Sanità / La trasformazione

Azienda sanitaria trentina, una rivoluzione in 18 mesi: il potere è nelle mani di pochi

Considerando nove tra i ruoli principali emerge come da gennaio 2020 a oggi la situazione sia cambiata radicalmente. E bisogna gestire pensionamenti, primari che non ci sono, caso Pedri, sanitari no-vax, riorganizzazioni

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Un anno e mezzo, una rivoluzione. L'Azienda sanitaria sta vivendo un periodo decisamente complicato, per evitare parole come bufera o caos. Niente a che fare con il Covid - anzi, da quel fronte le ultime notizie sono decisamente positive - ma una partita che si gioca tra politica, nomine, pensionamenti, dimissioni, organizzazione. Per capire basta guardare l'organigramma. L'1 gennaio 2020, considerando i 4 membri del consiglio di direzione, i 3 del servizi fondamentali (Sop, Dipartimento prevenzione e Servizi territoriali) e i 2 direttori degli ospedali principali, ovvero Trento e Rovereto, ai vertici c'erano 9 persone diverse.

Oggi, per gli stessi ruoli, ce ne sono 6, di cui una dimissionaria, due facenti funzione e una prossima alla pensione. Analizziamo: delle nove persone che gestivano la sanità poco più di un anno fa, due se ne sono andate (Paolo Bordon e Claudio Dario), due sono state ridimensionate (Rosa Magnoni, l'unica donna, ed Enrico Nava), uno è andato in pensione (Giovanni Maria Guarrera), un altro pur rimanendo, ha cambiato ruolo, è stato promosso ma ora rischia seriamente di fare la fine dei primi due (Pier Paolo Benetollo) e un altro è stato promosso (Antonio Ferro). Gli unici "highlander", resistiti alla tormenta, sono Mario Grattarola e Arrigo Andrenacci, che c'erano anche diciotto mesi fa e anzi hanno incrementato gli incarichi.

Ora veniamo al 7 luglio 2021: al vertice non c'è più Paolo Bordon ma troviamo Pier Paolo Benetollo. Almeno ufficialmente, almeno per ora, visto che qualche giorno fa si è dimesso e ora si è tutti in attesa delle decisioni dopo il colloquio con il presidente Maurizio Fugatti. Quindi è il numero uno, ad oggi, ma con a fianco un punto di domanda. Poi: nel consiglio di direzione troviamo solo nomi nuovi, con l'ingresso di Antonio Ferro, arrivato in Trentino come direttore del dipartimento prevenzione nell'aprile 2019 e oggi anche direttore sanitario, oltre a essere in pole position per un'eventuale sostituzione di Benetollo, di Andrea Maria Anselmo, nuovo direttore amministrativo e di Arrigo Andrenacci, tra qualche settimana in pensione ma nominato ad aprile di quest'anno facente funzioni dell'integrazione socio sanitaria, al posto di Enrico Nava, dimissionario protagonista del caso della vaccinazione "salta coda" alla moglie. Insomma, quattro nomi e quattro cambiamenti.

Ma oltre al consiglio di direzione, come accennato sopra, teniamo in considerazione altri ruoli chiave. Mario Grattarola è rimasto al vertice del Santa Chiara, ma al momento è anche facente funzione al vertice del Sop: il ruolo è stato lasciato sguarnito da Giovanni Maria Guarrera, che è andato ufficialmente in pensione lo scorso dicembre ma che poi ha ricevuto per altri 6 mesi l'incarico di "bed manager" (nome nuovo, compiti vecchi). A Rovereto a metà giugno è stato nominato direttore Michele Sommavilla, dopo un periodo di guida da parte di Luca Fabbri, che era però "a scavalco" con l'ospedale di Arco e quello di Tione. Per quanto riguarda Dipartimento prevenzione e Servizi territoriali troviamo due nomi già presenti nel consiglio di direzione, ovvero Antonio Ferro e Arrigo Andrenacci.

I 9 posti di vertice, quindi, sono attualmente coperti da 6 persone e ci sono 2 facenti funzione, c'è un dimissionario, c'è uno prossimo alla pensione e un altro appena nominato. Insomma, solo confrontando due organigrammi a distanza di poco più di un anno emerge una situazione di totale incertezza, con la necessità in tempi brevi di nuove nomine, con poche persone che detengono tanto potere. Senza dimenticare gli incarichi che si accumulano, come dimostra il caso di Antonio Ferro.

Nomen omen, il dottore è certamente di una lega resistente, ha il pieno e totale supporto della Lega (Fugatti e Segnana), ma è evidente che gestire contemporaneamente la più grande e complicata campagna vaccinale della storia, la riorganizzazione dell'Azienda, il caso - non solo mediatico - più complicato degli ultimi decenni (è infatti anche presidente della Commissione interna su Sara Pedri) e la questione dei sanitari no vax, è decisamente un compito difficile.

Allargando l'orizzonte, nel fotografare la situazione, non si può non tenere conto dei pensionamenti, che in queste settimane e nelle prossime stanno coinvolgendo una serie di figure apicali della sanità trentina. Basti pensare ad Annamaria Guarnier, direttore Servizio governance dei processi assistenziali, che ha salutato tutti qualche giorno fa, o a Cristina Tovazzi, direttore del Servizio delle Professioni Sanitarie, che saluterà tra qualche settimana, o Paolo Federici, Direttore del Dipartimento risorse umane.

Senza dimenticare Eugenio Gabardi o il già nominato Giovanni Maria Guarerra. In questo contesto vanno ricordati i primari che non ci sono, i medici e gli infermieri che non si trovano, la delicata questione dei sanitari no vax che potrebbe mettere in ginocchio alcuni reparti.

 

Una situazione, quindi, assolutamente complicata. Il primo passo sarà il direttore generale: dopo 12 mesi ci ritroveremo punto e a capo, con la necessità di un facente funzione (il ruolo, non solo in sanità, più "ricattabile"), di un bando, di una commissione? Si saprà entro pochi giorni: vedremo se sarà Pier Paolo Benetollo a dover gestire tutte le questioni di cui sopra, oppure se ci si ritroverà ancora nell'imbarazzante situazione di un numero uno provvisorio per tutta l'estate e tutto l'autunno.

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