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Si scioglie la società dei privati dell’aeroporto Catullo, perdite per 12 milioni

In ballo un ulteriore investimento da 60 milioni, la provincia di Trento dovrebbe metterne 5: la spiegazione di Mario Malossini, vicepresidente

di Domenico Sartori

TRENTO. I soci pubblici di Aerogest srl hanno deciso di sciogliere la società attraverso cui sono i primi azionisti di Aeroporto Catullo spa, la società che ha in gestione l'aeroporto di Verona e, attaverso GDA spa (Gabriele D'Annunzio Handling spa di Montichiari), anche quello di Brescia.

Aerogest, che possiede il 47,02% del capitale di "Aeroporto Catullo di Verona Villafranca spa", ha quattro soci: la Camera di commercio di Verona (39,05%), la Provincia autonoma di Trento (30,27%), la Provincia di Verona (20,71%) e il Comune di Verona (9,98%). La srl fu costituita nel 2014, allo scopo di rafforzare il legame tra gli enti pubblici e attraverso il veicolo societario orientare gli obiettivi e le strategie di gestione e sviluppo dei due areoporti di Verona-Villafranca e Brescia-Montichiari.

Avere, nella sostanza, voce in capitolo nella gestione industriale affidata al gruppo Save di Enrico Marchi (Save spa ha il 41,65% della società Aeroporto Catullo, ndr), che ha il controllo dell'intero sistema aeroportuale del Nord Est, avendo in gestione anche gli aeroporti di Venezia e Treviso.

Il fatto che Aerogest venga sciolta (domani si tiene l'ultima assemblea, ndr) non fa venir meno l'"alleanza" (con un nuovo patto sociale) tra i soci pubblici, perché le quote societarie verranno attribuite in modo proporzionale ad ogni socio. In concreto, vuol dire che la Provincia di Trento parteciperà direttamente alla Aeroporto Catullo spa con un 14,23% del capitale, che corrisponde al 30,27% posseduto in Aerogest.

La ragione ufficiale dello scioglimento sta nel fatto che dopo tre anni di bilanci in perdita i soci pubblici non potevano ricapitalizzarla e quindi partecipare all'aumento di capitale di Aeroporto Catullo. In realtà, il momento è delicato. L'aeroporto, causa Covid, ha visto un crollo di passeggeri: dai 3,7 milioni del 2019 al milione del 2020, con un risultato negativo a bilancio per circa 12 milioni di euro.

Ma non è questo che preoccupa, e lo stesso presidente di Save ha spiegato nei giorni scorsi a l'Adige che c'è attesa per la ripartenza: prima o poi, la gente tornerà a volare. A preoccupare è l'attuazione del "Progetto Romeo" sull'aeroterminal pro 2026. Prevede interventi di riqualificazione e ammodernamento del "Catullo" per 60 milioni di euro. A questo scopo, è previsto un aumento di capitale, in una prima fase, di 35 milioni di euro. Per la Provincia di Trento, un esborso di circa 5 milioni di euro. Che non è un problema, se il "Catullo", nel cui cda la Provincia è rappresentata da Mario Malossini, vicepresidente, rafforzerà la collaborazione con il Trentino.

«L'immagine del Trentino, per chi arriva in aeroporto, dovrà emergere di più» spiega Malossini «ma su questo c'è un impegno preciso, per l'autunno, che Marchi ha assunto con il presidente Fugatti, in modo che sia più percepibile il legame con il Trentino e le Dolomiti. Anche in funzione delle Olimpiadi 2026». Strategico è poi il potenziamento del collegamento ferroviario con la stazione dei treni Porta Nuova (la decina di km è ora servita da una navetta, ogni quarto d'ora). «L'ipotesi della Regione Veneto» dice Malossini «è di sfruttare i fondi del Recovery Fund per realizzare il nuovo collegamento ferroviario». Il contesto, però, è quello dei rapporti complicati tra i soci pubblici veronesi e Save. Temono che il gruppo di Marchi aumenti il suo peso azionario in Aeroporto Catullo spa e, in questo, lo scioglimento di Aerogest li aiuta.

Ma che accadrà quando sarà necessario un ulteriore aumento di capitale a supporto del piano investimenti? Peraltro, la partnership con Save è quella che ha permesso di tirare fuori dai guai il "Catullo". Malossini spiega: «Per noi i rapporti con Save sono buoni e ci permettono di ragionare in una ottica di rete aeroportuale del Nord Est, per rafforzare l'attrattività dei territori, dal Garda alle Dolomiti trentini, passando per le Dolomiti venete».

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