Il porfido, la 'ndrangheta e i nostri politici: indagati anche Mauro Ottobre l'ex sindaco Groff e Dalmonego

 Ci sono anche tre politici trentini nell’indagine «Perfido» condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e di Trento, relativa alla presenza della ‘Ndrangheta in Trentino.
Nel registro degli indagati compare il nome dell’ex parlamentare autonomista Mauro Ottobre, politico arcense che nel 2018 si era candidato a presidente della Provincia (mancando però l’elezione) con il movimento Autonomia dinamica. Secondo gli inquirenti, Ottobre avrebbe accettato da Innocenzio Macheda, ritenuto il capo della cellula locale di ‘Ndrangheta, e da Demetrio Costantino, la promessa di procurargli voti in cambio di altre utilità. Nel mirino degli investigatori è finito in particolare un incontro, avvenuto nell’ottobre del 2018, tra Ottobre e Macheda, al centro commerciale Cavalli di Civezzano.

Macheda, sostengono gli inquirenti, avrebbe poi confermato al suo interlocutore l’impegno suo e dei suoi sodali nella raccolta di voti.

L'ex parlamentare Ottobre dice di essere tranquillo: ieri per tutta la giornata risultava irrangiungibile. Telefono staccato, Whatsapp che non recapita i messaggi. Solo in tarda serata si capisce il perché: il suo cellulare è stato sequestrato e l'ex onorevole, consigliere provinciale del Patt, assessore nella giunta Veronesi e presidente del consiglio comunale di Arco (oltre che candidato alla presidenza della Provincia nell'autunno 2018 con la lista Autonomia Dinamica), riesce ad avere un contatto col mondo esterno solo grazie ad un altro apparecchio. 

«Sono sereno e tranquillo e confido nel lavoro della magistratura - le prime parole di Mauro Ottobre - venerdì avrò un confronto con il mio legale di fiducia e sono immediatamente disponibile a essere ascoltato dagli inquirenti per chiarire la mia posizione. Non ho scheletri nell'armadio e lo dimostrerò».

Ieri mattina quando si è recato presso la caserma dei Carabinieri per ricevere l'avviso di garanzia della procura della Repubblica e consegnare, oltre al cellulare, le password di accesso, non poteva credere alle accuse mosse a suo carico: «scambio elettorale politico-mafioso», in pratica favori in cambio dei voti che gli avrebbe dovuto portare la ‘ndrina guidata da Innocenzio Macheda, il capo della cupola calabrese operante in Trentino, in occasione delle elezioni provinciali dell'autunno 2018. «Se conosco questo signore? Al momento preferirei non parlarne - ribatte Ottobre - È giusto farlo prima coi magistrati che stanno indagando». 

L'ex onorevole arcense ci tiene però a precisare una cosa, sin d'ora: «Nella mia esperienza politica come consigliere provinciale (dal 2008 al 2013 prima di essere eletto alla Camera con la Svp, ndr.) non mi sono ma occupato e mai ho seguito pratiche riguardanti il settore da cui provengono questi signori, non ho mai fatto alcun atto concreto in materia, non ho mai gestito o avuto appuntamenti per parlare di cave di porfido». Di origini calabresi da parte di padre, giunto in Trentino all'età di quattro anni, Mauro Ottobre rivendica «orgogliosamente» la sua provenienza precisando che «non ho parenti in Calabria». «Ma soprattutto - incalza - chi mi conosce sa perfettamente che nella mia vita politica ho sempre sostenuto la parte più onesta di quella terra, esponendomi anche in prima persona. Quella lì (riferendosi all'organizzazione finita sotto inchiesta, ndr.) è la m... calabrese. Io ho invitato e portato ad Arco il procuratore Gratteri». «Ora - conclude Ottobre - la mia unica preoccupazione è la serenità dei miei figli che già oggi (ieri per chi legge, ndr.) hanno dovuto subire le conseguenze di quanto sta accadendo. Ma io posso guardarli fissi negli occhi senza abbassarli. Perché sono pulito».

Medesime accuse - ancora tutte da dimostrare - anche per l’ex sindaco di Frassilongo Bruno Groff, che sempre all’epoca delle elezioni provinciali 2018 si era mosso con altri sindaci civici per formare uno schieramento di centro, progetto che però poi naufragò. In quel caso oltre a Macheda e Costantino - sostengono ancora gli inquirenti - si sarebbe mosso anche l’imprenditore Domenico Morello, organizzando una cena, a settembre, in un locale di Frassilongo. Alla cena avrebbero preso parte anche altri componenti dell’associazione culturale calabrese Magna Grecia, tra i quali Giuseppe Paviglianiti (presidente dell’associazione) e Vincenzo Vozzo, entrambi agli arresti domiciliari. Secondo gli inquirenti, Morello si sarebbe messo disposizione del politico, manifestando l’intenzione di inserire soggetti giovani della compagine calabrese nella politica locale.

Il terzo politico indagato, Roberto Dalmonego eletto sindaco di Lona Lases nel 2018, sempre secondo la Procura avrebbe accettato la promessa di voti da parte dell’imprenditore del porfido Pietro Battaglia, il quale poi peraltro è diventato consigliere comunale. Insieme a Battaglia, per il reato di scambio elettorale politico mafioso, sono indagati anche il fratello Giuseppe Battaglia, l’imprenditore Mario Nania e Arafat Mustafà. Secondo gli inquirenti emergerebbe anche la volontà del neo consigliere di approfittare della sua situazione, in particolare per ottenere il cambio di destinazione d’uso per la costruzione dell’abitazione per i figli. 

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