Coronavirus / L’intervista

Parla il virologo Fabrizio Pregliasco:  «A Ferragosto l'apice, poi contagi in discesa»

L’esperto, altoatesino di adozione, ritiene molto probabile una terza dose di vaccino a 6 mesi dal richiamo all’inizio per gli anziani e le persone fragili: “Forse ogni anno faremo una dose come per l’antinfluenzale”

di Valeria Frangipane

BOLZANO. «Il covid l'ho visto negli occhi dei pazienti che abbiamo curato. Di quelli che ce l'hanno fatta e degli altri. È una brutta bestia credetemi. Nel periodo più nero non sapevamo più dove mettere le bare, io stesso le ho spostate dalla camera mortuaria alla cappella. Brutta la malattia. Brutto quel che può accadere dopo».

La maggior parte recupera completamente entro due mesi ma alcuni disturbi (sintomi) e manifestazioni cliniche possono durare più a lungo. «È il long covid che anche in alcuni giovani - lascia strascichi per mesi».

Parla così Fabrizio Pregliasco, direttore dell'istituto Galeazzi di Milano e ricercatore all'Università statale di Milano - altoatesino d'adozione, ha una casa in Val Sarentino, – mercoledì 4 agosto in redazione all'Alto Adige di Bolzano con il direttore Alberto Faustini.

Sono arrivate decine di quesiti dai lettori del giornale altoatesino e le risposte sono state raggruppate per macro temi, visto che molte domande riguardavano lo stesso oggetto.

Abbiamo sintetizzato le questioni principali.

La terza dose e la Delta. Resta l'argomento cardine. Soprattutto di molti anziani che in Alto Adige si sono vaccinati già a partire dal 15 gennaio. Pregliasco spiega di avere lo stesso problema.

La terza dose va fatta? Quando va fatta? Soprattutto quando la faremo? «Non ho avuto il Covid - precisa - ma come medico-testimonial mi sono vaccinato il 27 dicembre e mi sto facendo la stessa domanda. Al momento non esistono dati certi. Israele che ha iniziato a vaccinare prima di tutti, ed è alle prese con una nuova ondata, ha scelto la via della terza dose per gli over 60 già vaccinati con due dosi da più di cinque mesi.

Alcuni studi avanzano la tesi che due dosi di vaccino offrano una buona copertura per 9-12 mesi, ma si tratta di una schermatura che pian piano va a scemare e poi adesso abbiamo a che fare con la variante Delta, molto più contagiosa.

La politica sta valutando come muoversi. Credo che nel giro di un mese e poco più arriveranno disposizioni anche in Italia. Ritengo molto probabile una terza dose a 6 mesi dal richiamo. In un primo momento solo per persone fragili ed anziani per valutare in seguito se estenderla a tutti».

La conta degli anticorpi. Ha un senso "difendersi" con la conta degli anticorpi, per sapere se si è ancora protetti o meno?

«No. Perché, semplificando molto, la risposta di protezione al virus non è solo legata alla quantità di anticorpi contro lo spike ma è più complessa, potremo definirla "risposta cellulare". E va detto anche che gli anticorpi neutralizzanti non vengono testati. Ci sono poi diversi sistemi di analisi non confrontabili tra loro».

I contagi sono in risalita. Cosa sta succedendo?

«Sì è vero, ma si stanno stabilizzando».

In tutta Italia - dicono ministero e Istituto superiore di sanità - l'indice Rt che era a 1.26 è salito a 1,57. E anche l'incidenza continua a salire. Aumento ritenuto significativo ma inferiore rispetto a quello delle ultime settimane.

«A Ferragosto toccheremo l'apice poi i contagi inizieranno a scendere. Da vedere cosa succederà in autunno, se arriveranno nuove varianti. Credo comunque che l'andamento sarà altalenante. L'allerta deve restare alta perché non sappiamo cosa ci aspetta».

I tempi del virus. Quanto durerà ancora?

«Ci vorrà qualche anno e la vaccinazione resta fondamentale. Finita la fase di emergenza il Covid diventerà endemico, forse ogni anno faremo una dose come per l'antinfluenzale. Prendiamo per esempio l'Hiv. Esiste ma fa più la paura di un tempo. Ancora oggi si infettano 10 persone al giorno, ma non ce n'è la percezione. Ecco finirà così».

L'immunità di gregge. La raggiungeremo? Per il virologo non succederà.

«No, non riusciremo ad azzerare la diffusione della malattia ma riusciremo ad abbassare molto l'incidenza e riusciremo quindi a convivere con il virus».

In Alto Adige più di 26 mila over 60 non vaccinati.

«Non va - dice il professor Pregliasco - l'età è, tra gli altri, elemento chiave. La popolazione altoatesina deve capire il rischio che si sta prendendo».

Il vaccino ed i giovani.

«Attenzione, la variante Delta è fra loro. E nell'1% dei casi anche nei giovani si rilevano effetti pesanti e poi strascichi da Long Covid. Si tratta di sindrome infiammatoria multisistemica - parliamo di miocardite lieve - che si risolve da sola ma non è certo piacevole».

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