Agricoltura / Il freddo

Gelate notturne, i tecnici di Fem: “I danni al ciliegio e al melo verranno quantificati nei prossimi giorni”

Da una prima analisi meteorologica risulta che la gelata di questa notte ha avuto temperature simili al 1997 ma con durata decisamente maggiore. Infatti le basse temperature del 17-18 aprile 1997 si sono mantenute per circa 8-9 ore mentre stanotte hanno raggiunto le 13 ore

LE FOTO Il ghiaccio sui fiori per proteggere i campi
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Gli alberi sembrano sculture di ghiaccio

SAN MICHELE ALL’ADIGE. Le gelate tardive che hanno contraddistinto le ultime due notti sono state caratterizzate da temperature molto basse mantenute per parecchie ore, aspetto che ha determinato un danno alle colture ancora maggiore.

Le colture più colpite in Trentino sono sicuramente il ciliegio ed il melo. I tecnici FEM fanno notare che quest'ultimo, nelle zone di fondovalle, ha raggiunto lo stadio fenologico di piena fioritura, molto sensibile alle basse temperature che determinano, nel caso di danno, la perdita irrimediabile del fiore o del frutticino appena formato. In collina ed in montagna lo stadio fenologico è quello da bottoni rosa-mazzetti divaricati fino a mazzetti affioranti in montagna, stadi che resistono a temperature di gelo inferiori. Ma le condizioni di questa notte hanno sicuramente determinato dei danni che dovranno essere quantitativamente verificati nei prossimi giorni.

Il ghiaccio sui fiori per proteggere i campi

Gelate sul Trentino, attivati gli impianti antibrina. E il risultato agli occhi di chi guarda i campi "bianchi" è davvero spettacolare

Servizi FEM attivi 24 ore su 24

Gli agricoltori sono stati informati con i bollettini di previsione agrometeo emessi da Meteotrentino e, durante le due notti di gelo, allertati tempestivamente e frequentemente (nella notte tra il 6 e il 7 ogni 3 ore) con oltre 41.000 sms inviati dalle 40 stazioni meteo FEM dotate di sensori antibrina. Dal 2020 gli oltre 1.200 utenti iscritti al servizio ricevono gli allarmi in base alla coltura (melo o ciliegio) che si attivano a soglie diverse di temperatura in base alla fase fenologica critica.

Gelata memorabile durata ben 13 ore, simile al 1997 e 2017

Questa gelata così estesa e lunga ricorda gli ultimi eventi gravi del 1997 e, più recentemente, del 2017 che causarono importanti danni alla produzione di mele. Da una prima analisi meteorologica risulta che la gelata di questa notte ha avuto temperature simili al 1997 ma con durata decisamente maggiore. Infatti le basse temperature del 17-18 aprile 1997 si sono mantenute per circa 8-9 ore mentre stanotte hanno raggiunto le 13 ore. La differenza è rappresentata dalla diversa fase fenologica che potrebbe in alcune zone tardive aver limitato i danni.

Gli alberi sembrano sculture di ghiaccio: è l'effetto degli impianti antibrina

Più che alberi sembrano sculture di ghiaccio: è l'effetto degli impianti antibrina attivati nella notte per evitare che le gelate possano danneggiare le fragili gemme degli alberi in ripresa vegetativa. Qui siamo in un frutteto a Pergine Valsugana.

L’azionamento degli impianti a pioggia sovrachioma antibrina, ove presenti, può aver ridotto, ma non azzerato, la percentuale di danno. Infatti la situazione complessiva di temperature molto rigide e di bassa umidità relativa, oltre al numero di ore di gelo, hanno messo in crisi anche un sistema ampiamente collaudato come quello dell’irrigazione antibrina.

Ciliegio e vite: la situazione

Il ciliegio è una coltura estremamente sensibile alle gelate primaverili, sia nelle fasi precoci ma in particolar modo nel momento della fioritura.

La fase fenologica della Kordia, la varietà più diffusa in Trentino, al momento delle scorse gelate è abbastanza diversificata: nelle zone più tardive, a seconda dell’appezzamento, lo stadio fenologico osservato è da punte verdi avanzate a bottoni fiorali visibili mentre in fondovalle e nelle zone collinari più esposte è la fioritura. Viste le temperature raggiunte (nelle zone altimetriche più elevate si sono registrati i -6 /-7°C), specialmente dove non è stata eseguita difesa attiva si osservano danni quantitativi abbastanza importanti.

I metodi adottati per la protezione dei ceraseti sono stati l’azionamento di impianti anti brina, principalmente in fondovalle, e l’accensione di stufette a pellet o di candele di paraffina (da parte di circa 40 agricoltori) soprattutto nelle zone collinari e montane. La gestione della difesa attiva è stata difficile per gli agricoltori, che si sono trovati ad affrontare temperature minime molto severe, gelate di lunga durata, spesso accompagnate da presenza di vento. Nei prossimi giorni, con ulteriori controlli sarà possibile avere un quadro più completo sia dell’entità del danno nelle varie zone che dell’efficacia della difesa attiva adottata.

Per quanto riguarda la vite, le valutazioni saranno fatte nei prossimi giorni, anche se i primi riscontri non sembrano così negativi come su altre colture.

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