Giustizia / Il caso

Imputati come ladri, ma assolti: i veri malviventi erano entrati nella casa prima di loro

Due fratelli incastrati dalle impronte digitali trovate nell’appartamento depredato con un bottino di 20 mila euro, ma al processo salta fuori che erano stati altri due (senza lasciare tracce)

TRENTO. Al termine del processo due imputati, accusati di furto, vengono assolti "per non aver commesso il fatto". Si scopre infatti che a commettere il reato non erano i due fratelli finiti a giudizio, ma qualcuno che li aveva preceduti nell'appartamento e aveva razziato tutto quel che poteva. I veri ladri erano stati attenti a non lasciare tracce, non così i due imputati che lasciando impronte sono finiti nel mirino, inevitabilmente, delle forze dell'ordine, anche se innocenti.

La vicenda risale all'estate di quattro anni fa. Il 31 di luglio una ballerina quarantenne chiama il 112 per denunciare un furto in appartamento. Al rientro a casa - un miniappartamento in zona Roncafort - dopo tre settimane trascorse all'estero la poveretta scopre che qualcuno ha svaligiato casa. Il colpo d'occhio già dall'ingresso è desolante: tutti gli ambienti erano stati messi a soqquadro. Le ante di tutti i mobili erano aperte, l'interno era stato rovistato e saccheggiato. I ladri si erano portati via persino il televisore. Alcuni cuscini erano stati tagliati per verificare se all'interno ci fossero oggetti preziosi.

Stesso trattamento al coltello veniva riservato ad un elefantino di peluche che i ladri sospettavano servisse per nascondere gioielli o denaro.

La penosa computa degli oggetti rubati - soprattutto vestiti da donna, scarpe e borse griffate e costumi di scena - consente di valutare la refurtiva in complessivi 20 mila euro. Scatta dunque la denuncia in cui la ballerina esterna anche i suoi sospetti su possibili autori del furto. Sono però le impronte digitali a condurre i carabinieri verso i principali sospettati.

I laboratori del Ris di Parma comunicano che le impronte appartengono e due soggetti noti alle banche dati delle forze dell'orine, che vivono a Trento. Il caso sembra risolto tanto che i due vengono rinviati a giudizio per furto aggravato.Le sorprese però non sono ancora finite. La difesa dei due imputati- con gli avvocati Francesco Moser e Giuliano Valer - valorizza la testimonianza di una vicina di casa della ballerina che racconta di aver notato durante l'assenza della ballerina un furgone con a bordo due uomini di grossa corporatura che indossavano tute da lavoro. Erano probabilmente i veri ladri visto che i due soggetti finiti a giudizio erano mingherlini.

Al termine del processo i due imputati sono stati assolti con formula piena: salvati dal fatto di essere entrati nell'appartamento - pare che la porta fosse rimasta aperta - che i ladri energumeni avevano appena ripulito.

«La vicenda - commenta l'avvocato Valer - potrà pure sembrare paradossale. Ed In effetti, tutto sembrava remare contro gli imputati (presenza sul posto, impronte digitali, assenza di rapporti con la persona offesa), ma rientra nella perfetta logica del processo penale i fatto di consentire alla difesa di portare tutti gli elementi a discarico e, conseguentemente, per il giudice, di dovere ritenere innocenti coloro che all'esame delle tavole processuali non potevano avere commesso il fatto. Gli autori del furto, del resto, pur di spalle, sono stati visti: erano due uomini alti oltre un metro e ottanta e dalla possente corporatura, mentre il mio assistito, benchè abbia comunque fatto ingresso in quell'appartamento, è alto solo un metro e sessantaquattro. Sì, è stato un azzardo raccontare l'intera verità e quindi confessare l'accesso a quell'appartamento, ma alla fine l'onestà ha pagato. È proprio il caso di dirlo: l'importante non è essere alti, ma essere all'altezza».

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