di essere controproducente».
Filippo Degasperi (Onda Civica) critica i Verdi che con il centrosinistra sono stati anni al governo del Trentino: «Vedere che nel comitato ci sono gli esponenti di forze politiche che hanno portato il Trentino all'ultimo posto in Italia per superficie dedicata al bio non è molto rassicurante. Raggirare i cittadini è sempre facilissimo». Ricorda invece di essere riuscito a far mettere in legge che «il Trentino si conformi agli indirizzi dell'Unione Europea per arrivare, entro il 2030, al 25% di coltivazioni biologiche, superando il triste 4,1% del 2018 e riducendo del 50% gli impatti della chimica».
A favore del sì si esprime Futura, con Paolo Zanella che dice: «Noi sosteniamo il referendum e invitiamo ad andare a votare perché la partecipazione e la vittoria del sì rappresenterebbero certamente un segnale da parte dei trentini sulla necessità che il territorio vada con maggior determinazione verso una transizione dell'agricoltura nel segno della sostenibilità».

Per il sì è anche Alex Marini, consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle: «Sì perché credo che sia importante lanciare un messaggio sulla strada da percorrere ma con molto dispiacere rispetto alla scarsa responsabilità delle istituzioni».

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