Covid / Il caso

La moglie di Nava e quelle vaccinazioni-spettacolo per le telecamere Rai, le domande di Lucia Coppola

Una sessione speciale messa in scena per l’intervista a Segnana e Ferro, ora la consigliera dei Verdi vuole sapere chi l’ha autorizzata e chi sono stati coloro che hanno ricevuto la dose (oltre alla signora giudice)

LA NOTIZIA: Vaccinazioni per la passerella di Segnana ad Agorà

TRENTO. L’inchiesta interna all’Azienda Sanitaria ha svelato che la moglie del dottor Enrico Nava – la giudice Alma Chiettini – fu vaccinata (pur non avendone diritto) durante una sessione vaccinale «speciale» inscenata per la trasmissione televisiva della Rai «Agorà», che in quella occasione intervistò anche la assessore provinciale Stefania Segnana e il dirigente dottor Antonio Ferro. 

I verbali della commissione di inchiesta svelano che – per quella sessione straordinaria – l’Azienda Sanitaria cercò «volontari» da vaccinare in favore di telecamera. Ma – come comunicato dal vertice – «la moglie di Nava fu l’unica persona esterna all’Azienda ad essere vaccinata in quell’occasione». E gli altri «volontari», pare di capire, erano tutti dipendenti dell’Azienda stessa.

Sul caso vuole vederci chiaro la consigliera provinciale Lucia Coppola dei Verdi, che ha presentato una apposita interrogazione.

«La cronaca di questi giorni, con dovizia di particolari, racconta con precisione i motivi per i quali la moglie dell’ex direttore per l’integrazione sanitaria dell’APSS è stata vaccinata contro il COVID-19, benché non si trovasse in alcuna circostanza che prevedesse la vaccinazione con precedenza assoluta.

Emerge – dice Coppola – una ragione molto banale e che nulla ha a che vedere con il piano vaccinale (al 5 gennaio ancora molto confuso e generico). La Rai, per la trasmissione Agorà, aveva bisogno di immagini da trasmettere durante l’intervista all’ass. Segnana e al dott. Ferro, immagini che documentassero l’efficienza del sistema vaccinale in Trentino.

Per tale ragione l’Azienda sanitaria, investita della questione, – non avendo molto tempo per organizzare il set – ha cercato dei volontari all’interno dall’Azienda presso la Centrale Covid e il Dipartimento prevenzione ai quali, inaspettatamente, si è aggiunta la moglie del Dirigente dell’Azienda sanitaria per l‘integrazione socio-sanitaria, ora rimosso e destinato ad altro incarico (sempre dirigenziale), dopo una indagine promossa dal Direttore generale dell’ APSS, che ha poi trasmesso gli atti alla Commissione di disciplina.

Dall’indagine svolta, fortunatamente, non emergono altri casi di ”salta fila”, tuttavia è assai sgradevole che l’unico caso emerso sia stato organizzato da personale dell’Azienda sanitaria e per di più nell’ambito di un siparietto per la trasmissione Agorà. La Rai sicuramente dispone di immagini di repertorio adeguate al caso e quindi non si capiscono le ragioni per autorizzare riprese in ambito ospedaliero: chi le ha autorizzate? Le persone riprese sono state informate ed hanno espresso il consenso ad essere riprese? Le persone sottoposte a vaccino, chiamate in fretta e furia il giorno prima, rientravano fra quelle che dovevano essere vaccinate prioritariamente (forse si potevano vaccinare infermieri/e addette al trasporto in ambulanza di malati Covid o personale quotidianamente a contatto con ammalati Covid, ma su questo chiarirà il Direttore generale e potrebbe essere che i “salta fila” involontari siano stati più di uno)? Domande allo stato prive di risposta.

Nei giorni scorsi – raccvonta Coppola – la trasmissione televisiva Report ha trasmesso un’ inchiesta sul vaccino Sputnik, prodotto in Russia. L’inchiesta si è svolta, come è naturale, a Mosca e i giornalisti sono stati ricevuti dall’inventore del vaccino russo, hanno potuto visitare uno degli stabilimenti e un centro di vaccinazione per dimostrare ai giornalisti di Report che i russi si fanno vaccinare in numero elevato e sono soddisfatti del vaccino. Ma a telecamere spente si è potuto verificare che a sottoporsi al vaccino non c’era quasi nessuno, come se ai russi poco importasse la vaccinazione. 

Due siparietti – distanti migliaia di chilometri – per dimostrare agli spettatori l’efficienza del sistema di vaccinazione che ancora in realtà non esisteva o muoveva i primo passi. Fortunatamente dopo un paio di mesi in Trentino le vaccinazioni si fanno e semmai il problema non è la logistica, ma la disponibilità di vaccini (in questi giorni, ad esempio, sono stati raddoppiati i tempi di somministrazione della seconda dose, sperando che in qualche modo il vaccino funzioni lo stesso). E, bontà sua, anche la moglie del direttore avrebbe potuto essere vaccinata come tutti gli altri, rispettando i tempi previsti.

Personalmente ritengo che il personale (medici, infermieri e tecnici) addetto alle vaccinazioni svolga il proprio lavoro con dedizione e proprio per questa ragione l’episodio segnalato possa alimentare sospetti e gettare discredito su chi lavora seriamente e con impegno, soprattutto se non viene fatta chiarezza ad ogni livello e assunti i provvedimenti conseguenti.

Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia e l’Assessora alla sanità per sapere:

a. chi ha autorizzato le riprese Rai, a supporto della trasmissione Agorà, in un ambulatorio ospedaliero;

b. con quali criteri sono stati selezionati i volontari, scelti fra il personale sanitario, da sottoporre a vaccinazione;

c. per quale ragione è stata ricompresa fra coloro che dovevano essere vaccinati la moglie dell’ex direttore per l’integrazione sanitaria dell’APSS che non ha alcun rapporto con l’Azienda sanitaria, e chi abbia autorizzato questa decisione;

d. se nell’inchiesta svolta dal Direttore generale sono emerse responsabilità dell’ex direttore per l’integrazione sanitaria, per quale ragione, anziché assegnargli un altro ruolo dirigenziale, non è stato sospeso dal servizio».

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