Evade nove volte dagli arresti domiciliari

Non scappa ma va al bar e al cimitero sulla tomba del nonno

Al suo attivo ha nove evasioni dagli arresti domiciliari che si sono tradotte in sei processi. Ma l'imputato, originario di Palù del Fersina, non è un novello Papillon. Non vuole fuggire, si limita ad andare al bar per bere un bicchiere, a fare due passi fino al cimitero per andare sulla tomba del nonno; a sbrigare una pratica in Comune. Peccato che tutto ciò non si possa fare per chi, in seguito ad una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, si trova in regime di arresti domiciliari. 

Forse anche perché la sua abitazione è molto mal ridotta, l'uomo preferisce stare all'aria aperta. In passato aveva commesso una violazione di domicilio a Piné, intrufolandosi in una casa privata per sfuggire al freddo. Aggiungiamo che l'uomo è accusato anche di aver appiccato alcuni incendi in valle dei Mocheni, ragione per cui anche i carabinieri lo "marcano" stretto e in ripetute occasioni hanno scoperto che non era in casa: pur essendo nei paraggi, giuridicamente era evaso dagli arresti domiciliari.
Evasione dopo evasione, denuncia dopo denuncia, l'uomo - difeso dall'avvocato Claudio Tasin - si è trovato sulla schiena un impressionante fardello di processi e procedimenti penali. Sottoposto ad una perizia psichiatrica, è risultato che l'imputato è sì capace di stare in giudizio ma non era capace di intendere e di volere al momento della prima evasione. 

La prossima settimana in Tribunale sono a ruolo altri tre processi che vedono l'uomo accusato di evasione, un reato che l'imputato non riesce a metabolizzare. «Che male c'è se vado al bar oppure sulla tomba di mio nonno», si chiede? Lo psichiatra dovrà stabilire se l'incapacità di intendere e di volere vale anche per le successive evasioni dai domiciliari.

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