«Un grande passo per l'uomo su Marte» Il fisico roveretano Paolo Bellutta, alla Nasa, ci racconta la missione sul Pianeta Rosso

di Paolo Micheletto

 

«Vita su Marte? Lo scopriremo. L'uomo sul pianeta rosso? Ce la faremo. Ma a piccoli passi».

Paolo Bellutta, nato a Rovereto 63 anni fa, questa volta non ha partecipato alla fase finale della missione che ha portato il rover Perseverance su Marte. Ma dopo aver pilotato Spirit, Opportunity e Curiosity rimane uno degli uomini più esperti del settore. I vari rover che rispondevano ai suoi comandi hanno percorso ben 17 chilometri su Marte: un primato che l'ha portato sul «Guinness world records». Il rover Perseverance ha toccato Marte giovedì sera: la missione è Mars 2020, lanciata il 30 giugno scorso e gestita dal Jet Propulsion Laboratory, dove Bellutta lavora dal 1998.

Da veterano delle missioni marziani, Bellutta frena gli obiettivi più ambiziosi - ad iniziare dal sogno delle "trasferte su Marte" - con un sano realismo. Anche se la prima spedizione dell'uomo sul pianeta rosso potrebbe non essere così lontana.

Dottor Bellutta, Perseverance è arrivato su Marte. Le prime notizie confermano i programmi?

Sì, finora è andato tutto come era stato programmato. Perseverance ha bisogno di qualche giorno per scaricare qualche dato: sa che è arrivato su Marte ma deve ancora orientare l'antenna verso la terra, perché dove si trova non c'è campo magnetico. Ma è stato programmato per questo.

Qual è la differenza tra questa missione e quelle precedenti?

Perseverance è molto simile al suo predecessore, Curiosity, ma utilizza strumenti più sofisticati. L'obiettivo principale è di verificare se su Marte c'è o c'è stata vita in forma microscopica. Prima la ricerca era focalizzata sulle eventuali forme macroscopiche, come ad esempio le tracce del passaggio dei dinosauri. Ora dobbiamo aspettare che il veicolo inizi ad analizzare i primi dati: ma è stato mandato su un vecchio delta prosciugato, e i depositi fluviali sono le aree migliori dove cercare forme di vita.

Lei ci crede?

Dico che sarebbe una scoperta eccezionale. Trovare forme di vita, anche del passato, su Marte aumenterebbe in maniera considerevole la possibilità di trovare forme di vita al di fuori della terra. Ma l'importanza della missione di Perseverance non si esaurisce qui.

Cioè?

Penso al recupero di materiali. Abbiamo già analizzato rocce marziane, grazie a meteoriti caduti sulla terra. Ma non sappiamo da dove vengono con precisione e durante il viaggio sono state contaminate. Perseverance è dotato di un trapano e produrrà dei piccoli tubi di roccia, che verranno sigillati e lasciati su Marte a disposizione delle prossime missioni.

Quando sono previste le prossime missioni?

In un periodo tra quattro e sei anni ci sarà un'altra missione, che andrà a raccogliere quel materiale e lo porterà sulla terra: e noi sapremo la provenienza ed altri elementi certi.

L'uomo andrà su Marte?

È sempre difficile fare previsioni sugli sviluppi futuri. Oggi si può dire che una missione su Marte con personale a bordo è molto complicata. Penso ad esempio alla distanza: per arrivare ci vogliono sette mesi, ma quando sei arrivato Marte è più lontano e per il ritorno servirebbe almeno un anno e mezzo. Una missione completa, quindi, avrebbe una durata superiore ai due anni, quando le normali missioni spaziali non vanno oltre l'anno. Non è ancora stato risolto, inoltre, il problema della difesa dalle radiazioni cosmiche. Ma queste missioni rappresentano comunque degli importanti passi in avanti.

In che modo?

Perseverance ha la tecnologia per iniziare a sviluppare una stazione permanente su Marte. Prima di tutto abbiamo bisogno di missioni ripetute sullo stesso posto, e in questo abbiamo fatto molti passi in avanti. Curiosity aveva una precisione di sette chilometri, i rover precedenti addirittura di cento chilometri, mentre con Perseverance siamo arrivato al livello di qualche decina di metri. Questa è una condizione necessaria per iniziare a trovare l'habitat migliore per un insediamento umano e per l'invio di vettovaglie e altre necessità per le prossime missioni.

Quanti anni serviranno?

Al momento non lo possiamo dire. Certo, Elon Musk si sta impegnando molto per arrivare prima di tutti, con la sua SpaceX. Non so se potrà coronare il suo sogno in vita, io me lo auguro.

Per voi è un concorrente?

Noi con Elon Musk collaboriamo. Certo, è un concorrente quando ci porta via qualche addetto alle nostre missioni.

La pandemia ha condizionato la missione Mars 2020?

La pandemia ha colpito quando il rover era in fase di completamento e di invio in Florida (dalla California, ndr). Il distanziamento sociale ha reso tutto più complicato, anche perché qui alla Nasa quando lavori devi sempre avere qualcuno che ti controlla e ti fa da supervisore.

Da scienziato cosa pensa dei ritardi nella distribuzione dei vaccini?

Il vaccino è l'unica arma a disposizione per combattere la pandemia. Non procedere con la distribuzione dei vaccini è irresponsabile e scriteriato.

Lei crede che i brevetti andrebbero liberalizzati?

Io credo che i vaccini andrebbero dati senza preferenze, con distribuzioni omogenee: altrimenti si tratta di un atto ostile contro l'umanità. Io credo che sia giusto riconoscere la paternità dei vaccini, ma che sia altrettanto giusto permettere alle altre aziende di realizzarle. Siamo di fronte a milioni di persone morte, come si fa a non essere d'accordo?

Qual è la situazione negli Stati Uniti?

Paghiamo ancora i danno creati dall'amministrazione Trump. Qui in California il vaccino viene distribuito con il contagocce, tanto che molti centri appositi sono stati chiusi perché non c'erano le fiale.

Lei sa già quando riceverà il vaccino?

Nessuno lo sa con precisione. Penso comunque che non arriverà prima di maggio o giugno. Come si vede, le cose procedono a rilento e mi auguro che prima di tutto la responsabilità dei vaccini venga tolta dal personale medico, che da un anno è sottoposto a una pressione incredibile, per trasferirla al personale militare, molto più adatto per trovare il sistema di una distribuzione capillare.

Lei avrebbe mai pensato di trovarsi in questa situazione più di un anno dopo la diffusione dei primi contagi?

I tempi delle pandemie sono così lunghi. Penso che avremo una parvenza di normalità non prima dell'estate 2022, non dalla prossima estate.

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