Enti locali / Il caso

Spese dovute al covid, i Comuni trentini ora rischiano la sanzione

A rappresentare un problema per molti municipi è il n termine perentorio del 31 maggio 2021 posto dallo Stato per la presentazione formale dei documenti sulla perdita di gettito connessa all'emergenza. L'obbligo di certificazione passa per la Provincia ed è braccio di ferro con il Consiglio delle autonomie locali

di Domenico Sartori

TRENTO. Sono in allarme, i Comuni trentini. Perché, causa Covid-19, rischiano di essere sanzionati, sotto forma di minori entrate future.

Suona come una beffa. Ma tant'è.

E nell'ultima seduta del Consiglio delle autonomie lo sconforto e la rabbia sono emersi in tutta evidenza, con un doppio "no" alla scelta della giunta provinciale di sanzionarli "per la ritardata o mancata presentazione della certificazione".

L'oggetto del contendere è l'articolo 106, comma 1, del decreto legge n. 34 del 2020, con cui è stato istituito il "Fondo per l'esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali".

Lo scopo del fondo è quello di assicurare a Comuni, Province e Città metropolitane le risorse necessarie per continuare ad esercitare le loro funzioni, "anche in relazione alla possibile perdita di entrate connessa all'emergenza sanitaria in atto".

La ratio è chiara: se un Comune ha supportato dei costi imprevisti (ad esempio per sanificare gli uffici) o perdite, cioè minori entrate, altrettanto impreviste (per affitto locali, mancati dividendi da partecipate), lo Stato interviene e ristora.

C'è però un problema, per nulla secondario.

Lo stesso Stato ha messo in legge un termine perentorio, il 31 maggio 2021, per certificare la perdita di gettito connessa all'emergenza Covid-19, «al netto delle minori spese e delle risorse assegnate a vario titolo dallo Stato a ristoro delle minori entrate e delle maggiori spese», utilizzando per la rendicontazione l'apposito applicativo web del Mef, il ministero dell'economia e delle finanze.

Un termine perentorio che molti Comuni, soprattutto quelli piccoli, fanno una enorme fatica a rispettare. Con il rischio conseguente di essere sanzionati. Come e quanto? È lo stesso decreto 104 a stabilirlo: gli enti locali che trasmettono fuori termine la certificazione «oltre il termine perentorio del 31 maggio 2021, ma entro il 30 giugno 2021, sono assoggettati a una riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio, dei trasferimenti compensativi o del fondo di solidarietà comunale in misura pari all'80% dell'importo di risorse attribuite».

Una batosta. Se poi, la rendicontazione arriva in luglio, la sanzione aumenta al 90%, «da applicare in tre annualità a decorrere dal 2022».

Ancora peggio per chi sfora il 31 luglio: sanzione al 100%.

Avendo competenza esclusiva in materia di finanza locale, in Trentino (idem in Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta), gli obblighi di certificazione passano per la Provincia.

È infatti alla Provincia, che da Vignola Falesina a Trento, va presentato il rendiconto, certificato da una firma del sindaco, del responsabile dell'area finanziaria e dal revisore dei conti del ComuneLa Provincia è quindi tenuta ad applicare quanto sopra.

L'assessore Mattia Gottardi lo ha spiegato nella seduta di mercoledì scorso al Consiglio delle autonomie locali, e non ha potuto che incassare un grosso "no" all'impianto sanzionatorio previsto.

Il giorno dopo, il Cal ha messo per iscritto le ragioni dell'opposizione.

Quello successivo, venerdì, la giunta Fugatti ha comunque deliberato come lo Stato impone.

II Cal aveva evidenziato «la sproporzione delle sanzioni previste rispetto ad adempimenti di natura meramente formale», eccependo che, nonostante la sua cogenza, la normativa nazionale sia traslabile in via pattizia nell'ordinamento provinciale.

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