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Il direttore della Fondazione Caritro lascia l’incarico e si trasferisce a Verona: «Abbiamo scardinato i sistemi di investimento»

Filippo Manfredi e la sua «missione compiuta»: risanare il «buco» delle Albere e la rigidità degli assets, dare più trasparenza e assertività. Un concorso per il suo successore

di Domenico Sartori

TRENTO. «All'inizio, è stato un periodo burrascoso. Erano i mesi in cui la presidenza Iori era sotto attacco per una presunta "incompatibilità", in realtà perché non se ne condivideva la strategia, quella di scardinare i meccanismi di investimento di Fondazione Caritro». Oggi, Filippo Manfredi chiuderà la porta del suo ufficio di direttore generale della Fondazione di via Calepina.

Da domani, assumerà la direzione generale di Cariverona, la Fondazione Cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona che ha dimensioni molto più grandi di Caritro (1,6 miliardi di euro di attivo, 1,15 miliardi di patrimonio netto, un avanzo di 148 milioni e 56,5 milioni di erogazioni nel 2020), con la quale, però, da tempo l'ente trentino ha avviato collaborazioni. È un ritorno a casa, per certi aspetti. Perché Manfredi, 40 anni, a Verona è nato.

A Trento, è arrivato nel 2000, iscritto ad Economia e commercio. Dopo la laurea, nove anni di esperienza in Trentino Sviluppo spa (la holding di partecipazioni della Provincia autonoma), quindi, nel giugno 2015, l'approdo in Fondazione Caritro dove, dal gennaio 2016, ha assunto l'incarico di direttore generale.

La strategia, che lungo sei anni di gestione - prima con la presidenza Michele Iori, quindi, dal 2019, con Mauro Bondi - ha portato ad una grande operazione di "pulizia" e di ridefinizione, diversificandoli, degli investimenti, ha dato i suoi frutti. Per questo, Manfredi abbandona il campo con la consapevolezza di avere contribuito a rendere più certo il futuro dell'ente, soprattutto a beneficio della continuità delle erogazioni a favore della comunità locale (cultura, educazione, sociale, ricerca) anche negli anni futuri.

A guidare la Fondazione, intanto, sarà Anita Penati, vice direttrice e responsabile area finanza e monitoraggio. La scelta, con concorso, della nuova direzione generale è rinviata a dopo il 13 settembre, data su cui, in questi giorni, sono concentrati personale e amministratori: quel giorno cade il 180° di fondazione della Cassa di risparmio "Clementina" di Rovereto, inaugurata dal governatore del Tirolo il 13 settembre 1841. Sarà una celebrazione, a Rovereto, ricca di eventi.

Ieri, Manfredi ha dato anche le dimissioni da presidente della partecipata Trentino Invest, che sarà per ora retta dal vice, Massimo Fedrizzi.

Dottor Manfredi, che cosa lascia, dopo sei anni al vertice di Fondazione Caritro?

«Una realtà giovane: in questi anni, la struttura è stata potenziata con nuove figure. Qui lavorano quindici persone, con età media 36 anni. Non solo esperti per gestire gli investimenti. Anche ingegneri, avvocati, comunicatori e filosofi. Caritro è una Fondazione che oggi ha un patrimonio che le permette di avere autonomia e serenità per il futuro. E, soprattutto, di continuare a sperimentare...».

Sperimentare?

«Credo molto nel fatto che la Fondazione si ponga come un acceleratore e un innovatore sociale, sperimentando nuove attività nel campo della cultura, della formazione, della ricerca. Da questo punto di vista, diventando un riferimento anche per il settore pubblico e per quello privato».

In cosa si è sostanziato questo orientamento all'innovazione, in questi anni?

