Politica / Lo scontro

Concessioni idroelettriche, 40 sindaci e l’Acsm chiedono lo stop alla legge Tonina, ma la giunta tira dritto (in ballo tantissimi milioni)

Un emendamento al bilancio approva la norma contestata, con l’assenza di Segnana (conflitto di interessi?) e il no di Fratelli d’Italia, la giunta si salva solo grazie alle provvidenziali astensioni di De Godenz e Filippo Degasperi

TRENTO. La giunta Fugatti ha tirato dritto e nonostante la spaccatura della maggioranza, la contrarietà delle minoranze (Pd, Futura, Patt, M5s, Azione, Verdi) e l'obiezione di una quarantina di sindaci, ha messo ai voti e fatto approvare dal consiglio provinciale la norma sulle gare per il rinnovo delle concessioni idroelettriche delle piccole e medie derivazioni.

Il controverso articolo ha ottenuto 17 voti a favore - alla fine anche quello di Luca Guglielmi (Fassa) - e 15 contrari tra cui i tre consiglieri di Fratelli d'Italia.

L'astensione di due consiglieri di opposizione Pietro De Godenz (Upt) e Filippo Degasperi (Onda Civica) ha "salvato" la giunta Fugatti visto che con 17 voti pari l'articolo non sarebbe stato approvato.

Al momento del voto mancava l'assessore Stefania Segnana, sembra per evitare un possibile conflitto di interessi.

Ieri mattina c'era stata la prova generale sulla tenuta della maggioranza con il voto sull'ordine del giorno di Alessandro Olivi (Pd) che puntava a sospendere la legge in vigore e la nuova norma prevista in assestamento di bilancio sulle gare per le concessioni delle piccole (entro il 31 luglio 2024) e medie (2027) derivazioni idroelettriche.I tre voti di Fratelli d'Italia in dissenso con la linea della giunta e del resto della maggioranza, sono stati infatti compensati da alcune defezioni tra i banchi delle minoranze. Il consigliere Pietro De Godenz (Upt) si è astenuto, mentre Lorenzo Ossanna (Patt) è uscito dall'aula proprio durante la votazione non allineandosi dunque alla posizione del gruppo espressa anche dal segretario autonomista Simone Marchiori in materia di centrali idroelettriche.

Altri voti sono mancati come quello di Ugo Rossi (Azione) che non è riuscito a votare ma era d'accordo con il resto delle minoranze. Morale, la votazione si è conclusa con 14 voti a favore, 17 contrari e 1 astenuto. Luca Guglielmi (Fassa), che pure aveva firmato l'emendamento di Fratelli d'Italia soppressivo dell'articolo della giunta, ha preferito dare ancora credito al vicepresidente Mario Tonina dal quale si aspettava una modifica di mediazione (che non c'è stata) che venisse incontro alle perplessità non solo delle minoranze e di una parte consistente di sindaci, ma anche di un pezzo della stessa maggioranza.

Alla fine comunque il ladino ha votato a favore dell'articolo.

Il vicepresidente e assessore all'ambiente Tonina ha tenuto il punto rigettando le richieste formulate dalle forze di opposizione - salvo Filippo Degasperi (Onda Civica) che ha precisato «sposo la linea autonomista di Tonina» - e ha confermato la norma presentata proponendo però un ulteriore emendamento concordato con Roma per allungare al 2029 le procedure di riassegnazione delle concessioni per le quali gli investimenti non risultano ancora ammortizzati.

Questo emendamento, però, non ha ottenuto le firme sufficienti da parte di almeno capigruppo delle minoranze (è stato firmato solo dai consiglieri De Godenz, Degasperi, Ossanna e Rossi) e quindi non è stato presentato.

Nel motivare la decisione di tirare dritto, il vicepresidente Tonina ha sostenuto che: «Se non si approvasse la legge si dovrebbe procedere da subito a gare "al buio", in ordine cronologico di scadenza, senza i presidi di norme transitorie o garanzie di sorta per i concessionari uscenti a tutela degli investimenti fatti. Con l'approvazione si aprirà la possibilità di affinare meglio i temi della produzione di energia da fonti rinnovabili. Abbiamo valutato anche le ricadute per i Comuni, che potranno partecipare e vincere le gare». Alessia Ambrosi (Fratelli d'Italia) prima del voto ha rivolto un accorato appello al presidente Fugatti: «Chiedo per favore di fermare questa norma e di approvare i nostri emendamenti. Mi rivolgo al presidente perché ricordo benissimo le battaglie quando ero nella Lega e chiedo di portare avanti battaglia come maggioranza. Non riconosco più il presidente il questa azione che va contro i nostri imprenditori, i nostri Comuni, la nostra autonomia».

Alessio Manica (Pd) ha invece osservato: «Questa norma realizzerà un danno enorme perché cristallizzerà per legge la gara e il termine del 2024 è poca cosa. Il danno sia alla forza dell'autonomia, che a mandare a gara in futuro le piccole e medie concessioni rimarrà».

Manica ha proposto di cancellare anche la legge di maggio, che è crollata oltre all'articolo in discussione nell'assestamento. Più saggio sarebbe fermare tutto. Incaponirsi per portare a casa poca cosa non giustifica nulla».

