Pergine: scende in piazza il Comitato no-elettrodotto: «Undici anni di parole: ora basta»

Basta speculazioni politiche sull’elettrodotto, per cavalcare la campagna elettorale: è forte il richiamo alla politica (ma non solo) perginese del “Comitato 290”, formato da diversi cittadini residenti letteralmente sotto l’attuale elettrodotto a 220 kV che solca il centro città.
Il Comitato è nato nel lontano 1998 su sprone di Bruna Pomilio e Bruno Zanon, con lo scopo di portare all’attenzione degli enti la situazione per le famiglie (4 mila persone in tutto) che abitano sotto la linea dell’alta tensione, non più sostenibile già alle porte del Duemila.
«Ci siamo sempre mossi - spiega Bruna Pomilio, presidente del comitato - per tutelare la nostra salute, sensibilizzando l’opinione pubblica e le varie amministrazioni comunali che da allora si sono succedute».
Da alcune rilevazioni, infatti, emerse che nella zona interessata c’era un valore massimo di 16,9 microtesla, un valore medio di 12 microtesla e un valore minimo di 2,6 microtesla (quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa come valore minimo 0,2 microtesla per le zone di centri abitati, dove l’esposizione dovrebbe essere minima e non continuativa).

«Abbiamo coinvolto tutti gli enti preposti - continua Pomilio - per far valutare tutte le opzioni possibili, perché sapevamo che lo spostamento prevedeva un lungo iter progettuale e finanziario. Per nostra volontà ci siamo sempre scardinati dalla politica, perché non sta a noi giudicare il suo operato. Ovviamente, abbiamo chiesto che il progetto di spostamento avvenisse nel rispetto degli altri e dell’ambiente, ma ora il nostro scopo è quasi raggiunto. Ci sono voluti 11 anni per arrivare ad avere tutto pronto, e non vogliamo aspettare altrettanto».

Diversi residenti di via Marzola ci aprono le porte di casa loro, e ci mostrano l’impattante presenza dell’elettrodotto sulle loro case: piloni letteralmente piantati in giardino, cavi che tagliano il cielo azzurro e che accompagnano quotidianamente la loro vita con un suono continuo che ricorda qualcosa che frigge.
«Ora stanno intervenendo tutti sulla questione per cavalcare la campagna elettorale - prosegue Pomilio - ma il progetto di spostamento è già passato quattro volte in consiglio comunale - nel 2009, 2014, 2019 e 2020 - con presenti e favorevoli diversi, che oggi si dicono contrari. Dove è la coerenza, mi domando?
C’era tutto il tempo per portare eventuali osservazioni in questi anni. Comunque, eventuali modifiche progettuali non devono compromettere, rallentare o interrompere l’iter di spostamento. Questo deve ben essere ben chiaro ai candidati, devono essere loro ad interfacciarsi con gli enti preposti».
Simbolicamente quindi tutti i residenti della zona si radunano sotto un pilone di via Marzola, ed esprimono tutte le loro paure: «Abbiamo aspettato troppo, la salute deve essere al primo posto» commenta una signora.

«Sono nato e cresciuto qui, non vorrei mai dover lasciare questo posto per costruire la mia casa e la mia famiglia altrove» incalza un ragazzo.

«L’Apt Valsugana ha ricevuto il certificato di ecosostenibilità, ma che immagine diamo della terza città del Trentino?» si chiede una gestrice di un bed&breakfast.

La querelle è destinata tuttavia a durare ancora: domani sera, infatti, nel consiglio della Comunità di Valle, si discuterà proprio una mozione per l’interramento dell’elettrodotto, opzione per cui si sono spesi con forza due candidati e diversi comitati.

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