Covid / Le regole

Green pass, baristi e ristoratori in affanno: “Come si fa a controllare tutto?”

L’accordo: ai clienti fissi il certificato non verrà chiesto tutti i giorni. Cernica dell’ex Old: “Ho già perso dei clienti, la mia fascia di clientela è poco vaccinata”

RISTORANTI Preoccupazione degli esercenti: troppi tavoli vuoti
OSPEDALI Obbligo di green pass anche per le visite ai pazienti
VIA LIBERA Con il green pass esplode la richiesta di tamponi
PASS Trento, ristoranti e bar quasi vuoti all'interno

di Daniele Benfanti

TRENTO. Seconda giornata di convivenza con il green pass ed è già tempo di primi bilanci. L'esordio di venerdì, giornata in cui la città era semideserta e poi questo sabato che ha visto in centro storico un buon afflusso di turisti. I baristi sono concordi: ora che hanno capito chi tra i loro clienti fissi è dotato di green pass, non chiederanno certo ogni giorno di esibirlo. Si andrà sulla fiducia.

Alessandro Hamzallari è il titolare del bar Duomo in via Verdi. Ciò che lo rende più perplesso, a 48 ore dall'entrata in vigore dell'obbligo di green pass per i clienti che desiderano sedersi all'interno, è la disparità di trattamento per i diversi esercizi commerciali: «Nelle aule dei tribunali italiani - cita Hamzallari - c'è ben evidente una scritta: "la legge è uguale per tutti". Non mi sembra. Avrei previsto il pass per tutti gli spazi chiusi, compresi supermercati, autobus e chiese. Perché solo per bar, ristoranti, palestre, musei e biblioteche?».

Hamzallari è meravigliato anche dei distinguo fatti per l'interno dei locali: «Sono contento che non sia previsto il pass per chi consuma al bancone. Questo mi evita di mettere una persona all'ingresso a controllare. Ma come faccio ad essere sicuro che chi ordina al banco poi non si sieda a consumare, magari quando c'è più gente e non si riesce a controllare tutto?

Il semaforo elettronico? Meglio di no: controllando il green pass ai clienti, anche senza chiedere il documento, vedo in faccia le persone e la data di nascita stampata sul pass. Se qualcuno usa il pass del padre o del figlio me ne accorgo...». Qualche problema con le persone di una certa età: «Qualche anziano si siede dentro e non vuole mostrare il pass. Ti risponde: "Io resto qui. Chiama chi vuoi". Cosa fai? Lo cacci via?».

Il pass non fa stare del tutto tranquilli nemmeno in prospettiva: «Non escluderei che in autunno tornino il lockdown o le chiusure per zona rossa. La regola c'è, è contraddittoria e fatta male, ma noi dobbiamo fare del nostro meglio per farla rispettare. Paura delle multe? Certo, tenere tutto sotto controllo, mentre lavori, cucini, fai i caffè, lavi le tazzine e i calici.... Mica facile!».

Piuttosto sconfortata Ioana Cernica, da un anno dietro i fornelli dell'ex Old, ora ribattezzato «Da sora Giovanna»: «Mi hanno lasciato ampliare il plateatico, nei mesi scorsi, ma è molto assolato e tanti clienti mi chiedono di mangiare dentro. Ma con il green pass ho già perso clienti in questi due giorni. Venerdì avevo un cliente a pranzo. Venerdì scorso ne avevo venti... Ditemi che non c'entra l'obbligo del green pass... Ho l'impressione che proprio la mia fascia di clientela sia poco vaccinata: i 35-50enni. Gli anziani si sono messi al sicuro, i ventenni anche, per andare in discoteca. Ma quelli sui 40, che vengono da me a pranzo e cena, sono frenati da quest'obbligo. Se va avanti così anche quando farà più freddo, è una tragedia. Anche perché i bar almeno lavorano al bancone. Chi ci governa ha cambiato idea: mesi fa il Covid era al bancone; adesso sono convinti si sia seduto ai nostri tavoli...».

All'ora di pranzo al ristorante Te ke voi davanti al Duomo sono pieni i tavolini esterni e c'è parecchia gente anche all'interno. Erika Manca, la titolare si divide tra cucina, bancone, tavoli e ingresso, dove accoglie i clienti, che di loro spontanea volontà esibiscono il green pass: «Tutti molto educati e disponibili. Qualche volta devi inquadrare il QR code due-tre volte, ma la app funziona».

A un tavolo interno c'è Giuseppe Lumia, con moglie e figlio. Partito da Bologna, stava andando in ferie in val di Sole: «L'autostrada era intasata. Siamo usciti per fermarci a pranzo a Trento. I nostri pass cartacei - scherza - sono freschi di stampa. È la prima volta che li usiamo. Ci sentiamo più liberi. Unico appunto: forse si potevano introdurre da settembre e non in piena stagione turistica».

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