Scuola / La sentenza

Alunno colpito dal sasso, alla fine "paga" la maestra: 200 euro di multa più le spese

Durante la ricreazione un bimbo di sette anni ha perso due denti: in appello confermata la condanna. All’insegnante contestato il fatto di non essere stata presente

TRENTO. Era stato colpito da un sasso lanciato da un compagno durante la ricreazione. Un brutto gesto, che aveva provocato ad un bambino di sei anni la rottura di due denti. A "pagare" per quanto accaduto è l'insegnante, accusata di non avere vigilato a sufficienza sugli alunni. In appello è stata infatti confermata la condanna che le era stata inflitta dal giudice di pace di Trento: 200 euro di multa, cui si aggiungono le spese di giudizio in favore della parte civile. La vicenda risale a sette anni fa.

Durante l'ora di ricreazione i ragazzini - una settantina - giocavano nel parco davanti alla scuola, sorvegliati da tre insegnanti. Un momento di svago interrotto dalla grida del bambino, ferito da un sasso lanciato da un compagno, che gli aveva danneggiato due denti incisivi permanenti. Dopo infruttuose trattative con l'assicurazione della Provincia, la famiglia del bambino, assistita dall'avvocato Giuliano Valer, aveva sporto querela. Il contenzioso era dunque finito sul tavolo del giudice.

Secondo l'accusa, in particolare, omettendo di vigilare adeguatamente l'area di gioco degli alunni nell'ora di ricreazione, l'insegnante «non riusciva a impedire che l'alunno (...) lanciasse un sasso, che attingeva al volto e ai denti il compagno (...) cagionandogli lesioni personali gravi, consistite nella rottura di due incisivi centrali». Per la difesa, sostenuta dall'avvocato Luigi De Finis, la maestra, invece, non aveva colpevole poiché l'incidente di gioco era «imprevedibile, fulmineo, inevitabile».

Impossibile per lei controllare da vicino tutti gli alunni che giocavano. Al contrario, secondo il legale della famiglia, in questo caso non si poteva parlare di fatto accidentale e di fatto repentino poiché ci sarebbe stato un prolungato lancio di sassi che doveva essere interrotto. Nel novembre 2020, per la maestra, era arrivata la condanna, confermata ora in appello. «Pur trattandosi di una indubbia vittoria processuale, devo purtroppo ammettere che si tratta di un brutto caso - osserva l'avvocato Valer - La condanna si poteva evitare e la querela sarebbe stata ritirata se solo l'assicurazione della scuola avesse risarcito il danno - la famiglia si sarebbe accontentata di una parte, riservandosi di discutere della reale entità della lesione in altra sede - e il processo penale sarebbe finito.

Se da un lato desta indubbia amarezza pensare ad una insegnante condannata per semplice negligenza, va anche osservato che ancor più indegna è la circostanza che il piccolo alunno non ha avuto alcun ristoro per i danni subiti e i numerosi interventi ricostruttivi sono stati affrontati dai soli genitori».

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