Vaccini / Il caso

AstraZeneca: sette regioni decidono lo stop per gli under 60. L’immunologa Viola: «La seconda dose non va fatta»

Dopo la morte a soli 18 anni di Camilla Canepa scoppia di nuovo il caos sui vaccini a vettore virale e gli stessi scienziati sono divisi

LA NOTIZIA Camilla, morta a 18 anni per una trombosi

TRENTO. Dopo la morte di Camilla Canepa, la giovane di 18 anni deceduta in Liguria per una trombosi dopo avere ricevuto il vaccino AstraZeneca scoppia di nuovo il caos sui vaccini a vettore virale, cioè lo stesso AstraZeneca e Jannsen.

Sono già sette le regioni in Italia che hanno sospeso la somministrazione di vaccini a vettore virale - Astrazeneca e Janssen - per gli under 60. A Veneto, Lombardia, Sicilia, Campania e Puglia - che avevano preso questa decisione nei giorni scorsi - oggi si sono aggiunte anche Umbria e Valle d'Aosta. L'Emilia Romagna e il Piemonte hanno ribadito di attenersi alle indicazioni di Aifa, secondo cui Astrazeneca e Johnson&Johnson sono autorizzati dai 18 anni in su ma preferibilmente somministrati alla popolazione over 60. Altre regioni, inoltre, hanno affermato di essere in attesa delle decisioni del Cts e del ministero in merito a modalità di utilizzo e somministrazioni.

I virologi si dividono.

E mentre la politica si muove in ordine sparso, anche i virologi sono divisi sul come affrontare la situazione. «Molte delle persone che recentemente si sono vaccinate con AstraZeneca, se hanno sviluppato gli anticorpi, non è indispensabile che facciano la seconda dose», dice Massimo Galli, docente di Malattie infettive all'università di Milano e direttore di Malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano. Galli ha ricordato che «AstraZeneca fu progettato inizialmente per un'unica dose, poi si vide che aveva margini abbastanza importanti di mancato successo e allora fu impostato con due dosi che complessivamente davano successo maggiore. Ma nella maggioranza di coloro che fanno la vaccinazione - conclude Galli - anche la singola dose è in grado di sviluppare una risposta immunitaria importante».

«La seconda dose AstraZeneca non va fatta», dice senza mezzi termini l’immunologa Antonella Viola. «Si dice che abbiamo un numero di casi» di trombosi «inferiori nelle seconde dosi ma questo dipende dal fatto che abbiamo fatto poche seconde dosi, non abbiamo dati a sufficienza per escludere che ci sia un rischio. Si sono verificati eventi trombotici anche a seguito delle seconde dosi. Quindi, per favore, non ripetiamo l’errore e muoviamoci verso una seconda dose diversa per i giovani, soprattutto per le donne giovani», ha detto Viola nel corso della trasmissione Otto e mezzo. «Non sottoponiamo a rischi inutili le persone, ci vuole un atto di forza per dire che la seconda dose va fatta con vaccini a mRna», aggiunge.

Di tutt’altro parere Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano. «Ad oggi nessun caso di trombosi c'è stata con le seconde dosi di vaccino. Le indicazioni sono quelle che la seconda dose può essere fatta proprio perché non c'è stato nessun caso di complicanza grave verificatosi con le somministrazioni successive alla prima. E' probabile che nel futuro si definisca, come si sta già studiando, la possibilità di mixare la vaccinazione, quindi in caso di una futura non disponibilità del vaccino Astrazeneca, e seconde dosi potranno esser fatte con Pfizer o Moderna».

Quello di Camilla, ha ricordato Pregliasco, «è il quinto decesso potenzialmente attribuibile in modo un po' più strutturato ai vaccini anti-Covid di cui uno con vaccino a mRna e quattro con Astrazeneca» rispetto a milioni di dosi somministrate. I dati, mostrano, ha concluso, «che la probabilità di morte di soggetti vaccinati complessivamente è minore rispetto alla popolazione generale».

Il ministro della salute Roberto Speranza prende tempo: «Oggi la cabina di regia e il Cts si riuniranno affinché io possa firmare le ordinanze durante la giornata».

Insomma, forse in serata se ne saprà di più

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