Ospedali / La decisione

«Cure intermedie» resta al San Camillo, la giunta conferma il taglio da 20 a 11 posti letto

Dopo la bufera del 2019, quando il reparto venne tolto alla Rsa de Tschiderer, ora Segnana e Fugatti confermano la scelta di allora per un servizio essenziale e delicato
IL CASO L'articolo del 2019 con la polemica

TRENTO. Non si è mai capito perché la giunta provinciale chiuse con un colpo di spugna il progetto delle «cure intermedie»da 20 posti alla Rsa de Tschiderer di Trento, per trasferirlo al San Camillo (quasi dimezzando i letti, passti a 11. Qualcuno (il consigliere Degasperi) ci fece una interrogazione, alludendo anche al fatto che il numero uno della sanità trentina (il dottor Ruscitti) era stato per molti anni il «generale» della Provincia Camilliana di Milano. Allusione respinta sdegnosamente nella risposta. Ma ora arriva la conferma della scelta: gli 11 posti letto (che prima erano 20) riservati a malati che escono dal Santa Chiara, ma non sono ancora pronti per il domicilio, restano nella clinica privata di via Giovanelli a Trento.

Spiega un comunicato stampa della giunta: «Un altro passo in avanti nell’opera di potenziamento della rete provinciale delle cure intermedie, posti letto territoriali a prevalente gestione infermieristica. La Giunta provinciale, su proposta dell’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Segnana, ha autorizzato con delibera la messa a regime, presso l’ospedale San Camillo di Trento, di un nucleo di cure intermedie di 11 posti letto. Si tratta di una disponibilità che deriva a sua volta dalla conversione di altrettanti posti letto RSAO accreditati (sigla che sta per Residenza sanitaria assistenziale a sede ospedaliera)».

In realtà non è un «passo avanti» né un potenziamento, ma solo una riconferma, compreso il taglio da 20 a 11 posti letto. Infatti il comunicato precisa: «Viene così confermata la sperimentazione avviata nel novembre 2019, per un anno, presso la struttura classificata ed equiparata. Un’attività che era stata sospesa nel corso del 2020 per motivi legati all’emergenza pandemica da Covid-19. E che ora - considerato il miglioramento del quadro epidemiologica, come si riconosce nella delibera - si intende riattivare e consolidare».

Per piazza Dante «All’istituzione dei posti letto di cure intermedie sono legati precisi obiettivi in termini di efficienza della risposta sanitaria e assistenziale: la finalità è infatti migliorare, in particolare sull’area di Trento, i livelli di appropriatezza dei ricoveri ospedalieri e di efficienza delle cure attraverso una struttura a valenza territoriale per la dimissione protetta e la presa in carico post ricovero, nonché per l’assunzione del bisogno di salute prima dell’insorgere o del riacutizzarsi della malattia, anche tramite una gestione attiva della cronicità sul territorio.

Con la delibera approvata la Giunta conferma inoltre il mandato ad Apss, a cui fa capo il coordinamento della rete delle cure intermedie, di sviluppare e aggiornare un sistema di monitoraggio dei nuclei presenti sul territorio provinciale e del livello di soddisfacimento del fabbisogno, individuando gli interventi da attuare per il miglioramento dell’assistenza da parte degli erogatori».

Sui veri motivi per cui questo servizio sia stato tolto alla de Tschiderer (leggi: alla Curia) per consegnarlo ai Camilliani è ancora nebbia fitta. Ma di questo occorre interrogare la politica, non la sanità.

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