Università / La richiesta

Nuovo ospedale di Trento, il rettore chiede spazi per la Facoltà di Medicina

Le aule sono oggi in affitto a palazzo Consolati, ma sarebbe auspicabile la collocazione nel nosocomio, dove gli studenti poi possano svolgere anche il tirocinio in corsia

TRENTO. La Scuola di Medicina all'interno del Nuovo ospedale del Trentino, o nelle immediate vicinanze. Il nuovo rettore, Flavio Deflorian, la considera una soluzione ideale, quasi naturale per l'indispensabile legame che la didattica deve avere con l'attività clinica, soprattutto nella fase di specializzazione degli studi universitari. E dunque nel momento della valutazione del progetto della Guerrato sarà un elemento che verrà senza dubbio messo sul tavolo.Attualmente il progetto del Not è a livello di elaborazione preliminare e la procedura, dopo che il Consiglio di Stato ha attribuito definitivamente la realizzazione dell'opera all'impresa di Rovigo, prevede che l'elaborato venga illustrato ai soggetti territoriali coinvolti i quali potranno proporre eventuali modifiche che l'impresa dovrà recepire in fase di elaborazione del progetto definitivo.

«Immagino che verremo contattati anche noi - confida il rettore Deflorian - e in quella fase potremo valutare se c'è la possibilità di avere degli spazi».

Attualmente la scuola universitaria, nata nell'autunno scorso con i primi 60 studenti, è ospitata a Palazzo Consolati e così sarà per qualche anno, senza necessità per ora di spostamenti sul campo, cioè al Santa Chiara. «Chiaro che a Medicina nei primi due o tre anni c'è una didattica pre clinica che non ha direttamente a che fare con le strutture ospedaliere - fa presente il rettore - ma poi negli anni successivi la vicinanza avrebbe senso, compatibilmente con la possibilità di ricavare spazi. Diciamo che è quello che succede normalmente dove esistono ospedali che interagiscono con una struttura universitaria. Nel caso del Not credo che già originariamente sia prevista la possibilità di svolgere attività seminariali e didattiche e probabilmente ci sono già aule destinate ad attività interne di formazione e aggiornamento. In questo caso bisogna capire se possono essere riviste per la Scuola di Medicina. Io mi auguro di sì perché credo sia nell'interesse di tutti.»

Deflorian pensa a 5 o 6 aule con qualche struttura di servizio attorno. «Non stiamo parlando di strutture gigantesche ma comunque un certo impatto c'è» ammette. Una ipotesi che l'ingegner Raffaele De Col, dirigente provinciale responsabile per le grandi opere, non esclude: «Il progetto dovrà essere verificato dall'Azienda sanitaria ed eventualmente integrato, poi sulla base di quelle integrazioni si firmerà il contratto».

Resta da capire se ci sarà lo spazio per Medicina all'interno dei volumi previsti o se invece si troverà una collocazione nelle immediate vicinanze del Not.Sicuramente non sarà oggetto di discussione in questa fase il Polo della Vita, campus biomedico che il sindaco Ianeselli ha inserito nel suo programma e che vedrebbe bene in quella parte di città. Nel confronto avuto con la giunta comunale dopo il suo insediamento il rettore, che condivide l'idea, ne ha accennato con l'assessora all'urbanistica Monica Baggia, ma siamo ancora a livello di suggestioni tutte da approfondire. Certamente è un'idea che coinvolgerà l'Università e i suoi centri di ricerca, il Cibio prima di tutto. Anche in questa prospettiva Deflorian conferma che la sede del Cibio rimarrà a Povo ed esclude qualsiasi ipotesi di spostarla a Rovereto, come avrebbe voluto l'assessore provinciale alla ricerca Achille Spinelli. «Quella ipotesi era nata senza approfondimenti che avrebbero mostrato l'esistenza di difficoltà intrinseche» afferma il rettore. Chiudendo il discorso.

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