Ridotti i reparti Covid, ora più interventi e visite
Il direttore del servizio ospedaliero provinciale Mario Grattarola: “Attività chirurgica quasi ai livelli della programmazione estiva, ma attenzione al personale provato da tanti mesi in prima linea”
TRENTO. A Trento si era arrivati ad avere cinque rianimazioni. Tre per malati Covid e due per pazienti non Covid. Si erano trasformate sale operatorie, convertiti reparti, trasferito personale. Oggi, grazie al calo dei contagi e all'aumento dei vaccinati, è rimasta una sola rianimazione Covid a Trento e una Rovereto con numeri relativamente bassi. «Questa mattina (martedì 1 giugno per chi legge, ndr) c'erano 6 pazienti Covid nella rianimazione di Trento e 3 in quella di Rovereto a conferma che le cose vanno decisamente meglio. Anche l'attività, sia chirurgica che ambulatoria, è ricominciata in tutti gli ospedali. In particolare Cles, Cavalese, Borgo e Arco sono covid free, mentre a Trento e Rovereto registriamo ancora una coda della pandemia».
É moderatamente ottimista Mario Grattarola, direttore del Sop (servizio ospedaliero provinciale). In molti ospedali, dice, l'attività è tornata ai livelli pre Covid. A Trento e Rovereto, dove pazienti con il virus sono ancora presenti, parte del personale è invece ancora impegnato su questo fronte e dunque, inevitabilmente, ci sono settori che ancora sono rallentati.
«Al S. Chiara - spiega Grattarola - stiamo facendo poco meno di quanto si faceva prima del Covid durante la programmazione estiva e la speranza è di riuscire a mantenere questo livello. Siamo sulle 70 sedute operatorie a settimana».Come è facile intuire ci sono settori che più di altri hanno sofferto in questi lunghi mesi di pandemie e liste d' attesa che faticano ad accorciarsi.
«Sicuramente l'ortopedia è uno dei settori che a Trento ha maggiormente sofferto, un po' perché parte del reparto era occupato per il Covid e poi perché tutta la parte traumatologia è stata concentrata qui. A questo si aggiunge la difficoltà a trovare specialisti in questo settore. Mentre in altre specialità ci si sta allineando alla situazione pre Covid, come ad esempio per la senologia, per l'ortopedia ci vorrà un po' di tempo. Stesso discorso per la chirurgia minore. C'è qualche ipotesi di aumentare l'attività tenendo però conto che il personale ha lavorato molto i questi mesi e chiedere un ulteriore sforzo potrebbe risultare troppo. Dobbiamo tenere conto della stanchezza di chi ha lavorato così tanto in prima linea». Che le cose stanno piano piano andando meglio lo si vede dalla riduzione dei contagi, dei morti e dei ricoveri, ma anche dalla riorganizzazione dei reparti.
«Al S. Chiara in questi giorni libereremo anche la pneumologia e quindi la settimana prossima per i pazienti Covid rimarranno solo i reparti di malattie infettive e rianimazione», aggiunge Grattarola sottolineando anche che da quest'inverno è stata aperta anche la rianimazione neurochirurgica che oggi sta lavorando come rianimazione generale e che permette di avere dieci posti in più per quei pazienti che necessitano, spesso post intervento, di un posto letto in questo reparto.
«I numeri sono confortanti ma non è ancora finita. In rianimazione c'è stato un abbassamento notevole dell'età media dei pazienti Covid. Nelle scorse settimane abbiamo avuto ricoverato anche un ragazzo di 32 anni che fortunatamente ora è uscito», rivela il direttore del Sop. Dopo il periodo delle visite rallentate se non bloccate, ora anche la parte ambulatoriale sta tornando alla "quasi" normalità.
«Ci sono ambiti, come quello della maxillo facciale dove ancora ci sono una serie di precauzioni e un maggior distanziamento tra un appuntamento e l'altro per consentire la pulizia dei materiali, ma in generale tutto sta ripartendo. Rimane una parte, percentualmente più bassa, di televisite, soprattutto per controlli e follow up, modalità che si è rivelata fondamentale durante la pandemia e continua ad essere utile».Ora rimane il problema della stanchezza del personale che chiede di poter tirare un po' il fiato mentre le richieste che arrivano dai pazienti vanno in direzione contraria. «É stato fatto un grosso sforzo per mantenere la dotazione di persone ma il problema è che è molto difficile reclutarne di nuovo, soprattutto in alcune speciali».
Intanto, a livello nazionale, è uscito l'ultimo report Salutequità sulle cure mancate nel 2020. A livello nazionale iI ricoveri sono stati il 17% in meno rispetto al 2019. 144,5 milioni di prestazioni in meno anche nell'ambito della specialistica ambulatoriale.