Monsignor Lauro Tisi ai trentini «Coraggio, ripartiamo»

Messa pasquale in Duomo, a porte chiuse 

di Daniele Benfanti

«Non lasciamoci sfuggire questa grande opportunità. Oggi possiamo cambiare il mondo». Il messaggio dell’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, per questa Pasqua di Resurrezione 2020, del tutto inedita, è un invito – forte – alla resilienza. Un messaggio risuonato nell’omelia della messa pasquale in Cattedrale. Come avviene ormai da sei domeniche, anche per la Pasqua cerimonia a porte chiuse, in assenza di comunione e di assemblea liturgica, e trasmessa in tv e in streaming per i fedeli lontani e isolati. Una messa celebrata da monsignor Lauro insieme all’arcivescovo emerito Luigi Bressan e a don Lodovico e don Andrea, con la partecipazione di monsignor Giulio Viviani. Con la pandemia e le misure restrittive che stiamo vivendo, «si è rotta l’anfora che pensavamo custodisse tutta la nostra vita» ha detto in apertura monsignor Tisi. 

«I cocci che restano – ha aggiunto – il Signore li disporrà in una nuova forma, in un canale dove possa scorrere libera l’acqua per soddisfare la sete degli altri». Una pagina dolorosa, quella del Coronavirus che ha investito il mondo, che ci costringe a riscoprire la preziosità della vita, della solidarietà, delle relazioni con gli altri. «Coraggio, ripartiamo! Preceduti dal Risorto» l’invito convinto di Tisi alla Chiesa e alla comunità trentina. Cristo risorto si muove in punta di piedi, con discrezione. La sua non è assenza, in questo momento: la gratuità e generosità di chi si spende per la salute degli altri sono segni discreti dell’amore cristiano. «È lo stile del vero amore, che non ha bisogno di mostrarsi. Il valore della salute e il bisogno delle autentiche relazioni sono i doni di questo Cristo che risorge».

Valori che ora vengono messi – come ha voluto metaforicamente indicare l’arcivescovo – al centro della nostra agenda, dopo che erano stati confinati in fondo. «Il dramma della pandemia virale che affligge l’umanità ha zittito i guardiani del sepolcro, concentrati solo su avidità, tecnologia, tecnica e finanza. Il centro della scena è ripreso dalla preziosità della salute, della solidarietà, della cura del Creato». Con questi pilastri si può edificare un mondo diverso. La Pasqua, la resurrezione, costringe donne e uomini a non fermarsi alla pietra sepolcrale. Tra l’altro oggi non possiamo nemmeno frequentarli i sepolcri dei nostri cari. Chi ci lascia finisce nella fredda conta dei decessi giornalieri. Gesù, che ha lasciato vuoto il sepolcro, ci precede in quella Galilea che oggi è la sofferenza per il Covid-19, cammina sulle strade della nostra vita, proietta la sua luce anche nel buio più profondo di questi giorni tragici. La luce della Pasqua – ha rimarcato Tisi - «la troviamo nel grido di vittoria dei bambini che continuano a nascere, nella dignità di chi esala in solitudine l’ultimo respiro, nella tenerezza di chi si prende cura degli altri, nel sacrificio quotidiano di chi ci garantisce i servizi essenziali, nel desiderio di tutti noi di tornare ad incontrarci presto».

Monsignor Bressan, arcivescovo emerito, alla fine della celebrazione pasquale in Duomo ha formulato gli auguri di Pasqua nelle diverse lingue da lui conosciute (portoghese, spagnolo, francese, inglese, tedesco), rivolti a tutti i trentini e discendenti trentini nel mondo, allargando gli auguri a quel 10% di popolazione trentina che arriva da altre nazioni e che ora si sente ancora più sola. Bressan ha ringraziato il successore Lauro Tisi per come sta guidando la Chiesa trentina in questo scenario difficile e inaspettato, riscoprendo la preghiera in casa, «come si faceva da bambini» e non dimenticando che la fede è messaggio di speranza, coraggio, altruismo. E la benedizione finale è stata impartita a quattro mani dai due arcivescovi. 

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