Ricoveri covid: anche a Trento allerta per i posti letto: parla Ramponi, capo dell'emergenza

di Patrizia Todesco

Né al pronto soccorso di Trento né in quelli degli ospedali periferici ci sono le ambulanze in coda come in questi giorni abbiamo visto a Milano o in certi pronto soccorsi del Sud. Questo, però, non vuol dire che anche in Trentino non ci siano problemi nel ricoverare i pazienti.

Giovedì, per esempio, al pronto soccorso di Trento, c'erano sette pazienti, tra Covid e non Covid, che attendevano un posto letto in reparto. Letti ormai difficili da trovare anche se a Rovereto si continuano a convertire reparti.

«Ogni giorno è una sfida perché i numeri sono alti e i posti letto scarseggiano», ammette il capo del Dipartimento emergenza dell'Azienda sanitaria Claudio Ramponi.
Dottor Ramponi, niente code ma qualche problema nei ricoveri dunque c'è.
Non ci sono code di ambulanze fuori dai pronto soccorsi perché accettiamo tutti i pazienti ma c'è sicuramente bisogno di posti letto internistici. Fino ad oggi non abbiamo avuto molti pazienti critici che all'accesso avevano subito bisogno di cure in rianimazione, ma piuttosto sta aumentando sensibilmente il numero di coloro che devono essere ricoverati in medicina o geriatria. A differenza di quanto era accaduto durante il Lockdown, inoltre, oggi le attività continuano e dunque c'è un accesso anche di pazienti che arrivano per traumi, infortuni sul lavoro, infarti e ictus. In primavera, inoltre, erano stati chiusi interi reparti perché le attività erano state sospese, oggi invece non è così.


Ma che tipo di pazienti arrivano in questo periodo al pronto soccorso?
Molti sono sospetti Covid, ma il virus sta girando ovunque e quindi ci sono soggetti che entrano per altre patologie e poi si rivelano positivi. Come da procedura a tutti quelli che necessitano di ricovero effettuiamo un tampone e in alcuni casi troviamo delle positività inaspettate.
Chi invece arriva con sintomi Covid cosa lamenta?
Febbre da giorni, tosse e difficoltà a respirare. Grazie agli ultimi lavori il pronto soccorso è stato diviso e questi pazienti vengono dirottati direttamente in un'area a loro riservata dove sono isolati dagli altri. Subito viene effettuato loro il tampone. Se positivo trattiamo il soggetto come paziente Covid, se invece tampone e radiografia risultano negativi la persona viene spostata nell'altra area.


Non c'è il rischio che le persone accedano al pronto soccorso solo per fare un tampone in tempi rapidi?
Noi sconsigliamo di venire se non si hanno sintomi importanti e soprattutto se non è stato prima interpellato il medico curante. Si rischia di essere inseriti tra i codici bianchi e stante le difficoltà a gestire tutto si finisce per aspettare ore e ore.
E i letti in osservazione breve come vengono gestiti?
Ne abbiamo 16 in totale, 8 per pazienti Covid e altri 8 per altre patologie.
Durante il Lockdown gli accessi al pronto soccorso erano crollati. C'erano immagini delle sale d'aspetto vuote. Ora mi sembra di capire che i pazienti sono tornati.
Dopo il Lockdown abbiamo registrato un 10% in meno degli accessi globali. Va detto però che da noi i mesi di settembre e ottobre hanno da sempre fatto registrare minori accessi ma quest'anno anche in estate abbiamo avuto una minor affluenza di pazienti critici e questo per la minore presenza di turisti. Ora però quello che preoccupa è l'aumento di pazienti Covid.
Quanti ne arrivano ogni giorno al pronto soccorso del S. Chiara?
Circa 30/40 al giorno solo a Trento.


E di questi quanti ne ricoverate?
Dipende. Ultimamente da 5 a 7. Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono 7 i pazienti Covid che da ieri sera sono in attesa di un posto letto. Da giorni i numeri stanno crescendo. Arrivano persone di tutte le età ma poi coloro che devono essere ricoverati sono soprattutto anziani e pazienti che presentano anche altre patologie. La gran parte dei giovani riusciamo a mandarli a case.
Visti i numeri, crede che le misure adottate in queste ore, come la chiusura delle scuole superiori, possano aiutare anche voi sanitari?
Da quanto ho capito non sono le scuole il problema, ma eventualmente i trasporti, ma questo non spetta a me dirlo. Forse semplicemente siamo stati un po' lassisti in questi mesi quando sembrava che il virus fosse sparito. Dovevamo essere più rispettosi delle regole. Tenere sempre la mascherina, ad esempio.
Si aspettava un ritorno del virus con numeri così elevati?
Lavorando in questo ambiente non mi aspetto nulla. Quello che vedo io è che rispetto alla scorsa primavera qui ora arrivano pazienti meno critici e che quindi richiedono altri setting di cura. C'è bisogno di posti letto ad alta intensità e i numeri stanno diventano impegnativi.


Come fate, se i reparti sono pieni, a piazzare ogni giorno i pazienti che arrivano?
Viviamo alla giornata e comunque c'è chi si occupa di programmare e trovare nuovi posti.
I lavori effettuati nelle scorse settimane al pronto soccorso sono stati utili?
Utilissimi direi, perché ci hanno permesso di evitare che i pazienti si contagiassero a vicenda. In questo momento almeno i sospetti vengono gestiti in un'area separata dove non possono contagiare nessuno. Per ottenere questa nuova area abbiamo ridotto di molto la sala d'attesa e per questo chiediamo di accedere al pronto soccorso solo in caso di reale necessità.


Il personale come sta reggendo a questa nuova ondata?
Il carico di lavoro è impressionante e anche lavorare tutti bardati è faticoso e questo non riguarda solo il nostro reparto, ma tutti. Il gruppo sta reggendo bene, pur nella difficoltà del momento. Quello che raccomandiamo è di non accedere al pronto soccorso senza una reale urgenza e questo sia per non sovraccaricare di lavoro il personale ma anche per evitare di essere contagiati in quanto, come dicevo prima, ci sono molti asintomatici.

[foto di Alessio Coser]

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