Quanti sciatori l'8marzo sulle piste del Trentino? Marini chiede, Fugatti sorvola

Come ipotizzato anche dalla puntata di «Report» dedicata al Covid in Trentino, è possibile che la straordinaria presenza di turisti sugli sci nelle località trentine possa essere stato uno degli agenti scatenanti della pandemia in provincia. Ma per sapere esattamente quanta gente c’era quel famoso 8 marzo sugli impianti, bisognerà indagare ancora. Perché Fugatti non lo dice neanche in risposta a una interrogazione provinciale.

Ci aveva provato il consigliere Alex Marini dei 5 Stelle. Ma - afferma il consigliere - «In questi giorni è arrivata la risposta all’interrogazione 1245/XVI “Presenza massiccia di sciatori sulle piste da sci e propagazione del virus Covid-19” del 9 marzo scorso in cui il M5S chiedeva il numero dei turisti presenti in Trentino nelle date del 7 e dell’8 marzo con particolare riguardo a ciascuna località sciistica e alla provenienza degli ospiti. Nella risposta il presidente Fugatti si è limitato ad allegare la tabella Ispat che riporta la presenza di turisti nelle strutture alberghiere ma non le presenze sugli impianti da sci che vengono invece registrate dal Servizio impianti a fune e piste da sci della Provincia. I titolari di autorizzazione all’esercizio delle piste da sci della provincia devono infatti comunicare alla competente struttura alla fine di ogni stagione invernale i dati relativi agli utenti trasportati. Per avere questo dato ci dicono sia necessario provvedere con un’apposita istanza di accesso agli atti».

Amaro il commento di Marini: «Va da sé che ci siamo già attivati per entrare in possesso dei dati delle presenze sulle piste. Dovrebbe essere una cosa rapidissima, ma quando in ballo ci sono temi che danno potenzialmente fastidio di solito le cose inspiegabilmente rallentano… insomma, vedremo quanto ci metteranno a rispondere e poi trarremo le nostre conclusioni».

Anche perché il dato è significativo: la stragrande maggioranza degli sciatori dell’8 marzo non alloggiava in albergo, ma magari è venuta in giornata dalla Lombardia e dal Veneto. Marini promette tenacia: «Possono magari provare a tirarla lunga ma prima o poi dovranno fornire le informazioni che chiediamo e allora sarà più facile valutare gli effetti sulla diffusione del contagio dei richiami dell’assessore al turismo e del presidente della Provincia ai turisti lombardi e veneti a riempire le piste da sci trentine con la pandemia che stava esplodendo proprio in quelle Regioni».

Nella foto: una cabina della funivia Col dei Rossi di Canazei lo scorso 8 marzo, con gli sciatori non distanziati


 

LA LETTERA DA VERMIGLIO DI UMBERTO ZANELLA

Ambiente non rispettato da chi pensa solo al proprio interesse economico. Il virus ha colpito anche a causa dell’eccessivo amore per il gudagno facile. Lo dice in una lettera un nostro appassionato lettore, Umberto Zanella. La sua è una «garbata denuncia» di come sono andate le cose negli scorsi mesi. Parla delle nostre montagne, del Tonale, del fatto che, quando è arrivato il virus, gli impianti di risalita sono rimasti aperti, contribuendo alla diffusione del Covid-19. E la sua, in definitiva, è una denuncia del sistema del turismo di massa, in nome del quale si sacrifica la montagna, che è ciò che attira proprio quelle folle di turisti.

«Sempre chiuso tra le quattro mura della mia clausura cittadina, guardo le ultime foto e rivivo i momenti finali della mia passeggiata. Nell’osservare le immagini del calare e dello scomparire del sole dietro i monti del Tonale mi sento ancora lì, sul ripido versante della valle tra Fucine e Vermiglio.
Ma il ricordo, il bel sogno, si dissolve... Ritorno alla dura realtà.Ben due mesi sono passati da quella mia passeggiata sulle Pendege. Molto nel frattempo è accaduto. Tutto è cambiato. Guardo nuovamente l’immagine del tramonto sui monti del Tonale, la luce del sole che si spegne sulla valle e mentalmente la collego con quanto è capitato alcuni giorni dopo la mia passeggiata, la luce della vita che ha iniziato a spegnersi su quel Passo e nei paesi circostanti.
Ripenso ad una fotografia pubblicata sulla stampa locale. Immortalava la ressa di “sportivi” sulle piste della ski area trentina del Tonale mentre quella adiacente, quella lombarda, era chiusa e deserta. Ricordando quella foto viene da chiedersi in quale misura, la massiccia presenza di turisti, possa aver contribuito ad accentuare il contagio da Coronavirus nella nostra valle. A detta di tutti, esperti e non, il “contributo” c’è stato e, se così è, si può ritenere che la luce della vita di qualche valligiano si sia spenta a causa di quella ressa...

Sì, qualche “luce” potrebbe proprio essersi spenta a causa del tramonto della ragione, del buon senso... tramonto nella mente di chi gioiosamente usufruiva di quel luna park e, soprattutto, di chi quel luna park, al pari di tutti gli altri luna park sulla neve, ha incentivato e non ha fermato.

Tramonto del buonsenso sui monti del Tonale? Se così è, viene da chiedersi: Come mai?? Cecità??Occhi foderati di prosciutto?? Per quanto riguarda gli impiantisti mi sentire di dire più che altro occhi velati dall’interesse... (il ché non mi stupisce e mi sembra comprovato anche dalla loro assoluta mancanza di rispetto per l’ambiente nel quale spadroneggiano). Invece per chi ha responsabilità di governo, responsabilità decisionali, l’ipotesi della cecità, della sprovvedutezza, dell’inadeguatezza, del prosciutto sugli occhi, del non aver capito, del non aver visto quello che per tutti era evidente (sindaci della valle compresi) potrebbe anche essere un’ipotesi plausibile. Altrettanto lo potrebbe essere una seconda ipotesi, quella dell’aver evitato di vedere, e in questo ipotizzabile altro caso...

Perché? Per pedissequa osservanza di dettami altrui? Per asservimento economico? Per mancanza di autonomia deliberativa? Per... per... Chi lo sa?... Resta il fatto che qualcosa a livello decisionale non ha funzionato e che di questa mancata tempestiva chiusura di impianti e piste oggi se ne subiscono le conseguenze... (e a Vermiglio, ma non solo, ne sanno sicuramente qualcosa).

E non arrischiamoci a giustificarci scaricando le responsabilità o con il classico “Del senno di poi n’è ripien le fosse” perché questo non è proprio il caso di sostenerlo. Le fosse purtroppo si sono riempite di ben altro...»

comments powered by Disqus