Covid: lo sfogo di chi è in prima linea «Ospedali pieni, personale stremato»

«Non ce la facciamo più. Ormai è da un anno che lavoriamo su questa emergenza sanitaria con risorse da emergenza. Non può essere questa la strada. Partivamo già dodici mesi fa con organici ridotti all'osso, con difficoltà di sostituzione delle uscite definitive o temporanee. Il dover convertire i reparti in Covid ha creato solo una richiesta maggiore di personale per poter garantire un'assistenza non dico di qualità ma almeno dignitosa a tutti i pazienti. Così non possiamo andare avanti. Così non ce la facciamo».

Prima del punto della situazione, prima delle dichiarazioni, prima dei numeri, lo sfogo che ci arriva direttamente dal Santa Chiara, da chi ogni giorno entra in quelle corsie come una volta si andava in trincea. La situazione negli ospedali, dal principale della provincia a quelli del territorio, senza dimenticare le cliniche private, è sempre più difficile. L'Azienda sanitaria ha annunciato il rallentamento, che suona come uno stop, all'attività chirurgica programmata e sta nuovamente "inventando" posti per pazienti Covid in ogni reparto. Particolarmente sotto pressione la Terapia intensiva: solo ieri ci sono stati 6 nuovi ingressi. Negli ultimi dieci giorni sono stati ben 36, "compensati" dalle uscite verso reparti di alta intensità o, tragicamente, dai decessi.

«Il personale è stanco e vive uno stress enorme e quotidiano - ha confermato ieri il numero uno della sanità trentina Giancarlo Ruscitti -. Negli ultimi tempi abbiamo cercato di aumentare gli organici e stabilizzato i contratti, ma la Provincia sta continuando a valutare con attenzione ogni possibilità per nuove assunzioni».

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