Entro ottobre 800 mila vaccini contro il Coronavirus: ecco come si muoverà l’Azienda sanitaria
Il direttore Benetollo: “Anche il personale amministrativo potrebbe essere coinvolto direttamente presso i centri vaccinali. Per somministrare 35/40 mila dosi settimanali bisognerà impiegare tra le 220-250 unità tempo pieno equivalente giornaliere”
TRENTO. Una vera e propria chiamata alle armi. Bisogna accelerare, e molto, perché, scrive l'Azienda sanitaria, «la campagna che sta entrando a regime è una delle azioni di sanità pubblica più imponenti della storia dell'umanità ed è il solo e unico strumento in grado di portarci fuori dalla pandemia».
Ecco quindi i cambiamenti: servono 220-250 unità a tempo pieno, servono 7 mesi di tempo, servono grandi spazi coperti, drive through, sedi vaccinali, serve anche il personale amministrativo, serve una riorganizzazione totale del sistema, serve un bando per l'acquisto di prestazioni orarie aggiuntive e di ore straordinarie, servono i volontari, servono i soldi per assunzioni straordinarie, servono gli specializzandi e i pensionati, servono i sabati e le domeniche e gli orari serali.
A chiamare e sensibilizzare le "truppe" sono il "comandante", ovvero il direttore generale dell'Azienda sanitaria Pier Paolo Benetollo, e i più alti in grado, ovvero il Consiglio di direzione dell'Apss. Che nelle scorse ore hanno scritto a tutto il personale. Tutto, nessuno escluso. Per spiegare quello che sarà necessario fare bastino due frasi e due numeri: «Abbiamo stimato che, da qui al mese di ottobre, dovremo somministrare circa 800.000 dosi per raggiungere il target di popolazione vaccinata contro il Coronavirus, obiettivo che (variabili permettendo) ci consentirebbe di azzerare, o quanto meno sensibilmente ridurre, la trasmissibilità del virus nel territorio provinciale».
Ancora: «Al fine di soddisfare il fabbisogno di risorse, si rende necessaria una riorganizzazione delle attività di tutti i servizi che consenta di recuperare, nel periodo tra il 15 aprile e la fine del mese di ottobre un consistente contingente di personale sanitario del comparto e della dirigenza medica. Anche il personale amministrativo potrebbe essere coinvolto direttamente presso i centri vaccinali. Per somministrare 35/40 mila dosi settimanali bisognerà impiegare tra le 220-250 unità tempo pieno equivalente giornaliere».
Ci sarà spazio anche per i volontari, che potranno contribuire alla campagna facendo un accordo con la Croce Rossa, e proprio ieri l'Apss ha approvato l'avviso per la manifestazione di interesse rivolto a medici chirurghi, infermieri e oss laureati all'estero ed intendessero lavorare temporaneamente sul territorio provinciale. Per capire meglio lo sforzo immane da compiere è utile confrontare i numeri appena scritti con quelli attuali. Dal 27 dicembre scorso a ieri, quindi in 3 mesi pieni, il Trentino è stato il territorio più virtuoso d'Italia nel proteggere gli anziani e ha somministrato 100.000 dosi. La scorsa settimana, con circa 15 mila "punture", è stata quella da record fino ad ora (13.400 la settimana prima e 10.600 quella precedente).
Negli ultimi 3 giorni abbiamo viaggiato a un ritmo di 2.500 dosi al giorno. Il tutto con il coinvolgimento di circa 100 persone, ovvero i dipendenti del Dipartimento prevenzione. Non serve la calcolatrice per capire che d'ora in poi dovremo più che raddoppiare tutte le voci, dal personale coinvolto alle somministrazioni quotidiane. Questo perché, scrivono ancora i vertici della sanità trentina, «è del tutto ovvio che l'obiettivo non potrà essere raggiunto senza l'apporto di tutto il personale aziendale».
Anzi, nonostante l'Apss si stia muovendo «utilizzando tutti gli strumenti giuridici ed economici possibili, dai contratti con gli specializzandi, a quelli di somministrazione lavoro, alle assunzioni straordinarie a tempo determinato, si stanno definendo tutte le collaborazioni esterne utili», sarà necessario anche riorganizzare tutta l'attività ospedaliera perché «sappiamo che questo (ovvero le assunzioni ndr) non basterà». Una nuova organizzazione che non durerà lo spazio di qualche settimana, ma la bellezza di 7 mesi, da aprile a ottobre. Sabati e domeniche comprese, da mattina fino a sera. Una rivoluzione ospedaliera, quindi, che è iniziata a marzo 2020 e andrà avanti - almeno - fino a ottobre 2021.
Diciannove mesi di emergenza: ma se i primi dodici sono stati affrontati senza risorse d'emergenza, chiedendo solamente sforzi straordinari, la speranza è che nei prossimi sette le risorse umane ed economiche vengano messe in campo. Anche perché si sta chiedendo uno sforzo ulteriore a personale già stremato. Arrivare a 250 "vaccinatori" è la vera impresa. Se dosi e spazi, a quanto pare, non saranno più un problema, la sfida è il coinvolgimento di persone. E non solo per i pochi secondi della puntura, ma soprattutto per la parte logistica, dalla creazione e gestione degli spazi alla consegna delle fialette, dalle prenotazioni passando per il pre triage e per i minuti di attesa post vaccinazione.
Senza dimenticare la campagna informativa e di sensibilizzazione, per ora praticamente inesistente, ma fondamentale. Banalizzando, oltre a medici e infermieri, servono ingegneri, tecnici (il primo pensiero è all'organizzazione di Amazon), informatici ed esperti di marketing. L'Azienda sanitaria conclude l'appello auspicando «un coinvolgimento massiccio da parte di tutti nella consapevolezza che solo con il contributo di tutti la campagna potrà svilupparsi in modo ordinato ed efficiente e ci consentirà quanto prima di uscire da una troppo lunga situazione di emergenza e ritornare alla normalità».