Giustizia / Il caso

Otto anni di violenze alla moglie, botte anche quando era incinta: a processo

Imputato un giovane nordafricano, la moglie trentina ha raccontato abusi sessuali, percosse e un clima di violenza anche davanti ai due bambini

di Marica Viganò

TRENTO. Otto anni di violenze fisiche e psicologiche, di insulti e di abusi. Lei lo amava e lo temeva, lui evidentemente approfittava della debolezza della compagna. Una situazione delicatissima, di equilibrio precario, in cui hanno vissuto anche i due bimbi della coppia.

Il giovane, oggi trentenne, è accusato di violenza sessuale, maltrattamenti, atti persecutori nei confronti della ex. C'era anche lui ieri in tribunale, accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria in quanto attualmente detenuto in carcere per altri reati; ha assistito all'udienza e alle deposizioni dei testimoni.

Il quadro accusatorio - che viene contestato dall'avvocato della difesa, Zeno Perinelli - è pesante: la ex compagna trentina, madre dei suoi due figli, ha denunciato le vessazioni piccole e grandi patite fin dall'inizio della relazione ed evidenziato le violenze fisiche che non l'hanno risparmiata neppure quando era incinta. Se in principio c'erano i lividi sul volto di lei lasciati dagli schiaffi e le labbra gonfie per le botte, la situazione era peggiorata nel periodo della gravidanza: incinta del primo figlio era caduta a terra per la violenza di una sberla e poi raggiunta da un calcio sul fianco; pure quando aspettava il secondo bimbo, il compagno, sotto l'effetto dell'alcol, l'aveva picchiata sulla pancia.

L'imputato, originario del Nord Africa, è anche accusato di violenza sessuale per aver preteso in più occasioni rapporti contro la volontà della giovane, talvolta alla presenza di altre persone. Numerosi gli episodi che la vittima ha messo nero su bianco: quando era stata costretta a chiudersi in camera per non farsi vedere dagli amici di lui; la volta in cui lui, ubriaco, la buttò giù dal letto insultandola e picchiandola, perché sospettava che avesse un altro uomo; quando, nel giorno della festa della donna, lei gli chiese 10 euro e lui la picchiò; l'episodio in cui il giovane aveva rotto il portone dell'abitazione della mamma di lei, la nonna dei bimbi.

La ragazza non si ribellava non solo per la paura di essere picchiata.Le minacce dell'ex di portarle via i figli erano all'ordine del giorno. Tante le intimidazioni: il giovane, con in mano le foto intime della compagna, aveva minacciato di divulgarle all'assistente sociale, al tribunale dei minori e alla madre di lei, per metterla in cattiva luce.

L'imputato, assistito dall'avvocato Perinelli, nega questa ricostruzione del rapporto, ma ci sono alcune testimonianze, tra quelle sentite ieri, che confermerebbero la versione di lei.Il distacco completo tra la vittima e l'ex è stato possibile grazie all'arresto di lui per altro reato e alla detenzione in carcere.La ragazza, difesa dall'avvocato Marcello Paiar, ora sta cercando di lasciarsi alle spalle quel lungo periodo buio della sua esistenza, sta cercando di ricostruirsi una vita con i suoi figli. Senza più chiamate del giovane e senza più minacce può guardare il futuro con maggiore serenità. Serviranno soprattutto ai suoi bimbi quei 50mila euro che lei, che si è costituita parte civile, ha chiesto come forma di ristoro per le violenze patite. Il processo è stato rinviato al prossimo novembre.

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