Salute / Il confronto

La riforma della sanità trentina illustrata ai sindacati. Cgil, Cisl e Uil: “Obiettivi e strategie vaghi e indefiniti”

Si tratta di un progetto – secondo le tre confederazioni sindacali - che risponde più a logiche di consenso elettorale che al reale miglioramento dell’assistenza sanitaria per i cittadini e le cittadine

IL DISEGNO Ripristino e potenziamento dei distretti sanitari
LA CRITICA Sindacati: una riforma che non guarda al futuro
LE VALLI Fugatti: rilancio degli ospedali periferici

TRENTO. Ospedale policentrico ovvero un'unica rete ospedaliera articolata su 7 strutture aziendali, ripristino e potenziamento dei distretti sanitari e del Dipartimento di prevenzione, medicina del territorio e Scuola di Medicina. Sono questi i cardini su cui ruota il nuovo modello organizzativo dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, che dopo essere stato adottato in via preliminare dall'esecutivo, in questi giorni viene presentato sul territorio.

All'incontro, che si è tenuto via meet, erano presenti l’assessore provinciale alla salute, il direttore generale facente funzioni dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Antonio Ferro con il direttore del Servizio ospedaliero provinciale Pier Paolo Benetollo e il dirigente generale del Dipartimento provinciale salute Giancarlo Ruscitti.
 

Le perplessità dei sindacati
 

"Una mini-controriforma dai contorni vaghi e indefiniti”. Sono queste le parole che Cgil, Cisl e Uil usano per definire la riforma del modello organizzativo dell’Azienda sanitaria. Un progetto – secondo le tre confederazioni sindacali - che risponde più a logiche di consenso elettorale che al reale miglioramento dell’assistenza sanitaria per i cittadini e le cittadine.

Lo hanno ribadito oggi i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti al confronto con l’assessora Stefania Segnana, il dirigente Giancarlo Ruscitti, il direttore generale dell’Apss Antonio Ferro e il direttore del SOP Pier Paolo Benetollo, non esprimendo di fatto alcun giudizio compiuto sulla proposta dell’Esecutivo per l’indeterminatezza sia del merito sia degli obiettivi, mentre le federazioni sindacali di categoria hanno provato a sollevare anche alcune questioni sull’impostazione di alcuni aspetti della riorganizzazione senza aver per altro ricevuto risposte esaustive. Nonostante questo l’Assessora Segnana ha confermato che la delibera verrà comunque assunto entro il prossimo 31 agosto. All’incontro di questa mattina le tre confederazioni hanno stigmatizzato il poco tempo a disposizione per approfondimenti: tempi ridotti al minimo che, anche questa volta, hanno reso il confronto con le parti sociali una “mera formalità”.


“Tutti i passaggi cruciali - dalla decisione di tagliare 120 milioni di euro dal budget dell’Apss fino all’assenza di alcuna attenzione verso il personale sanitario privo, insieme al resto del comparto pubblico, di un rinnovo del contratto di lavoro da quasi tre anni, passando per la crisi della direzione dell’Azienda cui si sono succeduti in un anno ben tre professionisti ed che oggi è guidata nelle sue figure apicali da ben quattro facenti funzioni - sono avvenuti senza alcun confronto con i portatori d’interesse primi tra tutti il personale dell’Azienda e gli organismi previsti dalla legge provinciale sulla salute”, hanno sottolineato Grosselli, Bezzi e Alotti.


La Giunta ha assunto, secondo loro, come sola priorità quella di tracciare una discontinuità rispetto all’esistente. Una scelta non basata su valutazioni tecniche relative al funzionamento del modello attuale, valutazioni che dovrebbero orientare le scelte di natura politica, e non viceversa. “Senza nessun approfondito studio dei punti di forza e debolezza dell’attuale sistema, con una sperimentazione ancora in corso, la Giunta decide di cambiare per soddisfare uno degli obiettivi elettoralistici”.

E ancora: “Mancano analisi compiute di quali sono gli obiettivi che la riorganizzazione si prefigge e come gli esiti possano essere misurati e valutati nel corso del tempo. Sono del tutto carenti approfondimenti sul fabbisogno di personale dei prossimi anni e di quali risorse, oltre ai 400mila euro indicati in delibera, serviranno per realizzare la riorganizzazione stessa. Neppure sul fronte della medicina territoriale non si assume una strategia compiuta, perché il riassetto della medicina generale è lasciato alla volontarietà dei professionisti e sul socio-sanitario si rimanda ancora una volta alla revisione delle Comunità di Valle”.


Un quadro di un’indefinitezza tale che rende impossibile, a loro giudizio, qualsiasi valutazione e che ha spinto Cgil Cisl Uil a chiedere ulteriori spazi di discussione. “Non si fa nessun riferimento nemmeno alle risorse che arriveranno dal Pnrr. Crediamo sia importante tenere aperto il confronto con l’obiettivo reale di rendere la sanità trentina migliore in termini qualità, efficienza e capillarità dell’assistenza per i cittadini e le cittadini che vivono su tutto il territorio della nostra provincia”.

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