Covid/ Lo scandalo

Scoppia il caso Nava, il dirigente dell’Azienda Sanitaria e la moglie giudice vaccinata fuori lista, parte una commissione d’inchiesta

Fugatti: «In un’azienda privata sarebbe già licenziato». E lui chiede scusa e parla di «una leggerezza pagata cara». Il dubbio: ci sono stati altri casi di «favori»?

TRENTO. Scoppia il «caso Nava» in Azienda Sanitaria. Le dimissioni dal suo incarico del dirigente del servizio integrazione socio-assistenziale – promettono tutti – sono solo l’inizio. Perché come ha detto ieri il presidente della provincia Maurizio Fugatti «in un’azienda privata sarebbe già stato licenziato». 

Il direttore generale dell'Azienda sanitaria, Pier Paolo Benetollo, corre ai ripari e avvia un’indagine interna, convocando Nava per lunedì davanti ad una commissione di disciplina.

L'assessora provinciale Stefania Segnana invoca il pugno duro «anche per ridare dignità a tutte le persone che stanno lavorando bene sul fronte vaccinazioni in Azienda e anche per chi aspetta pazientemente il suo turno».

Il caso fa discutere per molti motivi. Il primo: la vaccinazione della moglie del dirigente della sanità in netto anticipo sul suo turno è già scandaloso. Il secondo: la moglie di Nava è un magistrato, giudice del Tar di Trento. Terzo: è l’ennesima figurina dell’Azienda Sanitaria, dopo i casi delle fiale di fisiologica iniettate al posto dei vaccini e della dirigente autorizzata a lavorare dalle spiagge calde di Lanzaroite.

E lui? Il dottor Nava in una intervista esclusiva spiega cosa è successo e chiede scusa: leggila sul giornale in edicola o su https://epaper.ladige.it/

Il direttore generale Benetollo si affida – come il promo giorno .- ad un comunicato stampa. «Il direttore generale ha avviato un'indagine interna al fine di verificare lo svolgimento dei fatti e verificare i profili di responsabilità a tutela dell'immagine dell'Ente e dei propri operatori», si legge nella nota dell'Apss. «Siamo di fronte a un episodio grave che, oltre a minare la fiducia nell'istituzione crea disorientamento nella cittadinanza. L'episodio va chiarito fino in fondo, anche per rispetto di tutti gli operatori sanitari che da mesi sono impegnati in questa importante campagna vaccinale e che, nelle prossime settimane, a fronte del tanto atteso incremento delle forniture, saranno chiamati ad uno sforzo collettivo straordinario. Per questo di fronte alle dimissioni presentate dal dottor Enrico Nava ho ritenuto di accettare nell'immediato la remissione dell'incarico di direttore dell'integrazione socio sanitaria e procedere ad una verifica precisa di fatti e responsabilità».

A ruota un altro comunicato, di Segnana: «Sono stata informata della somministrazione del vaccino anti Covid  il 5 gennaio alla consorte del dottor Enrico Nava - dice l'assessora ripercorrendo la vicenda - . Il dottor Nava ha confermato l'accadimento alla direzione dell'Apss ed ha manifestato l'intenzione di dimettersi dall'attuale incarico. Dimissioni che sono state accettate dal direttore generale, dottor Pier Paolo Benetollo dal quale sono stata messa a conoscenza del riepilogo dei fatti accaduti di cui si ha notizia al momento. Il dottor Benetollo mi ha comunicato la sua intenzione di istituire nella giornata di lunedì una Commissione d'Indagine interna che ascolterà formalmente il dottor Nava e ricostruirà la dinamica dei fatti inerenti la prima e la seconda vaccinazione della sua consorte».

Anche il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, era stato informato venerdì pomeriggio dal direttore generale Benetollo. «Ritengo - commenta il governatore - che si sia trattato di un fatto gravissimo. Ritengo che in una azienda privata un episodio del genere verrebbe sanzionato con il licenziamento».

Ma ora la preoccupazione è un’altra: che vi siamo stati altri casi di «favori» e di persone che hanno fatto la vaccinazione prima di averne diritto. E Fugatti la butta lì; «auspico che si sia trattato di un episodio isolato. In ogni caso, come è emerso questo caso, prima o poi verrebbero alla luce anche gli altri se ci fossero». Un messaggio che suona come un avvertimento: in Azienda Sanitaria, chi sa, parli.

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