La rabbia di 100 docenti del Da Vinci: "Stop ai tagli e no alle classi-pollaio" Denunciano la "schizofrenia" della Provincia

Tra le vittime collaterali del Covid 19 forse dovremo annoverare anche la scuola trentina. L’urlo di dolore (e di indignazione) viene dagli insegnanti che denunciano la «schizofrenia» della Provincia: si predica il distanziamento sociale anche nelle aule, ma poi nella pratica vengono saturate le classi per obiettivi di risparmio. Questo almeno è quanto sostengono oltre 100 docenti del liceo “Da Vinci” di Trento in un documento che sta raccogliendo le adesioni anche di molti genitori. «Il distanziamento sociale - si legge - è stato indicato in questi mesi come la salvezza: al momento è l’unica arma contro il Coronavirus. Per la Provincia, evidentemente, non è così.

È stata annunciata alle scuole, in spregio a qualsiasi buona pratica e solo per questioni di cassa, l’inaugurazione delle “classi-pollaio” anche in Trentino. Non sappiamo come rientreremo in aula, ma sappiamo che gli studenti per classe saranno di più. L’ordine è risparmiare, anche a rischio della salute dei ragazzi, perfino in tempi di pandemia».

Al “Da Vinci” a farne le spese saranno i nuovi studenti di prima, ma soprattutto ragazze e ragazzi delle attuali seconde del liceo scientifico. La scuola aveva chiesto al Dipartimento della Conoscenza la formazione di 15 classi prime, una in più rispetto all’anno scolastico precedente grazie a 21 iscritti in più. Invece partiranno 14 classi, che saranno in media più affollate che in passato anche perché la Provincia prevede che la scuola possa accogliere nuovi studenti durante l’estate arrivando a 25 per ogni classe prima (cioè al massimo).

La Provincia ha disatteso anche richiesta del “Da Vinci” di confermare le attuali 7 seconde scientifico, che diventeranno 6 terze dopo un doloroso ?rimescolamento? di studenti e con il rischio di spese aggiuntive per le famiglie per l’acquisto di nuovi libri. «Il tutto - scrivono i docenti - a scapito della continuità didattica e del benessere dei ragazzi: già provati dalla difficile esperienza della quarantena, gli studenti perderanno i loro compagni e i loro insegnanti. Si troveranno in gruppi non più omogenei per programma svolto. E soprattutto, saranno in ogni aula molti di più che in passato». I firmatari chiedono «che la Provincia rispetti la dignità dei nostri studenti, consentendo la formazione delle classi così come da richieste delle scuole».
Quello del “Da Vinci” non è un caso isolato.
Al liceo classico “Prati” è accaduta la stessa cosa: di fronte a quasi 100 nuovi iscritti, la scuola ha chiesto la formazione di 5 quarte ginnasio (come avveniva in passato con numeri analoghi), ma ne sono state concesse solo 4. Non solo: delle attuali 6 quarte ginnasio rimarranno 5 quinte, con la necessità di una fusione certo non salutare per gli studenti. Anche in questo caso l’effetto sarà di un maggior affollamento, sempre che non si passi all’insegnamento parziale on line (come prospettato dalla ministra Lucia Azzolina) con - a giorni o settimane alterne - metà classe in aula per la lezione frontale e l’altra metà a casa collegata via web.
«
Basta orpelli burocratici - attacca Pietro Di Fiore - la Provincia la smetta di applicare parametri di una scuola in tempi normali facendo saltare le cattedre. Chiediamo di fotografare l’organico attuale e di confermarlo, semmai aggiungendo non certo tagliando».
La Provincia però respinge le accuse rilevando che in tutte le scuole del Trentino si rispettano parametri molto più favorevoli rispetto a quelli nazionali: 25 studenti al massimo per classe contro i 29 del resto del Paese. «Non stiamo tagliando sulla scuola e di certo non stiamo creando classi-pollaio - sottolinea Roberto Ceccato, dirigente del Dipartimento della Conoscenza - alle superiori abbiamo una media di 20 studenti per classe contro il dato italiano di 22-23». Che dire, però, delle classi tagliate al Da Vinci e al Prati? «In una situazione difficile per il bilancio della Provincia abbiamo applicato non misure emergenziali, ma le regole che ci eravamo dati da anni: tutte le classi infatti rispettano il limite massimo di 25 studenti. Se vogliamo che il sistema regga dobbiamo rispettare le regole. E se a settembre per ragioni sanitarie dovessimo spezzare le classi meglio che siano un poco più grandine. Ma ciò che succederà a settembre ancora non lo sappiamo».

«Ci sorprende e ci amareggia - replicano i docenti - che, in un momento così difficile, in cui tutte le certezze crollano, la Provincia non trovi di meglio che intestardirsi sui numeri di norme del passato, trincerandosi dietro un gelido “la tabella lo consente”. Ma la tabella non è nata durante una pandemia».

comments powered by Disqus