Ivano Job (Lega) ha invece difeso la scelta della maggioranza: «Negli ultimi anni abbiamo avuto pochissime concessioni e non ben distribuite. L'abitudine di prorogare e lasciare a chi viene dopo non va bene. Oggi siamo arrivati al dunque e si deve decidere non per creare disastri ma per trovare una soluzione a un problema che è lì da anni».

Pesa però la rivolta dei Comuni contro la previsione in legge provinciale delle gare anche per le piccole e medie centrali idroelettriche. Una quarantina di sindaci (in polemica con il Consiglio delle autonomie che non ha preso posizione) hanno inviato ieri una lettera, firmata anche dal presidente di Acsm spa, Giorgio Orsega, al governatore Maurizio Fugatti e tutta la giunta, per chiedere la sospensione della norma, inserita in assestamento di bilancio, che prevede la messa a gara delle concessioni idroelettriche anche piccole (entro il 31 luglio 2024) e medie (2027), come concordato con lo Stato.

La lettera dei sindaci è stata ignorata. «Considerate le gravissime conseguenze economiche e politiche per il sistema degli enti locali trentini - scrivono i sindaci - della messa a gara indiscriminata delle concessioni idroelettriche sopra i 220 kW e sotto la soglia dei 3000 kW, con la presente siamo a chiedere di eliminare l'art. 30 (quello in materia di centrali idroelettriche, Ndr.) dalla discussione del disegno di legge in modo da avviare un dialogo con i sindaci del territorio e parallelamente con il consiglio dei ministri, il ministro competente e, se necessario, con la Commissione europea».

I sindaci firmatari evidenziano che la norma prevista dalla giunta provinciale in questo assestamento di bilancio, secondo quanto richiesto dal Governo, è «peggiorativa, non tutelando nemmeno i Comuni le cui concessioni erano scadute prima del 2020, comprese quelle che aspettano un rinnovo dal 2011, che tra pochi anni andranno messe a gara. La conseguenza della legge non è immediata e per questo forse all'inizio molti sindaci l'hanno sottovalutata. Prima di deliberare su ulteriori modifiche al testo unico delle acque, chiediamo di fermarsi un attimo e avviare un dialogo provinciale, nazionale e, se necessario, europeo basato su una analisi seria e approfondite delle conseguenze economiche e politiche di questo passaggio storico».

I sindaci firmatari del documento osservano che: «Mettere a gara le concessioni idroelettriche di piccola e media portata significa togliere capacità economica (parliamo di decine di milioni di euro l'anno a livello provinciale) sulla parte corrente dei Comuni, mettendo in crisi assunzioni e servizi essenziali e di conseguenza togliere capacità a questi comuni di partecipare attraverso i fondi perequativi e di solidarietà versando somme utili alla gestione corrente di altri Comuni».

Riguardo alla scelta della Provincia di legiferare in materia, i sindaci scrivono. «Quello che lascia perplessi è come in nessun'altra Regione italiana sia stato legiferato in materia analoga in merito alle concessioni di piccole-medie derivazioni» e ricordano, come sottolineato dall'inascoltato sindaco di Sella Giudicarie, Franco Bazzoli, in una lettera inviata ai sindaci e al presidente del Consiglio delle autonomie locali, che l'Autorità garante della concorrenza non ha mai preso posizione in merito alle piccole derivazioni.

«Chiediamo dunque - concludono i sindaci - alla Giunta e al consiglio provinciale di essere irremovibili, come lo sono stati per altre questioni, sulla tutela della capacità di autonomia finanziaria dell'intero sistema degli enti locali di cui insieme alla Provincia i Comuni fanno parte».

Hanno firmato la lettera i sindaci: Michele Bertolini (Vermiglio), Laura Marinelli (Ossana), Alberto Pretti (Peio), Francesca Tomaselli (Pellizzano), Giacomo Redolfi (Mezzana), Andrea Lazzaroni (Dimaro-Folgarida), Ivan Tevini (Commezzadura), Gianluca Valorz (Croviana), Barbara Cunaccia (Malè), Lorenzo Cicolini (Rabbi), Luciana Pedergnana (Terzolas), Antonio Maini (Caldes), Gianni Rizzi (Cavizzana), Michela Noletti (Rumo), Ruggero Mucchi (Cles), Ivan Battan (Ton), Daniele Biada (Campodenno), Diego Giovannini (Sporminore), Alberto Perli (Andalo), Renato Girardi (Ledro), Matteo Degaudenz (Telve), Lorenza Ropelato (Scurelle), Claudio Voltolini (Grigno), Franco Bazzoli (Sella Giudicarie), Norman Masè (Massimeno), Enrico Galvan (Borgo Valsugana), Daniele Depaoli (Primiero-San Martino), Marco Depaoli (Sagron Mis), Federico Dalla Torre (Sovramonte), Giorgio Orsega (Acsm spa), Bortolo Rattin (Canal San Bovo), Graziella Menato (Castello Tesino), Leonardo Ceccato (Cinte Tesino), Antonio Loss (Imer), Giampiero Zugliani (Mezzano), Oscar Nervo (Pieve Tesino), Lorenzo Moltrer (Fierozzo), Luca Puecher (Frassilongo9, Andrea Fontanari (Sant'Orsola), Franco Moar (Palù del Fersina). Figurano anche i nomi dei sindaci Lorenzo Miori (Vallelaghi), Gianpaolo Bonella (Telve di Sopra), David Angeli (Cavedine) ma non le loro firme.
 

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