Gli operatori trentini a Draghi: fateci riaprire i locali «Attenzione, bar e ristoranti rischiano il tracollo»

Operatori economici trentini preoccupati per un futuro pieno di incognite

Una intera categoria, quella dei bar, che rischia il tracollo. E anche i ristorani non possono sorridere. E con le loro associazioni di categoria chiedono al governo nazionale di poter riaprire, perché ritengono di non essere la causa del contagio. Fiepet e Fipe del Trentino lanciano un ennesimo grido di allarme. Che fotografa una situazione molto critica. Massimiliano Peterlana, presidente Fiepet rilancia sull'urgente necessità di rimettere in moto l'economia.

«Sul nuovo Dpcm abbiamo assistito a una conferenza stampa imbarazzante, il cambio di passo con il nuovo governo non è avvenuto e nulla, o quasi, si muove. Stiamo assistendo a una lenta agonia delle attività. Ci sono imprenditori e lavoratori impiegati nel comparto dei locali e bar notturni, discoteche, sale giochi che sono chiusi da ben 9 mesi. Alcuni esercenti del settore ristorativo (tra cui ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie) stanno provando a sopravvivere con l'asporto, ma i guadagni non permettono di pagare nemmeno le spese fisse. Non possiamo più continuare con orari ridotti e chiusure forzate che stanno andando avanti da mesi. Di fatto siamo "imprenditori disoccupati abbandonati a noi stessi"» sottolinea Peterlana. Che accusa: «Tutto è fermo, ma quel che è più grave, c'è un silenzio assordante della politica. La lentezza e l'indecisione la fanno da padrone, in una situazione pandemica ormai drammatica, la situazione rimane perennemente incerta. Il Governo deve cambiare rotta: tutte queste restrizioni alle imprese sembrano non bastare a contenere l'epidemia visto quello che, purtroppo, sta accadendo in queste ultime settimane. È necessario puntare con maggior forza su una campagna vaccinale a tappeto che permetta all'economia di normalizzarsi. A oggi ha ricevuto almeno una dose di vaccino solo il 6,6% della nostra popolazione. Negli Stati Uniti è stato vaccinato oltre il 20% degli abitanti, nel Regno Unito quasi il 30%, in Israele il 90%. Questi paesi stanno uscendo da questa situazione angosciante, noi ci stiamo ripiombando».

I dati di Confesercenti evidenziano un'emorragia devastante di imprese e di posti di lavoro in Italia. Nel 2020 hanno perso la propria occupazione 204mila autonomi tra imprenditori (meno 80mila), professionisti (meno 50mila) e loro addetti (meno 74mila). E anche da noi «ci aspettiamo molte chiusure, con le prime attività in vendita che già ci sono. I ristori? Servono adesso. Invece: niente ristori immediati, niente indicazioni e programmi sul futuro per le nostre aziende. Tutto il comparto è senza ossigeno e a parte qualche annuncio, nulla si muove. E anche sulla cassa integrazione occorre che venga prorogata» conclude Peterlana. «Anche se è praticamente certificato che i bar non sono i luoghi del contagio, il governo continua a considerarli focolai. Serve più attenzione per la nostra categoria: tante azien Lode sono in grave difficoltà» è lo sfogo di Fabia Roman, presidente dell'Associazione dei pubblici esercizi del Trentino, lo sfogo di un'intera categoria che, anche a livello nazionale, non riesce a spiegarsi le scelte del governo contenute nell'ultimo dpcm firmato dal presidente Draghi.

«Siamo chiusi da più di due settimane - spiega la presidente Roman - eppure i contagi continuano a correre, così come in altre regioni d'Italia: è chiaro che non sono i bar i luoghi del contagio. Ciononostante il governo continua a ritenerci responsabili, salvo consentire ad altri di vendere bevande anche oltre le 18. Francamente lo riteniamo ingiusto e estremamente penalizzante. Impedendo l'asporto ai bar dopo le 18 sicuramente non si risolve il problema dei contagi, anzi si sposta la "socialità" da un contesto sicuro e protetto ad uno - le abitazioni private - non controllabile». «Chiediamo di poter lavorare. Abbiamo sempre affrontato - prosegue la presidente - con estrema serietà e senso del dovere. Abbiamo sopportato chiusure, modifiche ai nostri locali, dotazioni aggiuntive di gel disinfettanti e altri prodotti per la sanificazione, afflussi ridotti. Alcuni locali, poi, come quelli che avevano un'attività serale, sono fermi da oltre 4 mesi. Per loro, naturalmente, la situazione è ancora più drammatica. Oggi sta crescendo, giorno dopo giorno, il numero delle imprese che non riescono più a gestire questa situazione: l'intera categoria rischia il tracollo».

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