Pandemia / Il presidente

Lotta al Coronavirus, Fugatti dice no ai tamponi gratuiti per chi non vuole vaccinarsi

Il presidente della Provincia di Trento, come Salvini, ritiene che l’obbligo vaccinale sia una strada difficile da percorrere: “Meglio convincere le persone a proteggersi”

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TRENTO. Ha partecipato anche il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, all'incontro di sabato in videoconferenza tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e i governatori leghisti in cui è stata trovata una mediazione sulla linea da tenere riguardo a obbligo vaccinale e al green pass, dopo le divergenze emerse tra il segretario del partito, nettamente contrario all'obbligo e a ogni forma di costrizione e multa, e gli amministratori alle prese ogni giorno con l'obiettivo di fermare il virus sostenendo fortemente la campagna vaccinale.

«I punti che sono usciti - spiega il presidente Fugatti - sintetizzano le posizioni dei governatori e quindi anche la mia soprattutto sull'obbligo vaccinale. Io penso di aver dato un giusto contributo alla campagna vaccinale senza voler forzare ma non mettendo mai in dubbio la validità del vaccino. Credo che quello che dobbiamo fare sia proprio insistere sulla comunicazione per convincere le persone. L'obbligo tout court ci sembra difficile da spiegare ai cittadini».

Il documento dei governatori della Lega infatti considera l'ipotesi di obblighi e costrizioni solo «in via eccezionale e solo per categorie specifiche». Quindi non li esclude del tutto. Riguardo al green pass il presidente trentino si dice favorevole all'estensione, di cui si parla, al personale di bar e ristoranti e altre strutture ricettive dove viene chiesto ai clienti.
 

No al tampone gratuito ai no vax.
 

I governatori leghisti a differenza di Salvini hanno detto anche no ai tamponi gratis per chi non vuole vaccinarsi. «Noi fin dall'inizio - spiega Fugatti - in Trentino abbiamo detto, ad esempio per il personale scolastico, che è libero di non vaccinarsi però il green pass lo deve avere e al tampone gratuito abbiamo detto no. Se il Governo dovesse dire che lo fornisce va bene, è una scelta di Roma. Io oggi non impiego risorse provinciali per pagare il tampone a chi non vuole vaccinarsi». Così nel documento della Lega si prevede la possibilità di tamponi gratuiti solo per alcune categorie per avere il green pass, come i minori che fanno sport. «Noi già interveniamo con tampone gratuito - ricorda Fugatti - per i minori non vaccinati che fanno attività sportive».
 

Test salivari riservati agli studenti
 

«Noi abbiamo la possibilità - fa presente il governatore trentino - di arrivare fino a tremila tamponi salivari molecolari al giorno. Vogliamo tenerli per prepararci a una eventuale situazione che si vada ad aggravare, per permettere la continuità scolastica in presenza. Se infatti dovessimo diventare arancioni vuol dire che i trasporti si ridurrebbero a una capacità del 50% invece dell'80% e questo metterebbe a rischio la continuità alle superiori». Con i test salivare, considerato almeno un 50% di vaccinati su circa 25mila studenti, resterebbero da tamponare 10mila ragazzi e in tre-quattro giorni si potrebbero testare tutti permettendo ai ragazzi di continuare a frequentare la scuola. La Provincia dunque non userà i test salivari per testare il personale scolastico non vaccinato.
 

Scuole "sentinella" a Trento sud
 

Intanto il Dipartimento istruzione ha individuato nelle elementari e medie di Trento sud le scuole "sentinella" dove verrà effettuato il monitoraggio nazionale con i test salivari. Ogni 15 giorni saranno effettuati 337 test alle elementari e 198 alle medie.
 

Personale scolastico, manca il 18,14%
 

Secondo il report settimanale pubblicato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, al 3 settembre per il personale scolastico su 19.000 risultavano vaccinati con una dose o unica l'81,86% e 13.394, ovvero il 70,49% con due dosi. Tra il personale scolastico non si sono ancora vaccinati in 3.446, ovvero il 18,14%, risultato tra i peggiori in Italia. Per quanto riguarda il personale sanitario, invece, mancano 829 su 20mila, il 4,15%.

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