Sanità / Il racconto

Viviana Napoletano, medico di base: “Per noi spese, tanta burocrazia e ore al telefono”

La testimonianza della dottoressa, che lavora a Trento Sud: “L’affitto di un locale può costare anche 1.500 euro al mese. Vanno aggiunte le utenze e le spese. E in caso di malattia o ferie dobbiamo pagarsi un sostituto”

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Viviana Napoletano da vent'anni è medico di medicina generale. Prima aveva due ambulatori in città, oggi, anche per contenere le spese, ne ha mantenuto uno in piazzale Europa, a Madonna Bianca. «Una riorganizzazione della medicina territoriale è urgente - dice - perché ci sono troppe cose che non vanno».

Dottoressa, i medici di medicina generale si lamentano spesso delle spese, dei paletti che l'Apss pone, della mole di carte da compilare. Mi conferma?

Quando un medico firma la convenzione con l'Apss, almeno quando ho iniziato io, lo fa a pazienti zero, ma l'Azienda ti obbliga ad aprire un ambulatorio a tue spese entro 3 mesi dalla firma dell'accordo. Questo significa pagarsi l'affitto e, siccome si tratta di un ambulatorio, si arriva a pagare anche mille euro. Io in via Degasperi io ne pagavo 700 per 50 metri quadri. A questo poi vanno aggiunte le spese per le utenze, la connessione a internet, il materiale di cancelleria e lo smaltimento rifiuti speciali. Non solo. In caso di malattia o ferie dobbiamo trovare un sostituto e se non riusciamo, come accade in questo momento perché nessuno è disponibile, è un problema nostro. Un sostituto costa 200 euro al giorno. È vero che in caso di malattia c'è l'assicurazione, che paghiamo noi, ma questa copre l'80% e ha una franchigia di una settimana. Per non parlare del servizio di segreteria. L'Azienda riconosce parte della spesa ma ci sono tutta una serie di condizioni e infatti molti si arrangiano.

Quindi ben venga l'accordo che sindacati e Apss hanno firmato in questi giorni.

Io direi che se, e sottolineo se, verrà messo in pratica, è un buon aiuto. Poi bisogna vedere sul campo. Perché anche adesso dicono che ci sono ambulatori comunali e aziendali a disposizione, ma io non sono mai riuscita a trovarne uno libero e ci sono colleghi in piazza Lodron che pagano 1.500 euro al mese di affitto.

Le telefonate dei pazienti sono un problema per molti medici.

La segreteria sarebbe un ottimo filtro.Io passo dalle 3 alle 4 ore al telefono quando ci sono periodi di forte lavoro. E poi c'è la burocrazia che porta via tantissimo tempo. Ci sono certificati che richiedono anche un'ora di lavoro.E ancora i piani terapeutici che sono stati trasferiti a noi, come gli anticoagulanti orali.

E 1.500 pazienti da seguire.

Io mi ero autolimitata a 1.280 ma poi la cifra aumenta perché l'Azienda ha un modo tutto suo di calcolare i pazienti e sono già arrivata ad oltre 1.300. Io credo però che se si vuole seguire bene le persone non si possono superare certi numeri. Anche perché i tempi sono cambiati. Con il fatto che tutto è gratis, molti hanno alzato anche l'asticella delle pretese e viene meno anche il rispetto per il medico stesso.

Quindi l'idea che fare il medico di medicina generale a contatto con le famiglie è bello e gratificante è un po' venuta meno.

Per quanto mi riguarda sì, la poesia è svanita da un pezzo. Una volta era diverso. Oggi sono proprio cambiate le persone, ci sono più lamentele e si fa molta fatica.

Manca anche un dialogo con gli specialisti ospedalieri.

Infatti questo è un grosso problema. Io ho i miei riferimenti personali, ma a volte capita di dover chiamare qualche altro specialista ed è sempre difficile parlare con qualcuno. Ovvio che se non riesco a confrontarmi prescrivo visite specialistiche che magari con due parole si potevano evitare. Durante il Covid si sono aperte delle finestre telefoniche, ma a parte qualche raro caso, la comunicazione ospedale territorio è una linea interrotta. Fa eccezione la cardiologia che ha messo una dottoressa gentile e competente a rispondere al telefono dalle 9 alle 12, ma negli altri orari e per altri problemi? Anche con il Cup è un problema.

Noi mettiamo i Rao in base alla reale priorità e poi ci tornano i pazienti arrabbiati dicendo che le operatrici hanno detto di tornare dal medico per avere un Rao con priorità maggiore per accorciare i tempi. Finisce che devo discutere con il paziente. La questione delle liste d'attesa non lo dobbiamo risolvere noi medici di famiglia mettendo Rao non veritieri e nemmeno gli operatori della centrale Cup devono suggerire ai pazienti di tornare dai medici.

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