«C'è stato un cambio di immagine dell'ente, reso più trasparente, aperto e assertivo. Sono state avviate nuove progettualità, come il welfare generativo, la didattica innovativa, i progetti di valorizzazione della ricerca, attraverso la Fondazione costituita nel 2018 e attraverso Trentino Invest. Sono stati attivati bandi e concorsi per i giovani. Trentino Invest ha sostenuto start-up del territorio per 1,435 milioni: 700 mila per Walliance, 400 mila per Ntp - Nano Tech Projects, 250 mila in Alia Therapeutics, 85 mila in Enogis nell'agritech...».

Parlando di cambio di strategia negli investimenti, a cosa si riferisce in particolare?

«In questi anni, abbiamo dovuto svalutare e accantonare per futuri rischi una serie di investimenti fortemente concentrati nel settore immobiliare e bancario-assicurativo che hanno portato un notevole danno alla Fondazione».

A quali si riferisce e a quanto ammonta il "danno"?

Mi riferisco alla svalutazione del Fondo Clesio (quartiere Le Albere, ndr) per 20 milioni, al Fondo Augusto per 10 milioni, a Cis per 10, a Mittel per 16 milioni, a Ubi Banca per 9, a Cattolica Assicurazioni per 12. Si tratta di circa 80 milioni di euro».

In Mittel, però, oggi presieduta dall'ex presidente Iori, Caritro è ancora presente attraverso il veicolo Coval?

«Vero. Ma c'è una put option sull'investimento di 18 milioni. Se non ci saranno rendimenti, il cda della Fondazione potrà decidere di applicarla».

Quanto ha erogato la Fondazione in questi sei anni, nonostante le citate svalutazioni?

«In sei anni, Caritro ha realizzato 70 milioni di avanzo di esercizio e destinato 44 milioni ad erogazioni, cioè a contributi al territorio».

In cosa è consistita, dunque, la "revisione" degli investimenti?

«Primo, in una diversificazione geografica del portafoglio: oggi, l'Italia pesa per il 55%, l'Europa per il 10%, il resto del mondo per il 35%. Secondo, in termini di asset class: oggi, l'azionario pesa per il 48%, mentre obbligazionario e liquidità, oltre alla parte immobiliare, per il 52%. La Fondazione ha un attivo 2020 di 459 milioni, ma il valore di mercato (fair value) delle immobilizzazioni finanziarie e degli strumenti finanziari ammonta a 553 milioni».

"Benedetta" Cdp, quanto a rendimenti e plusvalenze…

«Attenzione, Cassa depositi e prestiti rappresenta il migliore investimento. Ma è stato necessario diversificare: c'era un rischio di concentrazione dell'investimento, che è stato portato da circa 60 a 40,3 milioni. Così, invece, la partecipazione a Bankitalia per 15 milioni ha già portato ad un rendimento di 675 mila euro. La Fondazione ha un patrimonio diversificato. Soprattutto, abbiamo creato due veicoli finanziari che stanno dando grande soddisfazione: il Fondo Fondazione Caritro SIF - Aggregate I Eur D da 150 milioni e il Fund Nine CL I Dis Eur da oltre 16 milioni (che arriverà a 50), che interviene ad esempio nel private equity e con cui, assieme a Cariverona, abbiamo costituito il Fondo Dea Capital. Sono strumenti che offrono una stabilizzazione della capacità erogativa nel medio termine. Nella sostanza, in questi anni, siamo riusciti a ridurre i costi di gestione del patrimonio (da oltre 900 mila e circa 80 mila euro l'anno), a stabilizzare i ricavi e a garantire l'attività erogativa per il futuro. Senza rinunciare agli investimenti territoriali: in Dolomiti Energia Holding, in Itas, nella Finanziaria Trentina, in Isa, in Seac Fin, in Trentino Invest, in Sas-Sviluppo aree sciistiche, in Riva Fiere Congressi... A conferma del radicamento territoriale della Fondazione che, con una organizzazione duale, il consiglio di gestione e il comitato di indirizzo, con due presidenti distinti, è un unicum tra le Fondazioni casse di risparmio in Italia. Un meccanismo originale, che funziona bene».

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